Storicamente. Laboratorio di storia
Il fascismo e il divorzio nei Patti Lateranensi

Intervento di Calamandrei alla Costituente (17 aprile 1946)

Egregi colleghi — e con questo io finisco — voglio, non dico rivelarvi, ma ricordarvi un fatto che forse non tutti ricordate.
Questo articolo 24, che rinasce così in questa forma, in realtà, è un’appendice del Concordato, è una postilla del Concordato, perché nel 1929 — durante le trattative che precedettero i Patti lateranensi — in un primo progetto di Concordato, quello che fu poi l’articolo 34 aveva una formulazione diversa, molto più ampia: era l’articolo 44 e si trova riportato per intero nella sua formulazione originaria in un altro libro dello stesso Jemolo sul matrimonio nella legislazione civile, pagine 196 e 197. L’articolo 44, allora, aveva un ultimo comma, che rappresentava una proposta e una richiesta della Santa Sede, in questi termini:
«In qualsiasi disposizione concernente il matrimonio, lo Stato si impegna a mantenere illeso il principio dell’indissolubilità».
Orbene, il Governo che allora reggeva l’Italia, e che per la stessa struttura dello Stato autoritario non dava importanza alla difesa della libertà di coscienza, questo Governo che fu così ben disposto, nel Trattato e nel Concordato, a cedere di fronte alle richieste più spinte della Chiesa, anche su punti che uno Stato democratico avrebbe difesi, di fronte a questa richiesta dell’ultimo comma dell’articolo 44, il Governo di allora disse: «Questo impegno (che dovrebbe riguardare soltanto la legislazione civile, non il matrimonio cattolico, ma il matrimonio puramente civile, che rappresenterà, sì e no, l’uno per cento) questo impegno io non intendo assumerlo, perché sarebbe una menomazione troppo grave, troppo penetrante, troppo profonda, della sovranità dello Stato italiano».
Ora, onorevoli colleghi, io mi domando se questa menomazione di sovranità, che il Governo fascista non consentì, possa essere proprio la Repubblica democratica italiana a consentirla.
Amici democratici cristiani, io credo di no, e ritengo che questa volta crederanno di no anche i comunisti. (Vivi applausi a sinistra —. Molte congratulazioni).

Assemblea plenaria, 17 aprile 1947.