Antonio Gramsci, nel 1924, scrisse che «la posizione dell’«Ordine Nuovo» [nel “biennio rosso”] consisteva essenzialmente in ciò: I) nell’aver saputo tradurre in linguaggio
storico italiano i principali postulati della dottrina e della tattica dell’Internazionale Comunista; negli anni 1919-20 ciò ha voluto dire la parola d’ordine dei Consigli di fabbrica e del
controllo della produzione, cioè l’organizzazione di massa di tutti i produttori per l’espropriazione degli espropriatori, per la sostituzione del proletariato alla borghesia nel governo
dell’industria e quindi, necessariamente dello Stato; II) nell’aver sostenuto, in seno al Partito Socialista, [...] il programma integrale dell’Internazionale Comunista e non solo una qualche sua
parte.»
[Spriano, Storia del Partito Comunista Italiano. 1. Da Bordiga a Gramsci, cit., 49].