Storicamente. Laboratorio di storia

Comunicare storia

Le Leggi razziali e le immagini della propaganda. Percorso didattico iconografico

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Introduzione

Appositamente pensato per gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori, questo percorso iconografico ha due obiettivi:
a) sviluppare nello studente le capacità di analisi iconografica al fine di poter esaminare le immagini come documenti storici;
b) analizzare come dal 1938 la propaganda fascista abbia utilizzato simboli e tecniche pubblicitarie per sostenere la campagna di discriminazione razziale messa in atto dal regime con la promulgazione delle leggi razziali.
Ogni immagine è corredata da un esercizio e da una traccia di analisi iconografica, utilizzabili insieme o separatamente in base alla situazione didattica (è possibile scaricare e stampare il percorso didattico in formato PDF).
La maggior parte delle immagini sono tratte dalla rivista “La difesa della razza”, fondata nell'agosto 1938 in coincidenza con l'emanazione della legislazione antisemita a partire dal settembre dello stesso anno. “La difesa della razza” ospitò i contributi di intellettuali e scienziati razzisti vicini al regime. Essi avevano il compito di fornire le basi teoriche per legittimare la discriminazione razziale contro i neri delle colonie africane e gli ebrei italiani.
Pur non potendo sostituire la ricostruzione storica del manuale, il percorso iconografico individua nella loro evoluzione gli aspetti centrali della propaganda razzista del fascismo:
1) la creazione del concetto di “razza italica” attraverso la costruzione di una labile identità storica basata sull'immaginario legame con gli antichi romani e le loro virtù, di cui i nuovi italiani fascisti venivano presentati come gli eredi spirituali;
2) a questa “invenzione della tradizione”, seguì la trasformazione della identità storica italico-romana, inizialmente basata su elementi culturali ed etici, in identità biologica fondata sulla ereditarietà dei caratteri genetici;
3) la diffusione di stereotipi fisionomici per ebrei e neri al fine di: a) legittimare la distinzione in razze attraverso le presunte differenze di dell'aspetto fisico; b) instillare l'attitudine a distinguere e giudicare le persone in base ai caratteri corporei  anziché ai comportamenti e alle convinzioni individuali;
4) produrre un "nemico interno" attraverso la presentazione dell'ebreo come un individuo estraneo alla popolazione italiana, il quale, nascondendosi nella società, mirerebbe a danneggiare l'identità e la cultura nazionale;
5) condannare e proibire la convivenza e le relazioni affettive tra bianchi e neri nelle colonie africane, e dopo le leggi razziali anche i matrimoni tra ariani ed ebrei in Italia. Discriminare i figli nati da coppie miste.

L'analisi del tecniche di propaganda deve essere coniugata con lo studio della funzione del razzismo nella politica del regime, in una fase in cui la necessità di rinnovare gli strumenti ideologici di mobilitazione di massa e l'alleanza con il nazismo spinsero ad utilizzare l'antisemitismo e la discriminazione razziale per indirizzare la società contro un comune capro espiatorio.

Cronologia
1935 – inizia la guerra d'Etiopia
1936 -  9 maggio: proclamazione dell'”impero”
1936 -  24 ottobre: Asse Roma-Berlino
1937 - aprile: a) nelle colonie africane vengono vietate le partite di calcio fra gli italiani e la popolazione locale; b) viene proibito il “madamato”, ovvero la convivenza e la relazione affettiva fra un italiano e una donna eritrea o somala.
1937 – 1 luglio: per evitare la nascita dei figli definiti “meticci”, ovvero nati da coppie miste, viene disposto che nessun italiano, sia militare che  civile,  possa restare in Somalia più di sei mesi senza moglie.
1938 - 15 luglio: viene pubblicato il Manifesto degli scienziati razzisti con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, redatto da scienziati vicini al regime.
1938 - 5 settembre: Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista, vengono espulsi dalle scuole di ogni ordine e grado sia gli insegnanti che gli studenti ebrei.  La stessa sorte è riservata a tutti i docenti universitari ebrei.
1938 - 7 settembre: Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri, i quali vengono espulsi dall'Italia.
1938 – 23 settembre: Istituzione di scuole elementari per fanciulli di razza ebraica
1938  - 17 novembre: Provvedimenti per la razza italiana, vengono vietati i matrimoni fra ariani ed ebrei. Gli ebrei vengono espulsi dalle amministrazioni pubbliche, da tutti gli enti statali, da banche e assicurazioni, dal Partito fascista. Gli Ebrei non possono possedere terreni e fabbricati, prestare servizio militare, essere proprietari di aziende interessanti la difesa nazionale, avere domestici ariani.
1939 -  Nelle colonie africane vengono istituiti appositi spazi per separare la popolazione italiana da quella locale: autobus, cinema, mercati, negozi.

