La Comune del 1871 fu un antecedente ed un metro di paragone utilizzato sovente dai rivoluzionari russi ed italiani del primo dopoguerra. L’insurrezione dell’Ottobre del 1917,
l’instaurazione ed il mantenimento di uno stato socialista divenne presto una realtà tangibile che rese giustizia dei miti sconfitti dell’universo proletario, come appunto la Comune. Si racconta
che Lenin ballò sotto la neve nel momento in cui fu superata la durata della comune parigina. L’inviato della III Internazionale in Italia, C. Niccolini – e di rimando Bordiga, sensibile alle
riletture storiche proposte dai bolscevichi –, si richiamò più d’una volta negli articoli dell’inverno del 1920 alla Comune di Parigi come primo tentativo di costituzione di un Soviet. Secondo
Niccolini, gli insegnamenti dei fondatori del marxismo (i comunardi nel 1871) e del primo Soviet operaio (gli operai russi nel 1905) sono riportati alla luce da Lenin nella teoria con Stato e
Rivoluzione e nella prassi con la “vittoriosa Comune russa”.
La riflessione riguardo alla Comune di Parigi è interessante anche perché rimanda alla questione fondamentale del Partito. Difatti, l’analisi che Marx fece dell’esperienza comunarda permise al Partito, secondo il filosofo francese A. Badiou, di essere un soggetto allo stesso tempo libero rispetto allo stato e consacrato all’esercizio del potere. [A. Badiou, La Comune di Parigi. Una dichiarazione politica sulla politica, Napoli, Cronopio, 2004, 20].
La riflessione riguardo alla Comune di Parigi è interessante anche perché rimanda alla questione fondamentale del Partito. Difatti, l’analisi che Marx fece dell’esperienza comunarda permise al Partito, secondo il filosofo francese A. Badiou, di essere un soggetto allo stesso tempo libero rispetto allo stato e consacrato all’esercizio del potere. [A. Badiou, La Comune di Parigi. Una dichiarazione politica sulla politica, Napoli, Cronopio, 2004, 20].