Pigionanti
Nel Settecento il contratto da pigionante era quello più diffuso nella pianura asciutta a Nord e a Nord Ovest di Milano. Un pigionante riceveva in affitto dal proprietario terriero dai 15 ai 60 ettari di terreno, con un contratto che poteva variare da uno a tre anni. Il contratto da pigionante era diffuso per lo meno dal Seicento e, secondo gli accordi, il contadino era tenuto a pagare al padrone un affitto in cereali, in una quantità prestabilita. Nel corso del Settecento, all’affitto in grano, fu affiancato il pagamento di una pigione per l’usufrutto della casa e delle sue pertinenze, oltre che per gli orti e la stalla. Oltre a questo aggravio, furono introdotte per contratto alcune corvé e giornate di lavoro obbligatorie e gratuite a vantaggio del padrone, che peggiorarono notevolmente il tenore di vita degli aggregati domestici contadini. La famiglia del pigionante era in genere piuttosto piccola e gli aggregati erano per lo più nucleari, e anche quando erano complessi, le loro dimensioni erano ridotte. Vista la scarsità dell’estensione del terreno da coltivare, il capofamiglia poneva grande attenzione a chi poteva sposarsi e a chi doveva aspettare a contrarre matrimonio: per questo motivo difficilmente genitori e figli sposati riuscivano a vivere sotto lo stesso tetto.Fonti: Per la zona considerata, si vedano V. Beonio Brocchieri, “Piazza universale di tutte le professioni del mondo”. Famiglie e mestieri nel Ducato di Milano in età spagnola, Unicopoli, Milano, 2000, 69 ss.; E. De Marchi, Dai campi alle filande. Famiglia, matrimonio e lavoro nella “pianura dell’Olona” 1750-1850, Milano, FrancoAngeli, 2009, 74-78.