Le politiche di immigrazione in Belgio
Se già alla fine del 1946 i minatori di fondo stranieri erano 64.104, contro 54.567 belgi, la crisi congiunturale del biennio 1948-1950 aveva provocato un calo immediato di 20.000 stranieri,
contro un abbassamento dei lavoratori belgi di sole 2.000 unità. A partire dalla ripresa, l’appello all’immigrazione ricominciò. Nel 1952, i 70.369 minatori stranieri, di cui il 95% erano
occupati al fondo, erano composti al 70% da italiani, all’11% da polacchi, al 5% da tedeschi e il restante da russi, estoni, spagnoli, greci e cechi, ma numerosi erano anche i lavoratori
transfrontalieri, francesi ed olandesi. Nel 1957 risultavano impiegati nei lavori di fondo 70.931 operai stranieri, contro 49.958 belgi. Tuttavia, al momento dell’entrata in vigore del libero
mercato della CECA, i licenziamenti massicci interessarono in particolar modo i lavoratori stranieri: alla fine del 1961 erano solamente 36.626, mentre si contavano ancora 29.833 belgi.
Fonte: Ministère des Affaires Economiques et des Classes Moyennes, Administration des Mines, L’industrie charbonnière en 1952, Service d’études économiques de l’industrie charbonnière,
1953, 24 ; M. Bruwier, Que sont devenus les mineurs des charbonnages belges? Une première approche : problématique et méthodologie, in Id., Industrie et société en Hainaut
et en Wallonie du XVIIIe au XXe siècle, Bruxelles, Crédit Communal, 1996, 367