Bordiga aveva senza ombra di dubbio visto prima di tutti la inadeguatezza del vecchio socialismo come formazione politica e aveva compreso il ruolo dirigente svolto nella
rivoluzione d’Ottobre da parte del bolscevismo, ma non aveva compreso probabilmente tutta l’elaborazione leniniana sull’avanguardia e sulla distinzione organizzativa. In questa maniera, la
preminenza del partito e della politica rischiava di risolversi in una semplice ipotesi palingenetica di rivoluzionari puri. Questa limitata appropriazione leninista, secondo F. De Felice, «apre la
via a due mezze verità: il partito come organizzazione, il partito come pedagogo della classe. Quello che rimane fuori è il ruolo del partito come strumento di direzione politica della classe
operaia su tutti gli strati oppressi della società.» [De Felice, Serrati, Bordiga, Gramsci e il problema della rivoluzione in Italia, 1919-1920, cit., 232].