Italiani morti nelle miniere in Belgio
Tra il 1946 ed il 1963 gli italiani morti nelle miniere in Belgio furono 867 su un totale di 1126 vittime. Tra le cause dei decessi figuravano in primo luogo le frane (59,2%), i trasporti
(14,3%), il grisù (9,4%), le esplosioni (4,7%) e le cadute nei pozzi (4%). Cfr. A. Seghetto, R. Nocera, Il Belgio degli italiani, cit., 89.
Salari dei minatori
Nel 1957 il salario di un minatore abatteur di fondo poteva variare a seconda della produzione da 200 a 500 franchi al giorno. Cfr. Haute Autorité de la CECA, Division des Statistiques,
Salaires charbonnages: enquête statistique en Belgique, 1957, in Archives Historiques Union Européenne (AHUE), CEAB 11 287/1: Salaires: charbonnages, enquête statistique en Belgique
1957. Cfr. anche H. J. Buchkremer, Adaptation et intégration de la colonie italienne en Belgique, in «La vie économique et sociale», avril 1957, 196-212
Rotture del contratto di lavoro
Le cifre sugli immigrati che «rifiutavano di scendere una seconda volta» variano sensibilmente. Secondo la testimonianza di alcuni delegati di Fédéchar, tra 250 e 500 uomini ogni convoglio di
2.000 immigrati rompevano immediatamente il contratto. Le statistiche del Ministère de l’Emploi et du Travail forniscono cifre largamente inferiori: 3.898 operai in rottura immediata di contratto
nel 1947, 13.708 ne 1948, 4.120 nel 1949, 163 nel 1950, 3.919 nel 1951 e 3.096 nel 1952. Cfr. A. Morelli, L’appel…, cit., 98. Più in generale, secondo un rapporto dell’ambasciata belga a
Roma, sugli 85 convogli che tra il 1946 e il 1948 trasferirono in Belgio 62.056 uomini, solo 40.000 parteciparono effettivamente alla battaglia del carbone. 5.000 sarebbero stati indirizzati
verso altri settori industriali, 3.951 sarebbero stati dichiarati inadatti e rinviati al paese di provenienza e 9.586 avrebbero volontariamente rotto immediatamente il contratto. Cfr. P. Tilly,
Les Italiens de Mons-Borinage…, cit., 69.