Storicamente. Laboratorio di storia

Biblioteca

Sarah Rubin Blanshei, “Politica e Giustizia a Bologna nel tardo medioevo”

PDF

Sarah Rubin Blanshei, “Politica e Giustizia a Bologna nel tardo medioevo”, Bologna, Viella, 2016, 592 pp.

Frutto di quasi un trentennio di lavoro con fonti amministrative e giudiziarie bolognesi risalenti ai secoli XIII e XIV, il libro si propone di affrontare il tema delle conquiste e dei fallimenti del comune medievale tramite lo studio delle strutture politiche e giuridiche del popolo bolognese, ovvero, di tutti quei cittadini associati in corporazioni di mestieri o in organizzazioni con base territoriale a Bologna. Si tratta di un argomento, come chiarisce l’a. nella sua introduzione, che è stato oggetto negli ultimi due secoli di un accalorato dibattito tra gli storici, ma non solo, e al quale lei si avvicina in modo del tutto originale. Sono soprattutto due le questioni prese in esame dalla studiosa americana: l’oligarchia e il livello di rappresentatività e di coinvolgimento dei cittadini nella vita politica e l’influenza del popolo nella definizione di pratiche e teorie della giustizia penale.

L’approccio scelto è ispirato alla teoria weberiana della chiusura, secondo la quale i gruppi dominanti cercano sempre di difendere le proprie posizioni e i propri privilegi attraverso il monopolio delle risorse e l’esclusione di tutti gli estranei. L’a., tuttavia, aggiunge nuovi elementi di analisi alle teorie di Weber, tra cui quello della “chiusura laterale”, che consiste nel considerare estranei parte degli individui appartenenti allo stesso livello e gruppo sociale.

Rispetto agli studiosi che l’hanno preceduta, Blanshei si propone di studiare la composizione interna del popolo, non limitatamente ai soli gruppi dirigenti, bensì nella sua totalità. Pertanto, analizza tutti i consigli del comune – tanto quello degli anziani quanto quelli del comune e del popolo –, le corporazioni e le società delle armi. Si tratta di un lavoro di ampio respiro, nel quale l’a. è riuscita a ricostruire i profili di oltre 18.000 persone coinvolte nel governo del comune. Il periodo cronologico scelto va dal 1228, anno in cui il popolo e le sue società si ribellarono e progressivamente presero il controllo di Bologna, fino all’affermazione della prima signoria bolognese nel 1327 con l’arrivo in città del legato papale Bertrando del Poggetto.

Il libro, suddiviso in cinque capitoli, termina con un’ampia sezione di appendici in cui la studiosa americana fornisce non solo gli elenchi, i grafici e le tabelle prodotti nel corso della sua ricerca, ma soprattutto piccoli riassunti delle diverse tipologie di fonti documentarie consultate nella stesura dell’opera. Tali documenti sono: i Libri matricularum, ovvero gli elenchi di tutti gli iscritti nelle società d’arte e delle armi; i Consigli, magistrati ed ufficiali del comune, anch’essi composti da liste dei membri dei consigli cittadini, sia di quello del comune sia di quello del popolo; le Riformagioni e Provvigioni, ossia gli atti e le minute dei consigli; infine, gli atti processuali del capitano del popolo e del podestà.

Il primo capitolo tratta del processo di chiusura delle società del popolo durante la seconda metà del XIII secolo. In esso l’a. esplora le strategie escludenti impiegate da queste istituzioni per restringere le modalità di accesso al loro interno: dapprima quella riguardante le persone considerate infamate e troppo umili – la chiusura verso il basso –; poi quella stabilita contro i cittadini provenienti dagli strati nobiliari e magnatizi della società – la chiusura verso l’alto –; infine, più tardivamente, quella attuata verso gli stranieri. Dopo il 1274, quando il popolo si alleò con la fazione ghibellina, fu inoltre messa in pratica anche un’esclusione di tipo orizzontale, diretta verso i popolari di parte Lambertazza.

Dopo l’analisi del processo di formazione dell’oligarchia del popolo, Blanshei prova a misurare il grado di dominazione di queste oligarchie nella vita politica. L’approccio scelto dall’a. consiste in uno studio prosopografico dei partecipanti ai consigli cittadini, al fine di tentare di comprendere chi di fatto dominava la politica bolognese. Su questa scia, i capitoli secondo e terzo sono dedicati all’analisi della composizione familiare dei consigli comunali – quello degli Ottocento e quello dei Duemila –, degli Anziani e del Consiglio del Popolo e della Massa. La principale scoperta di questo studio prosopografico è la constatazione che le antiche famiglie di mercanti e di banchieri conservarono una posizione di spicco nella vita amministrativa e politica del comune praticamente per tutta la fine del XIII secolo e per i primi tre decenni del XIV secolo.

Il quarto capitolo è invece dedicato allo studio della definizione giuridica di status, concetto utilizzato dall’a. per comprendere gli strumenti impiegati dai gruppi dominanti nel processo di esclusione politica. Blanshei dimostra come l’identità sociale nella Bologna medievale fosse caratterizzata da una forte ambiguità, specialmente per quanto riguarda la categoria dei magnati, rappresentando quindi uno strumento di controllo politico adattabile alle circostanze e a intenti specifici.

Nel quinto capitolo, il più corposo di tutta l’opera, la studiosa approfondisce l’indagine relativa allo status giuridico dei cittadini, cercando di capire l’impatto dei conflitti politici e dell’affermazione del popolo sulla trasformazione del sistema penale della Bologna quattrocentesca. Lo scopo dell’analisi è quello di valutare il grado di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; ciò che ne risulta è la constatazione che il popolo stesso, mediante la creazione di diversi privilegi e di altri meccanismi per bloccare i processi, finisce per deteriorare dall’interno il valore del proprio sistema giuridico. Si tratta di una ricca analisi di tutte le categorie e degli strumenti che componevano la giustizia penale del periodo, quali la tortura, le querele e le petizioni.

L’edizione italiana presenta alcune differenze rispetto a quella originale in inglese, pubblicata nel 2010, tra cui vale la pena sottolineare la postfazione scritta da Armando Antonelli, che costituisce uno studio inedito sul linguaggio dei documenti scritti in volgare utilizzati dall’a., e va ad arricchire ulteriormente il lavoro di Blanshei con spunti sulle peculiarità dello sviluppo della lingua in uso a Bologna in quel tempo.

L’opera si conclude con un epilogo relativo all’eclissi del comune, avvenuta con l’arrivo a Bologna del cardinale legato Bertrando del Poggetto nel marzo 1337. Occorre sottolineare che grazie alle basi teoriche e al rigore metodologico con il quale l’a. si approccia alle fonti e alla vastissima mole documentaria analizzata, quest’opera rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per qualsiasi persona voglia studiare la Bologna del periodo compreso tra la fine Duecento e i primi decenni del Trecento.