Luca Zenobi, Borders and the Politics of Space in Late Medieval Italy. Milan, Venice and their Territories. Oxford, Oxford University Press, 2023. 267 pp.
Borders and the Politics of Space in Late Medieval Italy è un’opera che affronta dichiaratamente spazio, comunità e le loro interazioni per verificare la validità di tre interpretazioni diffuse nella storiografia, ossia il carattere poroso e incerto («ill-defined» nell’originale) dei confini nel Medioevo, le modalità di controllo territoriale nell’età pre-moderna e i caratteri del discusso “Stato del Rinascimento” in Italia. Il caso di studio è individuato nella costruzione della frontiera milanese-veneziana al termine delle guerre di Lombardia a metà Quattrocento, particolarmente significativo sia per l’importanza dell’episodio nella storia generale (non solo del nord Italia), sia per le moltissime fonti prodotte dagli eventi legati alla fine delle operazioni belliche, che hanno permesso all’autore di studiare a più livelli il tema. L’autore è Luca Zenobi, storico medievista con una solida formazione archivistica, che, presso l’università di Cambridge e quella di Edimburgo, lavora ormai da anni alla «geografia del passato» (per usare le sue parole), ai processi di formazione territoriale e alla mobilità tardomedievale.
Il volume si articola in sette capitoli, oltre a introduzione e conclusioni. Il leitmotiv del confine, cartina tornasole di una moltitudine di fenomeni, percorre tutte le parti, conferisce unità e comporta profondità d’analisi, declinandosi di volta in volta secondo prospettive differenti. Si può pensare che ogni capitolo risponda a un interrogativo diverso (cosa fin troppo modestamente accennata nell’introduzione): il primo, infatti, si occupa più che altro di fornire definizioni e quadri teorici entro cui comprendere la cultura politica e le concezioni dell’epoca, confrontandole continuamente con quelle di età moderna e con le nostre. È forse il capitolo più importante perché prepara gran parte dell’arsenale metodologico necessario con cui la materia viene affrontata nelle pagine successive, dove ricorrono concetti quali iurisdictio, universitas e territorio, una parola che nel lessico corrente è innocua, ma che ha un peso non indifferente nella concettualizzazione storiografica dello spazio e della/delle comunità che lo vivono. Altrettanto rilevante e necessario è il riferimento alle «intermediate entities» nell’ambito dello Stato regionale, concetto, quest’ultimo, messo particolarmente alla prova proprio nel corso del capitolo («This regional territoriality was nonetheless more imagined than actually asserted», p. 35) ma in conclusione ritenuto ancora valido come strumento euristico e perfezionato nelle ultime pagine del volume.
Il secondo entra nel vivo della materia, portando il lettore già nel cuore delle trattative tra la diplomazia milanese e la veneziana, mostrando la condivisione di un linguaggio e di un corredo concettuale. I capitoli tre e quattro sono dedicati, invece, alla pratica diplomatica e al ruolo delle comunità locali nella territorializzazione, mettendo in luce una serie di dinamiche a diversa scala e ai rapporti tra centri e periferie. Il tema è caro alla medievistica e alla modernistica italiane, da anni impegnate nella comprensione di quello che forse è uno dei principali aspetti da tenere in considerazione quando si parla di Stato, perché la creazione di una dinamica centro-periferia è stata a lungo l’indicatore fondamentale per gli storici nel riconoscimento di forme di statualità “forti” emergenti. Il dibattito ricchissimo non è qua riassumibile e neppure nel libro è trattato estensivamente, cosa che richiederebbe un’opera a sé stante, ma è efficacemente sintetizzato e l’autore si destreggia bene e si pone criticamente al centro della fitta rete di citazioni, interpretazioni e singoli casi per trarre una visione coerente delle interazioni tra vari attori (e questo è particolarmente valido per le pagine milanesi), concludendo che «as communities became more politicized, factions became increasingly territorialized» e «the interplay of a plurality of spatial references […] (that) were defined in relation to local communities (the villages), […] part of intermediate bodies […] and urban territories (the contadi)» (p. 95).
Nel quinto sono esplorate le dirette conseguenze nella vita quotidiana di quanto analizzato fino a questo punto, cioè le questioni legate agli spostamenti e dunque all’attraversamento dei confini, in particolare per i commerci, seguendo le differenti scale. L’attenzione ai transiti da parte di diversi attori con autorità politica e il moltiplicarsi del fenomeno dell’uso di salvacondotti, licenze e altri documenti che permettevano a persone e merci di varcare il confine godendo di immunità o comunque di garanzie sono indice, secondo l’autore, che la frontiera veneziana-milanese era ben distante dall’essere un confine incerto, permeabile e poco controllato, come dichiarato esplicitamente: «[…] challenging the idea that pre-modern borders were irreducibly muddled lines surrounding the territories of inattentive polities» (p. 157). Al tema del “potere delle carte” e la relazione dello spazio con la scrittura sono dedicate le ultime due parti, dove sono dettagliate le modalità di registrazione e di memorizzazione di confini e dei loro cambiamenti, inclusa la resa grafica ed estetica.
La struttura argomentativa e le conclusioni del volume sono convincenti, lasciando necessariamente un interrogativo aperto. Si tratta della rappresentatività del caso presentato e del suo valore come paradigma: è applicabile anche a tutte le altre aree della penisola nello stesso periodo oppure il conflitto lombardo aveva creato una situazione particolare e straordinaria? Per la risposta bisognerà probabilmente aspettare ulteriori lavori sul tema e su altri Stati. Quasi di conseguenza, strettamente collegato al possibile confronto con altre statualità, si possono considerare anche la cronologia e la scala della territorializzazione, che nel caso milanese e veneziano vedono un processo a livello intermedio ormai terminato al momento degli eventi presi in considerazione.
La vasta bibliografia, usata con grande puntualità dall’autore, fa riferimento ai lavori di tutti i principali esperti del ducato visconteo-sforzesco e della terraferma veneziana. L’ampia trattazione teorica del primo capitolo vede l’utilizzo non solo della letteratura secondaria, ma anche la ripresa critica di fonti e trattati. I riferimenti alla scholarship on medieval borders in apertura servono a dare i principali punti di una letteratura scientifica che è, per la natura del suo tema d’elezione, sempre più multiforme. Questi si inscrivono nei numerosi meriti del libro e del suo autore, oltre alla capacità di sintesi e l’analisi a più livelli della materia, che si è tradotta in un lavoro certosino negli archivi cittadini e comunali di centri minori del Veneto e della Lombardia.