«Dispersione delle tensioni»
Tale formula è riferita allo schema proposto dal politologo Paolo Farneti, secondo cui la classe politica di governo fece fronte alla spinta delle mobilitazioni degli anni
Sessanta e Settanta mediante due linee diverse. La prima, di “concentrazione delle tensioni”, «tendente a usare il movimento collettivo come una risorsa per ricomporre un blocco politico nuovo»; la
seconda, di“dispersione delle tensioni”, «intesa al contrario a fare sì che i fermenti e le tensioni del movimento collettivo, proprio perché composite ed eterogenee, vengano incanalate in più
direzioni (e quindi disperse)» [1976, 91-92]. Proprio in questa seconda prospettiva, secondo Alberto De Bernardi, rientrano i due governi di centro-sinistra in carica durante la rivolta di Reggio
Calabria, presieduti da Mariano Rumor e da Emilio Colombo, che «tentarono di mettere in campo una linea di “dispersione delle tensioni” nella quale un insieme di riforme – le più importanti delle
quali furono lo Statuto dei lavoratori, la legge sull’edilizia pubblica, l’introduzione dell’ordinamento regionale e la legge sul divorzio – vennero promosse con l’intento di arginare le spinte dei
movimenti collettivi e di impedire la polarizzazione politica, senza però essere concepite come parte integrante di un coerente progetto riformatore» [De Bernardi 2003, 185].