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Antonio Pinelli, La bellezza impura. e politica nell'Italia del Rinascimento

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Uscito nella collana "Grandi Opere" degli Editori Laterza che propone pubblicazioni prestigiose di storia dell'arte italiana, il libro di Antonio Pinelli offre una sintesi dei suoi studi sul Rinascimento. I quattro saggi riuniti nel volume rispondono al quesito fondamentale sviluppato dall'Introduzione: il rapporto tra arte e politica, problema affrontato frequentemente dallo studioso. Il suo interesse si concentra sulle allegorie politiche e le loro ambiguità semantiche, i mutamenti dei significati secondo le circostanze storiche. In questa ottica, le opere d'arte nate nell'Italia cinquecentesca sono forse tra le più complesse da analizzare, data la grande instabilità e varietà di forze e alleanze politiche.

Già il primo caso esaminato illustra un destino pieno di vicissitudini, quello di Francesco Maria della Rovere, sottoposto ai mutevoli interessi del Vaticano. L'esame acuto di questa biografia fa luce sul ciclo d'affreschi e sull'architettura della Villa Imperiale di Pesaro, eseguiti sotto la direzione di Girolamo Genga negli anni '30 del Cinquecento. Anche se l'autore trascura quasi del tutto l'influenza, sotto forma di patronage della moglie Eleonora, figlia d'Isabella d'Este, nondimeno restituisce al complesso il suo significato duraturo come segno rappresentativo della dignità del condottiero e della sua stirpe.

Il secondo caso ci porta a Siena, quasi nello stesso periodo intorno al 1530, quando la città-Stato si trova nella fase di transizione fra le ambizioni oligarchiche delle famiglie più potenti e la ricostituzione della Repubblica, tra le aspirazioni territoriali del casato imperiale austro-iberico e quelle fiorentine. Al centro dell'attenzione sono i cicli di Domenico Beccafumi nel Palazzo Casini Casucci e sulla volta della Sala del Concistoro nel Palazzo Pubblico: per il primo viene proposta una datazione intorno al 1520 ed una lettura "novesca" e d'alleanza tra le casate Venturi-Luti, per il secondo l'esame è inserito in una ricostruzione meticolosa del clima intellettuale e politico del tempo. Pinelli riesce ad uscire dalle interpretazioni tradizionali che vi vedono solamente una celebrazione di valori repubblicani e a mettere in evidenza significati che promuovono la riconciliazione e la concordia con gli avversari politici, fra questi anche l'imperatore Carlo V venuto in visita a Siena nel 1536.

Il terzo saggio illustra, forse nel modo più avvincente, l'approccio metodologico scelto dallo studioso, perché le prese di posizione intorno all'identificazione del giovane Alabardiere del Pontormo (The J. Paul Getty Museum, Los Angeles) implicano messaggi politici completamente opposti. Se questo ritratto rappresentasse Francesco Guardi, come ritiene Elisabeth Cropper con una datazione anteriore al 1530, il quadro sarebbe un simbolo della lotta per la costituzione repubblicana della città contro le forze imperiali che assediavano Firenze per riportare i Medici al potere. Pinelli, come anche Janet Cox-Rearick, sostiene invece che si tratti del giovane Cosimo I de' Medici nel 1537 al momento della sua ascesa al potere dinastico e assoluto.

Infine, l'ultimo contributo si volge ai Palazzi Vaticani con lo studio del ricco programma nella Galleria delle Carte Geografiche eseguito da un' equipe di pittori tra il 1578 e il 1581 su volere di papa Gregorio XIII. L'autore dedica anche qui la sua attenzione tanto all'architettura e alla funzionalità degli spazi, quanto ai consulenti letterati del committente e riesce a dare una visione generale della Ambulatio gregoriana e dei suoi intenti espliciti ed impliciti. Palesi appaiono le pretese territoriali del Papato, trasmesse attraverso le immagini cartografiche. Più difficili da decifrare sono le tante scene e personificazioni religiose il cui senso l'autore sintetizza nella chiave ideologica di un papato che si vede non solo fortificato dopo il Concilio di Trento e la battaglia di Lepanto, ma anche con rinnovate ambizioni ad unificare l'Italia sotto il proprio potere temporale e spirituale.

Pinelli ha dimostrato con i suoi studi che solo un'accurata analisi dei contesti storici può chiarire ambiguità semantiche o restituirci significati perduti, anche se questi rimangono sempre soggetti alla 'elaborazione' individuale dello storico. Il volume qui presentato si rende prezioso, perché affronta opere d'arte nelle più diverse e complicate situazioni politiche dell'Italia rinascimentale, invitando ad una lettura differenziata. Sia per specialisti, sia per la più ampia cerchia di lettori interessati all'arte, tale lettura è resa agevole anche dalla presentazione molto accurata del libro corredato di schemi per tutti i cicli, fotografie e tavole a colori d'alta qualità.