«Dal pericolo pur troppo frequente di poter ricorrere in una sì deplorabile sciagura, non inferiore a quella della perdita della vita, nasce tanto negl’incontri più premurosi di guerra la penuria de’ marinari, quanto nelle stesse occorrenze pacifiche di commercio mercantile la elata pretensione delle paghe in gente che ogni viaggio fa prezzo, per così dire, della propria libertà, in rischio di perdersi con poca o niuna speranza di ricuperarsi. [...] Oltre di che, quando anche si trovassero esborsi adequati al bisogno per il riscatto, mancano i soggetti in quelle parti che lo procurino con amoroso vantaggio e che lo maneggino per professione» [ASVe, PPOOLLPP, b. 98, fasc. 117: dalla supplica dei «parcenevoli» e capi di piazza al Doge, luglio 1721].
Questa risorsa è parte dell'articolo:
Andrea Pelizza , Il riscatto degli schiavi a Venezia. Storicamente
6 (2010) , nr. articolo 40.
DOI: http://dx.doi.org/10.1473/stor453
DOI: http://dx.doi.org/10.1473/stor453