Letture di approfondimento e bibliografia

Sulle Leggi razziali e il razzismo fascista:
Cassata Francesco, “La Difesa della razza”. Politica, ideologia e immagine del razzismo fascista, Einaudi, Torino 2008
Centro studi Furio Jesi, La Menzogna della razza. Documenti e immagini del razzismo e dell'antisemitismo  fascista, Grafis, Bologna 1994
L'offesa della Razza. Razzismo e antisemitismo dell'Italia fascista, a cura di Bonavita R., Gabrielli, G. e Ropa R., Istituto per Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, Pàtron Editore, Bologna 2005.
Matard-Bonucci Anne, L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei, il Mulino, Bologna 2008
Pisanty Valentina, La difesa della razza. Antologia 1938-1943, Bompiani, Milano 2006
Sarfatti Michele, Gli ebrei nell’Italia fascista, Einaudi, Torino 2000
Sarfatti Michele, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi, Einaudi, Torino 2002

Sul mito della romanità fascista:
Giardina Andrea e Vauchez André, Il mito di Roma. Da Carlo Magno a Mussolini, Laterza, Roma-Bari 2008
Gentile Emilio, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell'Italia fascista, Laterza, Roma-Bari 1993
Gentile Emilio, Fascismo di pietra, Laterza, Roma-Bari 2007.

Sulla costruzione delle identità nazionali:
Anderson Benedict, Comunità immaginate: origini e diffusione dei nazionalismi, Manifestolibri, Roma 1996
Gellner Ernest, Nazioni e nazionalismo, Editori riuniti, Roma 1985
Hobsbawm Eric J. e Ranger Terence, L'invenzione della tradizione, Einaudi, Torino 1987
Ghiretti Maurizio, Storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo, Bruno Mondadori, Milano 2002
Levis Sullam Simon, L’archivio antiebraico. Antisemitismo e questione ebraica oltre il Novecento, Laterza, Roma-Bari 2008

Le immagini

1. La distinzione razziale

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Copertina del primo numero della rivista “La difesa della razza”, anno I, n. 1, 5 agosto 1938. In alto a sinistra sotto al titolo si legge: "Sempre la confusion delle persone / principio fu del mal della cittade" (Dante-Paradiso XVI).

Esamina l'immagine
1. Cosa ha scelto l'illustratore per rappresentare la “razza italica”? Perché?
2. Quale è la proprietà di tutti i visi raffigurati?
3. Quale è secondo te il motivo per usare delle statue al posto di fotografie di persone reali?
4. Che tipo di spada è quella che separa la “razza italica” dalle altre? A che periodo storico fa riferimento?
5. Osserva la mano che impugna la spada. A chi può appartenere?
6. Osserva e commenta sia la disposizione sia le dimensioni dei tre soggetti.
7. Perché usare come commento dell'immagine proprio una frase di Dante Alighieri?

