Storicamente. Laboratorio di storia

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Jean-Marie Palayret, Isabelle Richefort, Dieter Schlenker (eds.), Histoire de construction européenne (1957-2015)

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Jean-Marie Palayret, Isabelle Richefort, Dieter Schlenker (eds.), Histoire de construction européenne (1957-2015): sources et itinéraires de recherche croisés, Parigi, Direction des archives (Ministère de l’Europe et des Affaires Étrangères), Co-édition CTHS, 2019, pp. 224

La storia dell’integrazione europea negli ultimi anni sta vivendo un processo di crisi che, come suggerisce l’etimologia di questo termine, ha dato avvio ad una profonda riflessione sui metodi e gli oggetti di indagine della disciplina.

A fronte di una crescente presenza degli scienziati sociali all’interno dei maggiori dibattiti concernenti le questioni dell’integrazione europea, gli storici sembrano combattere una “battaglia di retroguardia”, anche a causa dell’esaurirsi di alcune importanti iniziative di ricerca condotte in diversi paesi e, più in generale, di un calo di interesse da parte degli studenti universitari e dei giovani ricercatori.

Il volume curato da Jean-Marie Palayret, Isabelle Richefort e Dieter Schlenker si propone pertanto di presentare lo stato dell’arte della storiografia dell’integrazione europea e, al contempo, tracciare possibili direttrici di sviluppo per il futuro che consentano di superare l’impasse nella quale si trova attualmente questo filone di studi.

Il testo raccoglie contributi presentati nell’ambito del convegno internazionale Sources et itinéraires de recherche croisés de l’histoire de la construction européenne (1957-2015), tenutosi al Centre des Archives diplomatiques di La Courneuve nel 2016 su iniziativa dell’associazione “Amis des Archives historiques de l’Union européenne”, mentre la pubblicazione è stata realizzata grazie alla sinergia tra la Direzione degli Archivi del Ministero dell’Europa e degli affari internazionali francese e il Comité des travaux historiques et scientifiques costituito presso l’ École nationale des chartes di Parigi.

Il carattere degli attori coinvolti dal progetto editoriale così come il profilo professionale dei curatori, archivisti presso alcune delle più importanti istituzioni di conservazione europee con alle spalle numerose esperienze nel campo della ricerca accademica e della gestione dei beni culturali, contribuiscono a spiegare l’attenzione rivolta all’interno del volume alla questione delle fonti, che, d’altra parte, costituisce uno dei nodi maggiormente problematici del dibattito storiografico sui caratteri dell’integrazione europea.

I saggi si articolano attorno a quattro assi tematici, inerenti, rispettivamente, la storiografia della costruzione comunitaria a partire dagli anni Cinquanta sino ai nostri giorni; le relazioni tra Stati membri e comunità europee; il contributo degli archivi privati (prodotti da associazioni, personalità politiche, alti funzionari etc.) allo sviluppo degli “European Studies”; il panorama attuale delle reti accademiche e dei progetti di ricerca concernenti la cooperazione europea nel secondo dopoguerra.

La prima sezione si apre con un contributo di Antonio Varsori nel quale si rilegge l’intero percorso compiuto nel corso dei decenni dalla storiografia dell’integrazione europea nelle sue diverse declinazioni, offrendo dunque contenuti di sicuro interesse per i giovani studiosi che si accostano a questi temi per la prima volta, ma anche per gli specialisti alla ricerca di stimoli e suggerimenti metodologici per i propri lavori.

La prima parte del volume completa l’analisi storiografica tracciata dal contributo di Varsori attraverso i saggi curati, rispettivamente, da Frances M.B. Lynch, che ha esaminato l’eredità scientifica e spirituale di Alan S. Milward, e Maria Eleonora Guasconi, che ha indagato il complesso rapporto tra integrazione europea e Cold War e le modalità con le quali il nesso tra i due processi è stato interpretato dalla storiografia.

La seconda sezione del volume, che raccoglie il maggior numero di contributi, presenta sette casi di studio relativi al rapporto tra paesi membri e istituzioni comunitarie, con particolare riferimento al processo di adesione e a potenzialità e limiti offerti dalle fonti archivistiche.

La sezione riguardante gli archivi privati riflette il crescente interesse manifestato dagli storici nei confronti di questa tipologia di fonti nel corso degli ultimi anni, attraverso tre saggi curati da Catherine Previti-Allaire, Nathalie Tinjod, Mauve Carbonell e dedicati, rispettivamente, alle risorse prodotte nel corso della presidenza di Jacques Delors alla Commissione europea, all’archivio dell’Agenzia spaziale europea e al contributo degli archivi privati alla ricostruzione delle biografie dei protagonisti del processo di integrazione.

La quarta e ultima sezione si sofferma sul ruolo delle fondazioni culturali e delle reti accademiche per lo sviluppo e la disseminazione della ricerca storica sulla costruzione dell’Europa, partendo dalle riflessioni di Jean Monnet sul “metodo comunitario” (Gilles Grin) e analizzando successivamente l’attività del Groupe de liaison des historiens auprès de la Commission européenne, una delle più significative esperienze di collaborazione tra storici e istituzioni comunitarie (Wilfried Loth), unitamente al progetto che ha portato alla scrittura della storia della Commissione europea, giunta attualmente al terzo capitolo, presentato dal saggio di Éric Bussière.

Chiudono la quarta sezione due contributi particolarmente attenti al futuro della storia dell’integrazione europea (Marc Dieriks) e alla complessa questione della memoria condivisa del processo comunitario, analizzata a partire dal caso della Maison de l’histoire europénne (Étienne Deschamps).

Il volume si chiude con un breve scritto di Jean-Marie Palayret che evidenzia le tante questioni che occupano l’agenda delle istituzioni comunitarie, tra le quali la brexit, l’emergenza migratoria, la nuova ondata di populismi, sottolineando, implicitamente, la necessità di una maggiore presenza degli storici nei maggiori dibattiti sul futuro dell’Unione.

Complessivamente, il testo si segnala per la molteplicità delle prospettive adottate e per l’aggiornamento dei contenuti, risultando dunque immune dalla staticità che spesso limita la diffusione l’interesse dei volumi collettanei pensati come atti di convegno.

Al contrario, il testo, pur contenuto nel numero di pagine, discute lucidamente ed esaurientemente i risultati ed i fallimenti della storiografia dell’integrazione europea e prospetta possibili terreni di collaborazione tra storici e archivisti, risultando dunque di interesse per un vasto pubblico di studiosi e specialisti dei beni culturali.

Il messaggio complessivo dell’opera sembra dunque quello di guardare alle fonti con sguardo rinnovato, per coglierne fino a fondo le potenzialità e ripensare metodi e categorie concettuali di una branca della storiografia che è chiamata a svolgere un compito civico, oltre che scientifico, contribuendo ad una migliore comprensione delle tante criticità che affliggono attualmente l’Unione europea.