Indiani nel Natal
Negli anni precedenti al 1860, il Natal aveva provato ad attrarre coloni dalle isole britanniche, soprattutto dall’Irlanda, dallo Yorkshire e dalla bassa Scozia, senza grande successo. La colonia divenne maggiormente attrattiva solo nel momento in cui si affermò, per scopi commerciali, la produzione su vasta scala di canna da zucchero e di cotone. Anche in questo caso, tuttavia, il lavoro di piantagione fu affidato ad un’emigrazione vincolata (indentured) di manodopera proveniente dall’India, senza lasciare molto spazio per «i lavoratori ordinari provenienti dalla Gran Bretagna». Il Natal fece arrivare indiani dal 1860 al 1866; dopo una pausa di 8 anni, l’importazione di manodopera proseguì fino al 1911. Gli indiani erano vincolati da un contratto di 5 anni in cui la loro paga rimaneva fissa e il loro lavoro veniva strettamente sorvegliato. Essi fornirono, in questo lasso di tempo, circa il 70% della forza lavoro necessaria alla raccolta e alla coltivazione della canna da zucchero, ma vennero anche impiegati come collaboratori domestici e, in minor misura, nei dipartimenti dell’amministrazione coloniale. Allo scadere del contratto di lavoro, molti di loro non si avvalsero della possibilità di far rientro in India, ma rimasero in Sudafrica come “free” Indians.E. Richards, Britannia’s Children, Emigration from England, Scotland, Wales and Ireland since 1600, London and New York, Hambledon and London, 2004,127-128.
C.H. Feinstein, An Economic History of South Africa, Conquest, Discrimination and Development, Cambridge, Cambridge University Press, 2005, 54.