Storicamente. Laboratorio di storia

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John Gagné, “Milan Undone”

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John Gagné, Milan Undone. Contested Sovereignties in the Italian Wars. Cambridge, MA-London: Harvard University Press, 2021. 452 pp.

Milano (il ducato di Milano con tutte le sue città maggiori - Milano, Pavia, Cremona, Como, Lodi, Parma, Piacenza, Novara, Alessandria, Tortona - e comunità minori) fatta e disfatta durante le guerre d’Italia, tra gli Sforza, la monarchia francese di Luigi XII e Francesco I, e l’impero di Carlo V, dal 1499 al 1535, fino, cioè alla definitiva prevalenza di Carlo V: questo il territorio – geopoliticamente inteso, ovvero le coordinate spazio-temporali – analizzato dalla densa e innovativa monografia di John Gagné. Una analisi che si intreccia indissolubilmente a un’altra di natura storico-concettuale: quella sulla dimensione della sovranità esercitata dalle diverse forze in gioco.
Gagné, senior lecturer presso il Department of History della University of Sydney, aveva fatto precedere l’uscita della sua prima monografia con alcuni articoli su rivista e volumi miscellanei (saggiamente, non troppi, e su specifici temi diversi, per quanto tutti pertinenti le guerre d’Italia).
Milano fatta e disfatta – come gli stessi osservatori contemporanei annotavano, tra cui Francesco Guicciardini -, in quanto nel periodo considerato fu sottoposta a nove mutamenti di governo, tra indipendenza come ducato e soggezione a Francia e Impero. Gli Sforza ebbero il ducato, da Ludovico il Moro in poi, negli anni1499-1500, 1512-1513, 1515-1516, 1521-1526, 1529-1530 e 1535. Ma tra il 1499 e il 1500 Milano fu anche sottoposta per cinque mesi al dominio francese.
Il continuo e ripetuto fare e disfare è analizzato dall’A. sulla base di fonti manoscritte in archivi e biblioteche. Fuori d’Italia, il Tiroler Landesarchiv di Innsbruck, gli Archives nationales de France di Parigi, la Bibliothèque nationale de France di Parigi, la Bibliothèque Sainte-Geneviève di Parigi, la British Library di Londra, la Pierpont Morgan Library di New York, la Biblioteca Apostolica Vaticana. In Italia, a Cremona, Firenze, Mantova, Milano, Parma, Pavia, Piacenza, Ravenna, Venezia, Verona (l’elenco specifico dei fondi è alle pp. 387-389). Delle diverse fonti a stampa si dà conto alle pp. 389-396. I titoli della letteratura secondaria presi in esame sono elencati alle pp. 397-431. Come fonti e letteratura secondaria siano fatti interagire nei diversi capitoli del libro è specificamente verificabile dai lettori nelle poco più di 130 pagine di note in fondo al volume (pp. 265-386), potendo così constatare come tutta la più recente storiografia su Milano durante le guerre d’Italia – soprattutto, ma non solo, gli studi di Letizia Arcangeli e di Stefano Meschini – siano tenuti nel debito conto loro dovuto.
La struttura del libro non è articolata in base alla successione dei diversi mutamenti di governo, ma – preceduta da una più che esaustiva sintetica cronologia – suddivisa in tre parti: la prima dedicata alla politica (Politics, pp. 25-102), la seconda alla proprietà (Property, pp. 103-171), la terza a popolazione, popolo e singoli protagonisti (People, pp. 173-250), senza rinunciare, peraltro a interazioni tra i tre diversi piani. Sulle problematiche centrali per i capitoli delle tre parti tornerò tra breve, a proposito della questione “sovranità”, ovvero delle sovranità contestate durante i nove mutamenti di governo, come è evidenziato fin dal sottotitolo del libro: Contested Sovreignities in the Italian Wars.
I diversi governi che per nove volte si alternarono nello stato di Milano tra il 1499 e il 1535 svelano l’essenza di sovranità tremolanti (flickering) come una fiammella. Come l’autore spiega con chiarezza, scopo del suo libro è, infatti, quello di fare riflettere, in base alla storia di Milano, sulla vera e propria natura della sovranità come concetto storico,  a partire da un dato di fatto. In Europa un concetto funzionale di sovranità esisteva già all’inizio del periodo trattato, anche se con un vocabolario leggermente diverso da quello attualmente utilizzato, per quanto il termine “sovranità” non fosse comunemente utilizzato nel primo Cinquecento. Il gruppo di idee che informava le tradizioni ideologiche di sovranità – continua Gagné – erano attivamente presenti durante le guerre d’Italia: potestas, auctoritas, maiestas, maioritas, iurisdictio (p. 8). Se questo è detto nell’introduzione, nella parte conclusiva del libro l’A. sottolinea come l’interpretazione da lui perseguita in tutte le diverse parti della flickering sovreignty sia stata caratterizzata dallo sforzo di spezzare, in qualche modo, l’idea di sovranità, rivelando nuovi modi di analisi delle basi materiali e ideologiche delle lotte per il potere (pp. 263-264).