Analisi iconografica
L'immagine di copertina del primo numero della “Difesa della razza” divenne il simbolo della rivista. Un viso raffigurante la presunta “razza italica”  viene diviso dalle “razze” ebraica ed africana.
La scelta di una statua greca (il Doriforo di Policleto) fu influenzata dagli schemi dell'estetica nazista, ma nell'immaginario del lettore italiano rimanda al mondo classico della Roma antica: il viso marmoreo si presta a rappresentare la “razza italica”, inserendosi all'interno di una propaganda ideologica intrapresa dal regime già dal 1935: raffigurare i fascisti come gli eredi della stirpe romana (“i romani della modernità”, come li ha definiti Emilio Gentile (Gentile 1993, p. 129 e sgg.) e il fascismo come compimento dell'opera civilizzatrice dell'impero di Roma. Gli italiani venivano così raffigurati quali depositari delle virtù fisiche e spirituali degli antichi romani.
Tutti i visi hanno caratteri fisionomici fortemente accentuati, in base alla strategia di assegnare caratteri fisici e dunque biologici ed immutabili agli individui. Il viso semita è una caricatura di terracotta del III sec. d.C. La scelta di rappresentare i tre visi attraverso tre diversi materiali aveva l'effetto di suggerire l'irriducibile diversità nella natura dei soggetti (Cassata 2008, p. 343).
L'uso di due statue al posto di fotografie risponde alla volontà sia di indicare una immutabilità dei caratteri biologici sia di far riferimento ad una tradizione e ad una cultura su cui poggiare e legittimare la distinzione razziale, dimostrandone anche la presunta continuità storica.
Sempre all'ideale di “moderna romanità” fa riferimento l'uso del gladio, l'antica spada delle legioni romane che fu uno dei simboli del fascismo italiano. Essa è impugnata da una mano giovane e curata che rimanda probabilmente alla determinante funzione attribuita dal regime all'educazione e al ruolo delle giovani generazioni nate e cresciute sotto il totalitarismo fascista.
I tre visi sono disposti in modo tale che la “razza italica” rimanga dietro ai due soggetti in primo piano contro cui si rivolge la discriminazione razziale,  mentre le dimensioni dei visi seguono una regola inversa da quella prospettica: la maggiore grandezza del viso romano corrisponde alla sua presunta superiorità razziale.
Tra il titolo e l'immagine campeggia una citazione di Dante (che rimarrà una costante della rivista): il riferimento al padre della lingua italiana, fonte di identificazione nazionale, costituisce un tassello della collaudata strategia di legittimazione storica del nuovo razzismo fascista attraverso la strumentalizzazione della tradizione culturale.

2. Razzismo e caratteri fisionomici

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Da “Il Giornalissimo”,  Roma, 2 ottobre 1938, p. 3, Centro Furio Jesi, Bologna, in L'offesa della razza, p. 82. “Il Giornalissimo” era una rivista a sfondo razzista che iniziò le sue pubblicazioni nel febbraio del 1938. Nella didascalia si legge: "Questo disegno, ritagliato seguendo la cornice, si presta ad un istruttivo e dilettevole esperimento. Dietro queste figure si nasconde l'ebreo. Basta piegare il disegno in modo da sovrapporre le lineette orizzontali della parte inferiore a quelle della parte superiore per avere due tipici esemplari di mezzo-ebreo, e, piegando ancora il foglio in modo da far combaciare fra loro le lineette verticali, salterà fuori la tipica faccia del giudeo".

Esamina l'immagine
1. Quale è secondo te la funzione di assegnare un messaggio razzista ad un “gioco”.
2. Oltre  al compito di diffondere gli stereotipi iconografici tipici dell'antisemitismo, quale è il messaggio che viene più volte ripetuto nel titolo e nella didascalia?

Analisi iconografica
Il “gioco” ha la funzione di insegnare quelli che, secondo il pregiudizio antisemita, sarebbero i caratteri fisionomici peculiari dell'ebreo. Tale stereotipo iconografico era da tempo diffuso nella cultura popolare europea nonostante non trovasse alcuna corrispondenza con la realtà.
Il “gioco” fornisce una dimensione ludica al comportamento razzista, affiancando - come viene dichiarato dalla didascalia - il “dilettevole” all'“istruttivo”. Il foglietto poteva inoltre essere portato con sé e mostrato ad amici, parenti e conoscenti.
Particolare enfasi viene dedicata all'idea che l'ebreo si nasconda fra la popolazione. Frasi come “l'ebreo c'è ma non si vede”, “dietro queste figure si nasconde l'ebreo”, “trovare il giudeo” o “salterà fuori la tipica faccia del giudeo”, instillano la convinzione di un elemento estraneo alla società che tenta di confondersi occultando la sua “irriducibile” diversità. Il lettore è invece invitato a scovarla imparando a distinguere l'”altro da sé”:  l'ebreo additato come il nemico interno.

