Sintomatico del giudizio ex-post dei socialisti italiani su tutto il “biennio rosso” è l’amara constatazione dall’esilio parigino di Bruno Buozzi, allora segretario
della FIOM, a proposito dell’occupazione delle fabbriche del settembre 1920:
«Una cosa però va detta se si vuole che l’esperienza del passato serva di ammaestramento per l’avvenire: e cioè che il movimento socialista italiano mancò essenzialmente di decisione... Il Partito non seppe decidersi né per la rivoluzione né per la partecipazione al potere. Esso non comprese che ci sono dei periodi nei quali la peggiore strada è quella dell’inazione».
[P. Spriano, L’occupazione delle fabbriche. Settembre 1920, Torino, Einaudi, 1964, 175].