C. Degiampietro, Storia di Fiemme e della Magnifica Comunità
Candido Degiampietro, a conclusione del capitolo dedicato ai processi alle streghe, scrive:
Le presunte streghe, vittime della malvagità, della maldicenza o dell'odio dei vicini, erano probabilmente le più sporche, brutte, cenciose, linguacciute e litigiose di tutte
le comari del loro villaggio o della loro contrada. Forse erano semplicemente delle povere creature esasperate ed inasprite dalle disgrazie o dalle disavventure familiari, divenute intollerabili
alle altre donne appunto per questi motivi, ed una volta cadute nelle grinfie della «giustizia» di quei tempi ...
Del resto come possiamo farci meraviglia di tali credenze, se ancor oggi qualcuno (e nell'Italia meridionale intere popolazioni !) crede nella stregoneria, nelle formule magiche, nella «CabaIa»
nel malocchio, nei sogni.
«lnfinitus est numerus stultorum». Il proverbio ha più di duemila anni, ma dato che il numero degli sciocchi è infinito, ce ne sono in abbondanza anche al tempo presente. Altrimenti come
potrebbero «vivere» (e vivere bene) solamente a Milano oltre 500 indovini, fattucchiere ecc. ?
C. Degiampietro, Storia di Fiemme e della Magnifica Comunità, Calliano, Manfrini, 1972, 70.