3. Romanità e "razza italica"

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Calendario del 1939, parla via, Torino. Collezione Doria, Roma. In L'offesa della razza, p. 77.

Esamina l'immagine
1. A quale epoca e al quale civiltà il calendario collega la “razza italica”?
2. A quale messaggio corrisponde la disposizione delle figure?
3. Cosa possono simboleggiare i singoli oggetti tenuti dalle persone raffigurate?

Analisi iconografica
Il calendario rappresenta l'esito dell'ampia operazione ideologica che dalla metà degli anni 30 vide la propaganda del regime impegnata a stabilire un legamento fra la grandezza dell'impero romano è quella dell'impero fascista.
Grandi operazioni urbanistiche (come il recupero del mausoleo di Augusto, la sistemazione dell'Ara Pacis, la costruzione di Via dei fori imperiali), imponenti esposizioni come la “Mostra augustea della romanità”, e ancora materiali propagandistici come francobolli, medaglie e riviste, furono utilizzati per presentare il fascismo come il regime che resuscitava la grandezza imperiale e la missione civilizzatrice dell'antica Roma. In questo contesto, Mussolini era ha rappresentato come il prosecutore di Augusto e gli italiani come i discendenti della stirpe romana. Nel 1938, al di là dell'effettiva influenza ideologica sulla popolazione, fu quindi facile trasformare questa eredità “spirituale” e “culturale” in una sorta di discendenza razziale.
 Nel calendario, gli antichi romani sono disposti in fila mentre camminano verso un unico obiettivo indicato dalla statua della Vittoria alata e dal bambino disposto sotto di essa: entrambi rappresentano il vittorioso futuro verso cui la nazione è in cammino.
Tutti gli oggetti della scena hanno un loro preciso significato simbolico.  Gli strumenti agricoli rimandano al valore del lavoro per la costruzione della nazione fascista, il fascio di grano alla “battaglia per il grano” (inaugurata nel 1925 per aumentare la produzione e diminuire l'importazione dall'estero), i frutti della cesta all'abbondanza e al benessere, il bambino alla fertilità e alle campagne fasciste per l'incremento demografico. Infine i guerrieri rappresentano la più ampia cornice del combattentismo dell'ideologia fascista e dell'organizzazione paramilitare di larghi strati della popolazione giovanile.

4. Donne ed eredità genetica

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Illustrazioni dell'articolo La donna depositaria dei caratteri della razza,  in "La difesa della Razza", a. II n. 4, 20 settembre 1938

Esamina l'immagine
1. Osservando le tre immagini, esamina quale semplice espediente grafico avrebbe dovuto dimostrare l'evidenza di un'ereditarietà genetica fra gli antichi romani e i moderni italiani.
2. Perché a tuo giudizio vennero scelte proprio le donne per illustrare il presunto legame genetico sostenuto dall'articolo?

Analisi iconografica
Per la propaganda del regime, dopo aver realizzato l'ardito collegamento tra l'ideale del disciplinato e virtuoso antico romano e il nuovo uomo fascista, il passo seguente fu trasformare questa connessione  “spirituale” e “culturale” in una discendenza genetica di tipo razziale.
Scienziati e intellettuali furono mobilitati per istituire e diffondere la concezione di una parentela biologica, la quale, come illustrano le immagini, sarebbe stata comprovata dalla “evidente”  somiglianza fisionomica fra i visi delle statue greco-romane e quelli delle donne italiane. La scelta di fotografie somiglianti alle statue e collegate ad esse da frecce o semplici accostamenti avrebbe dovuto fungere da immediata constatazione delle tesi contenute negli articoli pseudoscientifici.
L'utilizzo di figure femminili rispondeva al tentativo di dimostrare il collegamento razziale attraverso l'eredità genetica che la madre (definita “depositaria dei caratteri della razza”) trasmette ai figli.

5. Romanità e antisemitismo

“La difesa della razza”, anno II, n. 16, 20 giugno 1939

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“La difesa della razza”, anno I, n. 4, 20 settembre 1938

 Esamina l'immagine
1. Quale è l'obiettivo di raffigurare all'ombra di un arco romano dei visi che rimandano allo stereotipo della razza semitica?
2.  Quale è il chiaro messaggio insito nella figura n. 2? Perché usare il viso di una statua romana?

