Leggere ed interpretare il “biennio rosso” significa anzitutto porsi due quesiti: quale è il rapporto che si instaura tra socialismo italiano e leninismo? E, quale è il rapporto
tra il socialismo italiano ed il suo passato? Due quesiti che finiscono per riassumersi in uno solo: «Come si fa a far assolvere compiti nuovi ad un movimento politico e di classe storicamente
dato?» Proprio nella risposta a questa domanda, F. De Felice vede la novità e la grandezza di Gramsci. Il socialista sardo sarebbe stato l’unico, secondo la tesi di De Felice, a «raccogliere e
ripresentare creativamente la tematica serratiana [...]: rompere con una tradizione ma continuare una tradizione» di modo da poter essere considerato «uno dei pochissimi esempi su scala
internazionale di appropriazione reale, e quindi creativa, del leninismo.» [De Felice, Serrati, Bordiga, Gramsci e il problema della rivoluzione in Italia, 1919-1920, cit.,
20-21].