Storicamente. Laboratorio di storia

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Monica Pacini, Donne al lavoro nella Terza Italia. San Miniato dalla ricostruzione alla società dei servizi

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Il volume si colloca nell’ambito di quegli studi sul lavoro femminile che recententemente hanno prestato maggiore attenzione anche al lavoro manuale delle donne, esaminandolo in una molteplicità di contesti spazio-temporali: le campagne degli anni ’50, le fabbriche degli anni ’70, gli odierni uffici. L’a. focalizza la sua ricerca su un territorio circoscritto, il comune di San Miniato, ritenuto un osservatorio privilegiato per l’analisi del lavoro in quanto microcosmo a cavallo tra due distretti industriali nel quale agli antichi saperi artigianali si sono nel tempo sovrapposti le nuove modalità produttive a carattere industriale. È proprio questo territorio, che l’a. considera parte di quella Terza Italia descritta anni or sono da Bagnasco, il contesto nel quale si snoda l’intera narrazione, che affonda le sue radici nel trapasso tra guerra e dopoguerra. L’orizzonte temporale nel quale il volume si sviluppa (l’ultimo sessantennio) è sufficientemente ampio da consentire all’a. di rintracciare ed evidenziare tramite le parole stesse delle protagoniste, continuità e discontinuità nel lavoro delle donne di San Miniato. Nell’approccio esplicitamente narrativo le voci delle donne intervistate ricoprono, infatti, un ruolo centrale. Sebbene le fonti orali rivestano un ruolo indubbiamente preminente, il volume non può essere considerato un libro di memorie. L’a. ha infatti integrato le fonti orali (memorie edite e conversazioni inedite) con fonti quantitative (prevalentemente a carattere statistico), connubio che fornisce al lettore la dimensione oggettiva di molti fenomeni già tratteggiati dalla parole soggettive delle intervistate. Il lavoro femminile è analizzato in strettissima correlazione con il ruolo che le donne di San Miniato ricoprono nella famiglia e nella comunità. La relazione tra famiglia e lavoro nella vita di queste donne è esemplificata dalla casa, che disciplina e combina diverse forme di lavoro. Nel contesto ancora ampiamente mezzadrile della Toscana degli anni ’50 e ’60, la casa è il luogo ove molte donne lavorano, non solo attendendo ai tradizionali compiti di cura, ma partecipando a numerose attività della famiglia contadina allargata, da quelle a carattere agricolo alle numerose forme di lavoro a domicilio che vanno sviluppandosi in quegli anni per le confezioni, i maglifici, i calzaturici della zona. Sono numerose le figure di donne lavoratrici che emergono dal libro di Pacini, da quelle più tradizionali come le tabacchine, le fiaschiaie, le “cucitrici in bianco” alle numerose operaie del tessile-abbigliamento, fino alle insegnanti ed impiegate; senza tralasciare alcune imprenditrici del luogo. Ad essere al centro della narrazione non sono solo le condizioni di lavoro e di vita delle donne di San Miniato, ma anche il rapporto soggettivo che queste donne hanno con il lavoro, il modo in cui irrompe e caratterizza le loro vite, quali aspettative riversano in esso, il rapporto tra studio e lavoro, la disoccupazione, le lotte per il lavoro. Le rotture con il passato ed i momenti di modernizzazione vengono esemplificati dalle microstorie contenute nel libro. Particolarmente significativa quella della fabbrica Vires, ricostruita attraverso numerose testimonianze di dipendenti e dei titolari. La parabola di questa fabbrica dell’abbigliamento abbraccia di fatto la maggior parte del periodo affrontato dall’a., mettendo in luce continuità e mutamenti del lavoro operaio ed impiegatizio in una realtà circoscritta, esemplificando la trasformazione di più ampie dimensioni e per certi versi drammatiche vissute dal territorio di San Miniato nel passaggio da un struttura economica prevalentemente legata alla manifattura all’attuale “società dei servizi”.