Storicamente. Laboratorio di storia
Dote
La dote è l’insieme dei beni conferiti dalla famiglia della sposa, o dalla sposa stessa, al marito. La dote era il contributo della donna “ad sustinenda onera matrimonii” ed era un elemento indispensabile al matrimonio sia fra i ceti altolocati che fra quelli popolari. Dal Medioevo in poi si comincia a parlare di exclusio propter dotem, cioè dell’esclusione delle donne dall’eredità paterna attraverso un indennizzo costituito appunto dalla dote, anche se vi sono numerose testimonianze di donne che continuarono a ereditare beni oltre alla dote.
Sebbene la dote appartenesse di fatto alla sposa, l’amministratore era considerato il marito. Alla morte del marito, la dote tornava alla vedova in piena e libera proprietà.  
La dote doveva essere proporzionata allo status della sposa e la sua entità era un indicatore della classe sociale. Fra i contadini era spesso in denaro ma, in alcune regioni europee, era anche diffusa l’abitudine di portare in dote al marito un piccolo appezzamento di terra, del bestiame o attrezzi utili al lavoro dei campi. Gli altri beni, come le lenzuola, le camicie, i grembiuli, la biancheria, facevano invece parte del corredo che la madre della sposa e la sposa stessa cucivano e portavano in dono allo sposo e alla sua famiglia.

Fonti: I. Fazio, Percorsi coniugali nell’Italia moderna, in M. De Giorgio, C. Klapisch Zuber (eds), Storia del matrimonio, Roma-Bari, Laterza, 1996, 151-214; O. Hufton, Destini femminili. Storia delle donne in Europa: 1500-1800, Milano, Mondadori, 1996, 59-60; R. Ago, Oltre la dote: i beni femminili,in A. Groppi (eds), Il lavoro delle donne, Roma-Bari, Laterza,1996, 164-182.