Storicamente. Laboratorio di storia
Bacialè
Per il glottologo Corrado Grassi il termine bacialè deriverebbe dal francese provenzale bacheler, ossia “baccelliere”. Dante usa questo sostantivo nel canto XXIV del Paradiso. Inizialmente, baccelliere era lo studente universitario che seguiva in Francia i corsi di baccalaureato per poi accedere ai più alti corsi e diventare dottore. […] Probabilmente, afferma il Grassi, per uno slittamento semantico in linea perpendicolare, il sostantivo-aggettivo “baccelliere” diventò sinonimo, tra gli strati di bassa cultura, di colui “che è dottore”, di colui “che sa le cose”: un protagonista insomma, capace di influenzare la massa. Proprio, come nel suo piccolo, il bacialè.

Superata la prima fase di abboccamenti presso le rispettive famiglie, il bacialè faceva incontrare i promessi sposi. Di solito ciò avveniva una prima volta nella casa dell’uomo, quindi era costui, se andava tutto bene, a restituire la visita. […] Grande psicologo, il “mediatore” capiva se l’affare doveva essere portato a termine, quindi si recava dal promesso sposo e alla presenza della famiglia stabiliva il que. […] Que deriva dal latino quid e nel gergo dei bacialè vuol dire “cosa”, ossia il frutto di questo contratto commerciale. Siamo in pieno baratto. Il bacialè, dopo minuziosi indagini, accertava che la donna da maritare avesse l’esse, ossia un pezzo di campo, una parte di cascina o del denaro da portare in dote. Forte di ciò passava alla fase successiva, appunto la discussione del que, stavolta con l’uomo da maritare. […] Il bacialè offriva la donna ma voleva soldi, non soltanto, come s’era soliti credere, un foulard per un matrimonio misero; un cappello per un’unione media e “addirittura” un cappotto per il grosso matrimonio.

 

Fonte: E. Ballone, La cultura della cascina. Mediatori di donne e di bestiame nel Piemonte contadino, Franco Angeli Editore, Milano, 1979, 43-44, 50-51.