Ma, si chiede l’attuale lettrice, è davvero nuovo tutto questo? Ovvero, fino a che punto? La risposta è: in parte sì, in parte no. Non lo è per quanto concerne l’analisi del concetto storico di “sovranità” in relazione a potestas, auctoritas, maiestas, maioritas, iurisdictio (detto molto brevemente). Su questo problema la storiografia giuridica italiana ha prodotto da tempo numerosi studi, tra i quali gli ormai classici di Pietro Costa, Iurisdictio. Semantica del potere politico nella pubblicistica medievale (1100-1433), del 1969 (Milano: Giuffrè), e Diego Quaglioni, La sovranità, del 2004 (Roma-Bari: Laterza). Non lo è neppure riguardo una realtà centrale per l’analisi di Gagné, cioè riguardo l’esistenza di numerosi esiliati, banditi, ribelli e quindi condannati come rei del crimine di lesa maestà, talvolta condannati a morte e comunque sempre alla confisca dei beni, il cui status di ribelli era rovesciato a seconda dei mutamenti di governo. Sul crimen laesae maiestatis e sulla sua varia fenomenologia (comprese le grida e invocazioni, che ricorrono ripetutamente per Milano in Gagné) gli studiosi possono contare da tempo su un altro classico, la ricerca di Mario Sbriccoli, Crimen laesae maiestatis. Il problema del reato politico alle soglie della scienza penalistica moderna, del 1974 (Milano: Giuffrè). Questi classici non appartengono alla bibliografia di Gagné.
Eppure Gagné si mostra molto attento al ruolo che i giuristi ebbero come consiglieri delle diverse tremolanti sovranità, facendo specifico riferimento, in alcuni casi, a consilia di singoli giuristi sulle proprietà e diritti di proprietà contesi tra principi di volta in volta preminenti e famiglie prominenti dello stato di Milano, come nel caso del noto (allora come giurista e docente universitario, e oggi per gli studi a lui dedicati da storici del diritto) Giasone del Maino. Come pure l’A. è attento, dedicandovi pagine molto interessanti, a una questione di enorme importanza negli anni del mutamento di rapporti tra la Francia di Luigi XII e il papato del papa guerriero Giulio II, ovvero quello del concilio pisano-milanese, e quindi del problema anche giuridico della ripresa del dibattito sulla supremazia del concilio sul papa o viceversa (pp. 212-216).
Nella nota di riferimento al gruppo di idee che informava le tradizioni ideologiche di sovranità presenti durante le guerre d’Italia, cioè potestas, auctoritas, maiestas, maioritas, iurisdictio (di cui si è detto sopra), l’A. sottolinea come manchi ancora una storia giuridica delle guerre d’Italia, e come uno studio del genere sarebbe uno strumento utile per indagare tanto la speculazione giuridica e la teoria giuridica, al fine di comprendere come fosse applicato il diritto nelle dispute tra i vari contendenti.
Indubbiamente Gagné individua una problematica centrale non solo per lo stato di Milano, ma anche per tutte le altre realtà coinvolte nelle diverse fasi delle guerre d’Italia (una analogia, va detto, che Gagné suggerisce frequentemente). Se lo si volesse fare (se lo stesso Gagné volesse approfondire quanto ha già ricercato), si aprirebbe un campo davvero sterminato di ricerca, per il quale sono a disposizione quanto meno gli innumerevoli consilia di giuristi che redassero i loro pareri legali, su richiesta delle parti, in merito a tutte le concrete questioni analizzate dall’A. su – per dirlo sinteticamente – Politics, Property e People. In fondo, si è ancora, e lo si sarà per un certo numero di anni, nel cinquecentenario delle guerre d’Italia…
In questo senso, l’importante e fondamentale libro di Gagné mostra in gran parte una via che merita di essere percorsa di continuo.