Storicamente. Laboratorio di storia

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Kriston R. Rennie, “The Destruction and Recovery of Monte Cassino”

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Kriston R. Rennie, The Destruction and Recovery of Monte Cassino, 529–1964. Amsterdam: Amsterdam University Press, 2021. 246 pp.

La millenaria storia dell’abbazia benedettina di Montecassino è stata caratterizzata da numerose rotture, legate sia al susseguirsi di diverse dominazioni politiche sia a vere e proprie distruzioni dovute a eventi bellici. Il monastero si trova infatti in un territorio che, sin dall’alto medioevo, fu sostanzialmente una zona di confine, connessa più alla Campania che all’area laziale. Il libro di Kriston Rennie non esamina però tanto la storia di questa antica abbazia quanto il percorso attraverso il quale, nel corso di un secolo e mezzo di storia, è venuta per essa a costruirsi una memoria basata innanzitutto sui concetti di distruzione e di successiva ripresa. Coltivata nel corso del tempo sia dalla comunità monastica sia all’esterno dell’abbazia, questa memoria ha dato i suoi frutti soprattutto nel Novecento, dopo la completa distruzione dell’abbazia a seguito del bombardamento degli Alleati nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale. L’a. sostiene che non furono infatti solo il prestigio dell’abbazia e del suo illustre fondatore, Benedetto da Norcia, ad accendere il dibattito sulla ricostruzione com’era e dov’era, ma che fu soprattutto una certa rappresentazione di Montecassino, quella di centro di fede e di conoscenza da sempre capace di rinascere dalle proprie ceneri, ad incentivare e accelerare la ricostruzione. Lo Stato italiano e le altre potenze coinvolte nella Seconda Guerra Mondiale contribuirono quindi rapidamente alla riedificazione degli edifici monastici portando alla monumentalizzazione degli spazi e, recentemente, alla candidatura dell’abbazia a patrimonio UNESCO insieme ad altri insediamenti benedettini altomedievali della penisola italiana.
Nella prima sezione del libro, l’autore si concentra in particolare sui pilastri della memoria cassinese, quelli su cui sin dalle origini il monastero intese costruire la sua identità: Benedetto da Norcia e la montagna su cui quest’ultimo riunì la comunità monastica per cui scrisse la Regula. La figura di Benedetto viene brevemente introdotta a partire dai Dialogi di Gregorio Magno, la prima opera a raccontarne la vicenda umana e religiosa e a collegarlo esplicitamente a Montecassino. L’a. delinea poi come l’abbazia abbia rivendicato il proprio legame privilegiato con Benedetto in quanto custode di due oggetti: il primo manoscritto della Regula, che venne riconsegnato a Montecassino da papa Zaccaria nel secolo VIII e poi distrutto da un incendio durante la permanenza dei monaci cassinesi a Teano, e le reliquie di Benedetto e Scolastica. Sebbene, come è noto, il corpo di Benedetto venga reclamato anche dal monastero francese di Fleury, la comunità cassinese ha di fatto sempre negato la traslazione rivendicando, attraverso le reliquie, non solo l’influenza spirituale del fondatore, ma anche la sua presenza fisica nell’abbazia. Il legame con la montagna che sovrasta l’attuale città di Cassino risulta, secondo l’a., altrettanto importante nella definizione dell’identità di Montecassino perché essa fu la sede designata da Benedetto per la comunità monastica e perché, nonostante le numerose crisi e distruzioni, a questa montagna i monaci cassinesi scelsero sempre di ritornare. La montagna partecipa pertanto a definire sia lo spazio privilegiato per la vita comunitaria e la comunione spirituale dei monaci sia l’ininterrotto legame con il fondatore.
