Il viaggio in nave verso le Americhe
Alla fine del XIX secolo i piroscafi europei diretti in Brasile avevano come principali porti di attracco Rio de Janeiro e Santos. Fino al 1870, il viaggio in nave verso le Americhe era realizzato con imbarcazioni a vela e poteva durare fino a 60 giorni. Con l’avvento della navigazione a vapore, intorno agli anni ’90 dell’Ottocento, questo tempo venne ridotto a 20/30 giorni. Tra le compagnie vanno ricordate La Veloce, Navigazione Generale Italiana, Ligure Brasiliana, Lavarello, Navigazione Italo – Brasiliana, Lloyd Italiano Royal Mail. Pur con le dovute differenze legate al periodo e alla stazza, queste navi arrivavano a trasportare più di 1000 passeggeri per traversata, ossia un terzo della loro reale capacità, con il risultato che nella maggior parte dei casi i migranti viaggiavano stipati in terza classe, «distesi sottocoperta su cuccette accatastate o direttamente sull’impiantito» (A. Trento, Là dov’è la raccolta del caffè. L’emigrazione italiana in Brasile: 1875 – 1940, Padova, Antenore, 1984, 64.); solo di tanto in tanto il capitano concedeva loro di stare a prua, e allora essi salivano a prendere un po’ di fresco e camminare al sole lungo la passerella della nave. Gli scompartimenti erano molto sporchi, il cibo scarso e spesso avariato, l’acqua potabile carente. Alle pessime condizioni igieniche si aggiungevano poi le difficili condizioni climatiche; l’escursione termica notturna faceva seguire all’umidità soffocante del giorno un drastico calo della temperatura notturna. Il risultato era la diffusione di malattie infettive come il vaiolo e il colera, e la loro rapida trasformazione in epidemie. (Cfr. Memorial do Imigrante/Museu da Imigração, Imigração Italiana no Estado de São Paulo, 4° edição, Série Resumos, n.1, São Paulo, Memorial do Imigrante, 2006, 13ss. e Imigração italiana, Brasil – Itália ’95; a presença italiana no Brasil, São Paulo, Secretaria Municipal de Cultura, Consulado Geral da Itália, Instituto Italiano de Cultura, 1995, 33). Così, solo per fare alcuni esempi, nel 1899 morirono per fame 52 persone sui due piroscafi Matteo Bruzzo e Carlo Raggio, e 24 persone per asfissia sul Frisca, tutti in rotta per il Brasile (M. Missori, Le condizioni degli emigranti alla fine del XX secolo in alcuni documenti delle autorità marittime, «Affari Sociali Internazionali», 1/3 (1973), 97-98, cit. in A. Trento, Là dov’è la raccolta del caffè. L’emigrazione italiana in Brasile: 1875 – 1940, Padova, Antenore, 64).