Calo dell'occupazione femminile
A partire dagli anni Sessanta furono molti gli studiosi che si interrogarono sulle cause alla base del calo dell’occupazione femminile. Una prima tesi, sostenuta dall’allora
presidente dell’Istat Giuseppe De Meo, vedeva nella fuoriuscita delle donne dal mercato del lavoro una scelta soggettiva resa possibile dallo sviluppo economico. Una tesi di segno opposto,
portata avanti da Giorgio La Malfa e Salvatore Vinci, attribuiva l’uscita delle donne dal mercato del lavoro alla propensione del sistema produttivo italiano, incapace di assorbire tutta la forza
lavoro disponibile in una situazione congiunturale sfavorevole, ad espellere privilegiatamente la forza lavoro femminile. Cfr. G.De Meo, Sviluppo economico e forze di lavoro in
Italia e G.La Malfa e S.Vinci, Il saggio di partecipazione della forza lavoro in Italia in S.Vinci (a cura di), Il mercato del lavoro in Italia, Milano, F. Angeli, 1974.
Un’altra tesi più recente, contestando le precedenti, spiegò la riduzione della forza lavoro femminile con la progressiva riduzione di peso, negli anni considerati, di alcuni settori che avevano
una grande componente femminile al loro interno. Cfr. F.Bettio, The Sexual Division of Labour, Clarendon press, Oxford, 1988. Per una sintesi più esaustiva di tale dibattito si rimanda a:
E. Pugliese, Gli squilibri del mercato del lavoro in Storia dell’Italia Repubblicana, cit., 421-475; Istituto Ricerche Economico Sociali del Piemonte,
L’occupazione femminile dal declino alla crescita, cit., 71-81.