La seconda sezione è composta a sua volta da due capitoli, di cui uno ripercorre la sequenza delle distruzioni subite dall’abbazia e l’altro quella dei processi di ricostruzione, con l’intento di delineare quali furono gli eventi selezionati nel corso dei secoli per definire la memoria e l’identità cassinese. Ai quattro momenti critici (invasione longobarda intorno al 560 ed esilio a Roma; saccheggio musulmano dell’883 e successiva permanenza a Teano, poi a Capua; terremoto del 1349; bombardamento del 1944) corrisposero quattro fasi di rifondazione, ciascuna guidata da uno o più abati che, grazie al sostegno delle autorità politiche e/o del papa, ottennero il rientro della comunità nella sede originaria e investirono nella ricostruzione materiale del monastero. La decisione di dividere gli episodi critici da quelli della successiva ripresa non aiuta però il lettore a comprendere il percorso storico dell’abbazia, risultando al contrario dispersivo e portando inevitabilmente a liquidare alcuni passaggi cruciali, soprattutto quelli non direttamente coinvolti nel processo di distruzione e ripresa, quindi talvolta anche interi secoli (l’età moderna), in poche righe. Sebbene la ricostruzione degli eventi non sia lo scopo principale dell’autore, alcuni snodi storici risultano così trattati in modo frettoloso mentre alcuni avvenimenti, specialmente quelli relativi alla Seconda Guerra Mondiale, vengono raccontati fin troppo dettagliatamente, conferendo a questi due capitoli un aspetto sbilanciato. Talvolta vengono inoltre accolte acriticamente ipotesi storiografiche superate, come la leggenda di Narsete, che dipinge l’invasione longobarda quale diretta conseguenza dell’invito da parte del generale bizantino di gruppi longobardi nella penisola italiana.
La terza sezione, a sua volta divisa in due capitoli, si occupa del percorso di trasformazione dell’edificio monastico in patrimonio dell’umanità, soprattutto a seguito del dibattito internazionale successivo ai bombardamenti del 1944. L’a. passa brevemente in rassegna l’istituzione del Monumento nazionale di Montecassino da parte del Regno d’Italia nel 1866 e il salvataggio del patrimonio archivistico e librario da parte delle truppe tedesche prima della battaglia del 1944, salvataggio a cui viene dato spazio soprattutto nella sezione precedente nonostante l’operazione fosse guidata dal riconoscimento del valore culturale, non solo per gli Italiani ma per tutta l’Europa, dei beni portati in salvo. Gran parte della sezione si concentra sul riscontro che la memoria della distruzione/ricostruzione cassinese ha trovato nel mondo anglofono e nei discorsi papali, citati in modo ridondante, e di come questa narrazione abbia incoraggiato la rinascita novecentesca e sostenuto la sua trasformazione in patrimonio. Alcuni paragrafi interessanti sono dedicati al ruolo della scrittura nella costruzione della memoria cassinese, dalla cronachistica medievale all’instancabile lavoro di Erasmo Gattola nel Settecento, e alle ragioni che hanno portato alla candidatura Unesco. La bibliografia utilizzata, che salvo rare eccezioni è perlopiù anglofona, può aver condizionato la struttura della sezione e ha probabilmente portato a obliterare il dibattito italiano sui beni culturali. Quest’ultimo giocò tuttavia un ruolo sostanziale nella ricostruzione di Montecassino nonché nella scelta di ricondurvi nuovamente e quanto prima il patrimonio archivistico e librario, su cui l’abbazia tuttora fonda il proprio prestigio culturale. Uno dei principali punti di debolezza del volume è infatti la bibliografia di riferimento, che, a esclusione degli studi, spesso eruditissimi, condotti dagli stessi membri della comunità cassinese (Avagliano, Leccisotti, Dell’Omo), non tiene troppo conto delle ricerche e della normativa ministeriale in lingua italiana, che avrebbero senz’altro portato a un arricchimento nell’analisi dell’autore. Il volume offre comunque alcuni spunti interessanti per comprendere la costruzione culturale di un particolarissimo – perché distrutto e ricostruito – monumento storico della civiltà europea e forse anche per iniziare a problematizzare la patrimonializzazione/musealizzazione dei beni culturali di altre società.