Curato da Ornella De Rosa e Donato Verrastro, Appunti di viaggio. L’emigrazione italiana tra attualità e memoria, riunisce una serie di contributi, note e spunti, presentati in occasione
di un convegno – tenutosi nel 2005 presso l’Università di Salerno – sul fenomeno emigratorio in Italia. L’esodo, che tra la fine dell’Ottocento e la fine del Novecento ha portato circa 26 milioni
di italiani ad espatriare, è qui analizzato come lente storica e sociologica attraverso cui sondare alcune peculiarità dell’identità del nostro paese.
È da sottolineare positivamente il carattere multidisciplinare dei molti e diversissimi contributi, che spaziano in molteplici direzioni. Dall’analisi dei caratteri storico-antropologici del
fenomeno migratorio nel suo complesso, in quanto processo di rappresentazione della collettività; alla ricostruzione – attraverso lettere, fonti letterarie e giornalistiche – delle biografie dei
migranti, scendendo nei percorsi e nel vissuto dei soggetti, nelle sue fasi successive e molteplici sfaccettature: dall’attenzione ai contesti di provenienza a quelli di arrivo, senza mancare di
soffermarsi sul significato psicologico e antropologico del viaggio. Ne emerge una panoramica completa e complessa, il cui filo rosso rimane l’ottica della mobilità come «manometro
attraverso cui misurare le complessive e profonde trasformazioni economico-sociali, politico-istituzionali e culturali» (14) della storia italiana.
Il volume si suddivide in tre parti che procedono dal generale al particolare. Nella prima parte, L’esodo italiano: problemi, modelli ed interpretazioni, figurano bilanci sullo stato degli
studi migratori in Italia e momenti di confronto su alcuni temi chiave (globalizzazione, diaspora, analisi diacronica tra vecchio esodo e nuovi arrivi) da parte di alcuni dei maggiori studiosi del
fenomeno. Il saggio di apertura di Andreina De Clementi introduce direttamente il lettore al cuore del grande racconto dell’emigrazione italiana quale «autoritratto» della nazione in grado di
riassumere ed evidenziare «i connotati antropologici di strati e ambienti sociali altrimenti relegati nell’ombra» (p. 27), marcati dalla grande capacità di flessibilità e versatilità alla base del
fenomeno delle cosiddette «catene migratorie», che delineano geografie tanto complesse quanto legate alle diverse strategie familiari.
La seconda parte, Tra memoria e narrazioni: epistolari, giornali e letteratura, è tutta incentrata sull’esperienza diretta dell’emigrante: il viaggio come momento segnante dell’esperienza
migratoria, la corrispondenza con la famiglia di origine come espressione dell’ampio campo valoriale su cui si fondavano prospettive e attese, il romanzo come espressione della memoria e
dell’universo psicologico del migrante, il leit motiv della nostalgia come elemento costitutivo dell’identità.
Nella terza parte, Le dinamiche all’estero: itinerari, associazioni ed istituzioni, alcune ricerche più recenti dilatano il campo di indagine a località tradizionalmente non
contemplate dagli studi trascorsi. Contesti nuovi e diversi – come la Svezia, il Sud Africa, la Colombia e il Caribe – ma storie tutto sommato simili, segnate dall’importanza dell’associazionismo
quale immancabile strumento di integrazione e momento di trasformazione, ma anche di conservazione, della tradizione. Si tratta dunque nel complesso di un panorama assai ampio e variegato, che
induce ad inevitabili riflessioni sull’attualità, pur nella differenza dei contesti storici e geografici, a proposito del rapporto tra l’Italia e le tante “Italie fuori dall’Italia”.
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