Il Sessantotto nella London School Of Economics (LSE)
Le agitazioni alla London School Of Economics (LSE) erano iniziate nel gennaio del 1967 quando i 2900 studenti provenienti da diversi paesi – 324 americani, 161 europei, 213 asiatici, 23 provenienti dalla Indie occidentali, 40 sudamericani, 25 australiani, 9 neozelandesi – si erano ribellati alla nomina a direttore del prestigioso istituto di Walter Adams accusato di aver dimostrato una quiescenza praticamente identica ad un collaborazionismo integrale nei confronti del regime razzista di Smith durante il periodo trascorso all’università multirazziale della Rodhesia. Il «Times» dedicò alla protesta la prima pagina relegando gli articoli sui risultati elettorali francesi in terza pagina. A guidare i sit-in e le numerose manifestazioni di protesta che paralizzarono per ben due mesi le attività universitarie e che ebbero il sostegno di Bertrand Russel e della vedova ultra ottantenne di Harold Laski, direttore e anima della LSE negli anni ’30, erano il sudafricano David Adelstein, 20 anni, e l’americano Marshall Bloom, 22 anni. Questi, occhialuto con barbetta, aveva già un passato di agitatore professionale: in America aveva diretto “Civil Rights” e “Amhert Student”, due riviste di estrema sinistra, ed era stato tra quelli che nel giugno 1966 aveva abbandonato l’aula magna durante un discorso di MacNamara.
Da: F. Russo, Il ribelle nell’uovo di Pasqua, «L’Espresso», 12 marzo 1967, 12. L’articolo è, a nostro avviso, particolarmente interessante perché ci aiuta a comprendere l’importanza della circolazione non solo delle idee ma anche delle persone nel diffondersi tanto della cultura collettiva quanto di quella protestataria almeno per ciò che concerne le democrazie occidentali.