“L'Avvenimento” e il ruolo dei mass media nel Sessantotto
Il Maggio francese è un avvenimento o una fase di processo storico più complesso? A questa domanda hanno provato a dare una risposta in molti. Senza dubbio la dimensione immaginaria oltre che del simbolo è largamente debitrice della mistica dell’”avvenimento”, la “cosa” che rimbalza con gli strumenti della tecnica e con le immagini per l’appunto in tutto il mondo e diventa evento eccezionale, diventa qualcosa di cui discutere, parlare, qualcosa da riprendere, un esempio, una lezione eccetera: «Il monopolio cominciava ad andare ai mass media nel Sessantotto. Ormai gli appartiene. Nelle nostre società contemporanee è esclusivamente per il loro tramite che l’’avvenimento’ colpisce, e non può evitarci«, [P. Nora, Il ritorno dell’avvenimento, in P. Nora e J. Le Goff (a cura di), Fare Storia, Torino, Einaudi, 1981, 141]. La rilevanza del maggio è indubitale. Nessun organo di comunicazione degno di tale nome avrebbe mai potuto oscurare un succedersi di fatti così eclatante ed incalzante assieme, anche se le riproposizioni dei quotidiani italiani sono state in gran parte mediate da pregiudizi, constatazioni, interessi e opinioni politiche di parte. Ma a parte il fatto che una tale osservazione è ricucibile su ogni fatto di cronaca, va osservato che è proprio il crinale storico del ’68 a dare un’ulteriore suggestione a riguardo, dato che «stampa, radio, immagini non agiscono solo come mezzi da cui gli avvenimenti sarebbero relativamente indipendenti, ma come la condizione stessa della loro esistenza» [ibidem].