Nel “biennio rosso” la discussione riguardo a “viene prima la rivoluzione o vengono prima i Soviet?” fu interminabile e bloccò qualunque sbocco rivoluzionario concreto. A tale
alternativa si connette la controversia sul «periodo» e il «momento» rivoluzionario, di cui il più acuto teorizzatore fu A. Graziadei. Determinare, difatti, che cosa è e quando inizia il periodo
rivoluzionario finisce per dare i tempi alla rivoluzione e per decidere il metodo e la forma che essa deve assumere. E tutto ciò rimanda, poi, ad un’altra questione centrale: la conoscenza e
l’interpretazione del processo rivoluzionario russo e la sua realizzabilità in Italia. Il presupposto è che per fare la rivoluzione bisogna seguire l’insegnamento bolscevico, ossia imparare dai
primi rivoluzionari vittoriosi e seguire alla lettera le fasi della rivoluzione russa. Fondamentale risulta, dunque, la interpretazione di ciò che accadde tra il febbraio e l’ottobre del 1917 e la
ricerca delle analogie (o delle differenze) con la situazione italiana del 1919-20.