Paolo Orano, Abramo Levi e Gino Sottochiesa
La pubblicazione del libro di Orano nell'aprile del 1937 segnò l'apertura su larga scala della campagna antiebraica nella penisola, annunciando il profilarsi dell'avvento di
un problema ebraico anche in Italia, per la delusione che gli ebrei italiani avrebbero provato di fronte alla Conciliazione. Insistendo inoltre sul carattere sacro della Palestina e leggendo quindi
il sionismo in chiave antitaliana, Orano introduceva un aspetto che sarà centrale nei mesi successivi: la propaganda del regime presenterà la propria politica antisemita sulla linea della
tradizione cattolica, che per altro il fascismo si arrogava il merito di aver riproposto come elemento essenziale dello Stato. Sulle opere di Orano si vedano Miccoli 1989, 187-188; Moro 2003: 281;
Battini 2010b. Abramo Levi, con tutta probabilità uno pseudonimo con cui l'autore simulava di essere ebreo, raccoglieva in Noi ebrei gli interventi sul libro di Orano nei mesi
immediatamente successivi alla sua pubblicazione, Miccoli 1989, n. 91. Gino Sottochiesa invece faceva parte dei cosiddetti propagandisti cattolici antisemiti studiati bene da Renato Moro. Collaborò
con Telesio Interlandi alle riviste «Il Tevere», «Quadrivio», «La Difesa della razza», che rappresentavano la corrente più intransigente del razzismo fascista in senso biologista. Una delle fonti
dichiaratamente e ripetutamente tenuta presente dal Sottochiesa nella stesura del suo libro, Sotto la maschera di Israele, fu l'opera di Belloc, ma riprendendo e al contempo criticando
anche le posizioni di Orano nel segno di un razzismo più accentuato. Cfr. Israel, Nastasi 1999; Moro 2003, 287 e passim.