Leggi di Crispi del luglio 1894
«Il 1° luglio 1894, il giorno stesso dell’attentato al Bandi, Francesco Crispi presentava alla Camera tre progetti di legge intesi al mantenimento dell’ordine pubblico ma in sostanza rivolti a
perseguire penalmente gli anarchici (e non solo loro). La prima legge (la n.314) riguardava i reati commessi con materie esplodenti. Si inasprivano le pene per tali reati ma soprattutto si
tendeva a colpire l’incitamento e l’apologia. La seconda legge [n.315] puniva i reati commessi a mezzo della stampa, segnatamente la istigazione dei militari a disobbedire alle leggi e la
propaganda antimilitarista. La terza legge [n.316] che si intitolava appunto «provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza» era la più grave perché, oltre ad estendere i casi per
l’assegnazione al domicilio coatto e a dare una nuova disciplina a questa misura repressiva amministrativa, conteneva tre articoli che di fatto limitavano le libertà di espressione e di
associazione: gli art. 3 e 4, per l’arresto preventivo e l’assegnazione al coatto di «coloro che abbiano manifestato il deliberato proposito di commettere vie di fatto contro gli ordinamenti
sociali», l’art. 5 per divieto delle «associazioni e riunioni che abbiano per oggetto di sovvertire per vie di fatto gli ordinamenti sociali».
Queste leggi eccezionali sollevarono un vivace dibattito alla Camera dal 1° al 19 luglio. Il governo assicurò che le leggi erano dirette solo contro gli anarchici, ma le opposizioni di sinistra
denunciarono il proposito di estenderle anche a socialisti e repubblicani (ciò che di fatto pochi mesi dopo avvenne, con lo scioglimento decretato il 22 ottobre di tutte le organizzazioni
socialiste). I socialisti, per bocca di Enrico Ferri, cercarono di stornare la minaccia dal loro partito esponendo le differenze ideologiche e storiche fra anarchismo e socialismo. Fu invece
Giovanni Bovio, il filosofo e politico meridionale che da tempo in scritti e discorsi si era fatto patrocinatore degli anarchici e profeta di un suo anarchismo finalistico, a parlare a nome di un
assente:
Ho sentito dire che tutta questa discussione si muove contro l’anarchismo… Ma ave voi mai definito l’anarchismo? È o non è un’utopia? Se l’anarchismo è un’utopia, resta nell’ordine generale di
tutte le utopie; e sin che è nel campo del pensiero è inattaccabile. Potete soltanto perseguitarlo quando si fa armato… Si ha un bel dire: esso è un reato! La storia, la parola, le tradizioni
sono contro questa vostra affermazione… La parola anarchia è già una parola politica… Il socialismo è redenzione del quarto stato; l’anarchismo è il primo ruggito del quinto stato,
invisibile, imponderabile.
Malgrado gli argomenti dell’opposizione, le leggi eccezionali [il 19 luglio 1894] vennero approvate ed entrarono immediatamente in vigore.»
P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati, Milano, Rizzoli, 1981, 55-56.