L’importante guida di Kaesler alla vita e alle opere di Max Weber si segnala innanzitutto per la sua accuratezza e il suo livello di dettaglio. Dopo un non avaro capitolo sulla vita dello studioso,
Kaesler si sofferma su tutte le sue opere, esponendo di ogni lavoro gli intenti, il contenuto e la struttura argomentativa. Gran parte dei capitoli sono dedicati a questa minuziosa esposizione che
può talvolta risultare pedante, ma che ben si integra con l’intento primario dell’autore.
Non si tratta qui, come ben chiarito nella Prefazione, di ripresentare l’immagine convenzionale e distorta di un Weber come principalmente metodologo delle scienze umane. Non è possibile
infatti separare nel suo scrupoloso lavoro il contenuto dal metodo, tanto che egli stesso non si dedicò mai a lavori unicamente ed espressamente metodologici. Solo all’interno dei
suoi studi empirici, che hanno anche contribuito ad inserire strumenti come i questionari, il campionamento e i calcoli statistici nella ricerca sociologica, si sono sviluppati e sono stati
trattati i concetti più celebri della sua metodologia quali il «comprendere» e il «tipo ideale».
Non per questo vengono minimizzati i rapporti di Weber con il dibattito filosofico-epistemologico che in quegli anni aveva protagonisti come Simmel, Dilthey, Neurath, Windelband e Rickert. In tal
modo il testo di Kaesler non cade in nessuna semplificazione e riesce invece a sottolineare le ambiguità, i mutamenti e l’interna dialettica della riflessione di Weber.
Questo approccio rende il confronto con le analisi storiche compiute dal grande sociologo molto più sereno. Si tratta di un aspetto che a Kaesler sta molto a cuore chiarire. Weber non assegna al
suo apparato concettuale una qualche «essenza storica», non pensa, ad esempio, di cogliere attraverso i «tipi ideali» il reale andamento della storia al di là dei suoi «accidenti», come in una
lettura forzatamente hegeliana, ma è invece ben conscio del loro ruolo puramente euristico.
È alla luce di questa considerazione che va intesa anche la sua sociologia «comprendente». Alla base della società e dei suoi mutamenti c’è sempre il singolo con le sue azioni e il senso che
attribuisce loro. Lo studioso deve adottare anche il «tipo ideale» della condotta puramente razionale per comprendere il senso delle azioni sociali dei singoli e poi dei gruppi, ma ciò non
significa relegare in secondo piano tutti gli aspetti non razionali della condotta umana, che invece giocano un ruolo assolutamente essenziale. Tuttavia, allo stesso tempo, riconoscere l’importanza
di questi ultimi non deve portare a rifiutare ogni possibile schema interpretativo, rinunciando quindi ad un approccio scientifico allo studio della società: «Weber vuole soprattutto correggere
quegli storici che pensano che la varietà e il costante mutamento degli oggetti storici non permettano di adoperare concetti stabili e precisi. Proprio perché condivide la visione della realtà come
“caos” disordinato [privo di una banale e dogmatica “filosofia della storia”], sostiene con vigore ancora maggiore la richiesta di concetti “precisi”».
In conclusione, il testo di Kaesler è un’ottima ed equilibrata introduzione alla figura di Weber. In appendice è presente anche un’accurata bibliografia delle opere del sociologo, che riporta anche
la traduzione italiana ove presente. Si sente tuttavia la mancanza di un indice degli argomenti, estremamente utile ad un testo come questo, costruito sulla cronologia delle opere.
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