La sopravvivenza di strutture agricole e cultura rurale fra gli immigrati in Belgio
Più in generale, riferendosi al grande bacino minerario di Carmaux, R. Trempé ha parlato di paysan mineurs, spiegando che per una lunga fase la maggioranza di coloro che si recavano a
lavorare in miniera tentava di conciliare il lavoro della terra con il nuovo mestiere. Cfr. R. Trempé, Les mineurs de Carmaux, 1848-1914, Paris, les Editions Ouvrières, 1971 (in
particolare il secondo capitolo Du paysan mineur à l’ouvrier mineur: formation d’une main d’œuvre industrielle, 190-253.)
Per un’analisi della struttura agricola del proletariato minerario e la lunga fase di transizione nella quale è rimasto latente il rapporto tra i nuovi operai e la terra in Italia cfr. I.
Tognarini (a cura di), Siderurgia e miniere in Maremma tra ‘500 e ‘900, Firenze, 1984; G. Barone, C. Torrisi (a cura di), Economia e società nell’area dello zolfo,
Caltanissetta-Roma, 1989; S. Ruju, I mondi minerari in Sardegna e il caso dell’Argentiera, 1860-1960, in S. Musso (a cura di), Tra fabbrica e società. Mondi operai nell’Italia del
Novecento, Milano, Feltrinelli, 313-380. Per un’interpretazione simile nel contesto di un diverso settore industriale cfr. S. Portelli, La classe operaia ternana tra cultura contadina e
vita di fabbrica, in G. Gallo, R. Covino (a cura di), Storia d'Italia. Le Regioni dall'Unità ad oggi. L'Umbria, Torino, Einaudi, 1989, 741-769.
La continuità della ruralità nelle forme architettoniche delle case costruite dagli immigrati italiani del Belgio è uno dei temi principali dell'opera curata da A. Morelli, Ça ressemble à
l’Italie. Spécificités de l'habitat italien en Wallonie et à Bruxelles, Bruxelles, L’incontro dei lavoratori, 1991.