Analisi iconografica
Una volta creata l'artificiosa connessione fra antichi romani e moderni italiani (uniti dalla presunta appartenenza alla medesima “razza italica”)  fu possibile rappresentare l'antisemitismo accostandolo al simbolo della romanità.
Nella prima immagine, tre figure stereotipate della “razza semitica” si nascondono e sopravvivono all'ombra della civiltà romana rappresentata dall'arco.
Nella seconda copertina, il simbolo della stella di David diventa una macchia che deturpa irrimediabilmente l'armonia romana di un viso “italico” (la statua di Antinoo). Entrambe le immagini invitano a individuare la presenza di elementi che si pretende di definire estranei e dannosi alla cultura e alla popolazione italiana.

6. I meticci e l'ibridismo

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“La difesa della razza”, anno IV, n. 3, 20 febbraio 1940

“La difesa della razza”, anno III, n. 8, 5 dicembre 1940

Esamina l'immagine
1) Perché usare dei simboli di morte come frutto dell'unione fra bianchi e neri?

2) Cosa noti di particolare ed incongruo nei visi e nelle mani delle due immagini?

Analisi iconografica
La lotta contro le unioni fra italiani delle colonie africane e popolazione nera precedette la promulgazione delle leggi antisemite. Specifici provvedimenti penali furono previsti per gli uomini che si sarebbero uniti stabilmente ad una donna africana. Contemporaneamente venivano discriminati i figli “meticci” nati dalle coppie miste.
Gli scienziati razzisti giustificarono i divieti del regime con la teoria della infertilità degli ibridi: si trattava una teoria che proveniva dalla botanica ma che non trova alcuna validità scientifica all'interno di una stessa specie animale, dove anzi l'incrocio è uno dei fattori che portano alla sua evoluzione.
Nelle due immagini, l'infertilità degli accoppiamenti “meticci”  viene rappresentata inserendo fra le due figure un simbolo che rimanda alla morte, sia esso un teschio oppure fiore senza vita.
Si noti inoltre che non vengono raffigurati un uomo e una donna, ma sia i visi che le mani sono entrambi femminili: l'infertilità etnica veniva dunque raffigurata come l'infertilità fra due individui dello stesso sesso, facendo riferimento ad un'altra persecuzione messa in atto dal regime: quella contro gli omosessuali. In queste immagini, il messaggio della condanna dell'omosessualità femminile viene usato per rinforzare quello contro le unioni interetniche.

7. Razzismo e violenza sessuale

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Copertina della rivista “La difesa della razza”, anno II, n. 11, 5 aprile 1939

Manifesto del “Nucleo Propaganda”, 1944, Biblioteca Civica di Biella, da L'offesa della Razza, p. 91.

Esamina l'immagine
1) Perché il tema della violenza sessuale da parte di individui di un altra “razza” si presta ad essere particolarmente efficace nella propaganda razzista?

2) Attraverso quali motivi grafici viene rappresentata la contrapposizione fra la donna e i suoi aggressori.

3) A chi si rivolge il manifesto “difendila!”?

Analisi iconografica
Il tema della violenza sessuale contro le donne ad opera di individui di un altra “razza” si ritrova spesso nella propaganda razzista  perché si presta a fornire un contenuto emotivo forte da utilizzare contro l'”altro da sé”.
Nella prima immagine, al di là del reale soggetto iconografico del quadro, al lettore viene presentato il tentativo di seduzione di una candida e giovane fanciulla bianca da parte di due individui più anziani riconoscibili per i tratti somatici stereotipati del nero e dell'ebreo. La ragazza è invece in atteggiamento pudico e tenta di non essere svestita.
Il secondo manifesto raffigura invece un soldato statunitense, che per la propaganda fascista costituiva l'invasore straniero venuto a occupare la terra italiana. Ciò veniva raffigurato come il tentativo di stupro da parte di un militare nero in preda ad un'irrefrenabile desiderio erotico rappresentato dagli sconvolti lineamenti del volto e dalle rapaci mani ad artiglio (L'offesa della razza, p. 91).
Nel manifesto si richiama lo spettatore alla difesa della nazione utilizzando l'universo simbolico della propria famiglia messa in pericolo dall'”invasore”.