Storicamente. Laboratorio di storia

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Sandro Carocci, “Signorie di Mezzogiorno. Società rurali, poteri aristocratici e monarchia (XII-XIII secolo)”

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Sandro Carocci, Signorie di Mezzogiorno. Società rurali, poteri aristocratici e monarchia (XII-XIII secolo), Roma, Viella, 2014, 596 pp.

Il libro di Sandro Carocci offre nuovi spunti di indagine e di metodo sulla signoria meridionale e va a colmare lacune storiografiche di lunga durata. La storiografia medievistica, infatti, ha evitato per lungo tempo di assumere i poteri signorili del Meridione come tematica centrale della ricerca, nonostante i richiami di importanti medievisti a occuparsene e malgrado il peso avuto dalla signoria stessa negli assetti sociali e politico-economici del Mezzogiorno almeno fino al XVIII secolo.

Il volume, articolato in dodici ricchi capitoli, si propone di far luce sull’articolata fisionomia della signoria meridionale di XII e XIII secolo, inglobata nella realtà politica unitaria del Regno di Sicilia, attraverso un’analisi dei rapporti tra monarchia, signori e società rurali.

I primi tre capitoli svolgono una funzione introduttiva e di metodo. Nel primo, Carocci evidenzia limiti e possibilità storiografiche legate allo studio della signoria meridionale di XII-XIII secolo. In particolare, egli enfatizza lo scarto tra la rilevanza storica del fenomeno e la pochezza della riflessione storiografica e mostra i limiti degli approcci tradizionali alla storia del Meridione che pongono l’accento su aspetti quali la mitizzazione del ruolo della monarchia, il ruolo negativo della signoria e l’ossessione per l’arretratezza meridionale e per il dualismo tra Nord e Sud Italia. Allo stesso tempo, Carocci scorge buone possibilità di sviluppo della ricerca nei filoni tematici verso cui la storiografia recente si sta orientando, quali il rapporto tra monarchia e signori meridionali e lo studio delle principali casate aristocratiche, delle grandi signorie monastiche, della condizione dei contadini e la valorizzazione della complessità del Meridione in età prenormanna e dopo la conquista di Ruggero II, primo re di Sicilia.

Il secondo e il terzo capitolo delineano la situazione geo-politica del Meridione italiano tra X e XI secolo, prima e dopo l’arrivo dei Normanni, concentrandosi sulle difformità regionali e cronologiche. Questi capitoli forniscono altresì importanti precisazioni di metodo volte a chiarire le categorie interpretative utili per lo studio della signoria. Carocci propone di superare le tradizionali definizioni di signoria territoriale-bannale e fondiaria, difficilmente sovrapponibili tra loro e usate in modo diverso dalle tradizioni storiografiche presenti in Italia, Francia, Inghilterra e Germania, creando un “idealtipo” di signoria locale: un dominio nel quale il dominus esercitava poteri militari, fiscali, giudiziari e di governo locale e in cui un potere superiore aveva poco o nessun rilievo rispetto a quello di un signore locale capace di trasmettere ereditariamente il proprio dominio e di avere autonomia nel finanziamento militare e politico.

Di particolare rilevanza sono i capitoli Monarchia e Feudalesimo, Clientela e sottomissione, e Villani e servi. Nel primo, l’a. si concentra sul mutamento monarchico occorso durante il regno di Ruggero II e, soprattutto, attua un’importante rilettura del Catalogus Baronum, la principale fonte amministrativa di epoca normanna, una rilettura che gli consente di confutare le interpretazioni storiografiche tradizionali che attribuivano già a Ruggero II la capacità di realizzare un complesso e organico sistema feudale. Nel capitolo sulle clientele, dopo essersi concentrato sull’analisi dei gruppi sociali in grado di esercitare localmente egemonia, potere politico e preminenza, Carocci affronta il tema delle clientele e degli assoggettamenti personali all’interno dei domini signorili, mostrando come, oltre alla diffusione dei più indagati rapporti territoriali, fosse presente un’alta quantità di dipendenze personali, che coesistevano in un medesimo territorio e che nascevano da una forte frammentazione dei diritti di comando esercitati da milites, chiese, monasteri o da esponenti delle élites locali. Nel capitolo sui villani infine, dopo aver indagato l’origine delle dipendenze e le diverse categorie dei sottoposti ai signori, l’a. si occupa del problema legato al persistere dell’idea di uno stato di asservimento dei villani meridionali, evidenziando come la condizione di villano non fosse necessariamente assimilabile allo status di servo e come quella di libero fosse molto spesso legata a una parziale e non a una totale esenzione dai diffusi obblighi dovuti al signore.

In tutto il volume Carocci sviluppa su vari livelli l’analisi dei rapporti tra Regno, signori e società rurali tra età normanna e primo-angioina. Lo fa analizzando la forte influenza che ebbero i sovrani del Regno sulle signorie meridionali in ambiti quali la legislazione, i matrimoni, le alienazioni e le successioni e trattando il tema dei limiti che l’intervento regio poneva alle facoltà giudiziarie dei signori, della pluralità dei fori e del forte localismo. Lo fa anche, e soprattutto, soffermandosi sul ruolo che i signori meridionali ebbero nella vita economica e sui rapporti tra signori e comunità locali nei capitoli intitolati Mondi del prelievo, Economia, signoria, mondi rurali e Società rurali e dominio aristocratico. Questi ultimi tre capitoli introducono il concetto di pervasività, e cioè la capacità del signore di influenzare la vita sociale ed economica dei sottoposti e, contrariamente alle aspettative, ci consegnano l’immagine di una vita economica e comunitaria vivace e dinamica, con signori poco pervasivi e con un prelievo signorile che rappresentava solo una quota modesta della produzione contadina, in virtù di un diffuso possesso fondiario dei sottoposti e di un ampio uso collettivo delle riserve del demanio.

Il lavoro di Carocci rappresenta così una prima vera analisi organica della signoria meridionale in età normanno-sveva e primo-angioina. L’a. ci consegna l’immagine di un Mezzogiorno finora poco conosciuto, attivo e articolato, nel quale coesistevano mondi contadini dinamici, re determinati e signori costretti a confrontarsi costantemente con le società rurali e con la politica monarchica. Fu soltanto dopo il Vespro del 1282, che i rapporti tra questi vari attori mutarono e che, a causa delle concessioni sovrane, le facoltà signorili si ampliarono limitando l’autonomia e la vivacità delle società loro sottoposte.