Storicamente. Laboratorio di storia

Comunicare storia

Il tardoantico. Un percorso didattico. Con una bibliografia selettiva

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È difficile comprendere quali siano i ‘limiti’ temporali, ma anche geografici, del tardoantico. Il dibattito storiografico presenta varie periodizzazioni: anche il lessico utilizzato non è univoco (crollo, tramonto, trasformazione etc.). L’interesse per questa nuova età, in bilico tra antichità e medioevo, è moderno, o, meglio, contemporaneo: il termine «tardoantico» (Spätantike) venne usato per la prima volta dallo storico dell’arte Riegl nel 1901; da allora, per una sostanziale rivalutazione storiografica dei secoli centrali del primo millennio d.C., l’attenzione per le ‘moderne’ specificità di questo periodo non venne mai meno: a tal proposito Giardina (1999) parla di una vera e propria «esplosione di tardoantico».

Se i termini crollo e caduta si riferiscono all’improvviso cedimento dell’autorità politica dell’Impero romano d’Occidente, fissato nel 476 con la deposizione di Romolo Augustulo, e se le parole declino, decadenza, tramonto, crisi e fine intendono concentrarsi sul lento e progressivo deterioramento di una civiltà, le più ‘moderne’ espressioni trasformazione, transizione e processo considerano i fenomeni storico-culturali di lungo e lunghissimo periodo, fino a individuare la necessità di introdurre una nuova età, il tardoantico appunto (cfr. Guarracino 2001). Le etichette di «basso impero» (i tre secoli successivi alla morte di Marco Aurelio) e «alto medioevo» (la seconda metà del primo millennio dell’era cristiana) sono diventate inadeguate, troppo strette: allora sono comparse periodizzazioni diverse, avendo, a volte, il precipuo obiettivo di essere euristiche, di sondare e ricercare nuovi percorsi, nuove interpretazioni. Per alcuni storici il tardoantico si estende dal IV al V secolo d.C. (come Cameron 1995), ma sono stati proposti anche archi cronologici più ampi, come quello compreso tra il 284 e il 602 (Jones 1964) o quello tra il 200 e il 600 (Marrou 1977) o persino quello tra Marco Aurelio e Maometto (Brown 1974).

Gli studiosi hanno individuato principalmente quattro ‘cause’ (interne o esterne, “materiali” o “morali”) della caduta, del tramonto, della transizione (cfr. Guarracino 2001): le invasioni barbariche (o migrazioni germaniche: causa esterna e materiale, ma anche morale, considerando il fatto che ci fu il contatto tra culture profondamente diverse); i disordini sociali del III-V sec. (causa interna materiale; questa posizione è stata proposta soprattutto dalla critica marxista); i limiti dell’espansione militare e imperiale (cause interne materiali); la forza dirompente del cristianesimo (causa morale esterna, e poi anche interna: acquisisce un forte valore simbolico la costantiniana estensione della libertà religiosa all’Oriente del 313).

I periodi di transizione sono stati molteplici, ma se ne possono individuare particolarmente due: quello compreso tra il 220 e il 280 e quello tra il 550 e il 640. Il primo è caratterizzato dall’assorbimento del cristianesimo e delle popolazioni barbariche nel mondo romano, ma si devono ricordare anche, per esempio, la divinizzazione dell’imperatore, la militarizzazione dell’impero e l’irrigidimento delle classi sociali (decurioni, soldati, mercanti, artigiani, coloni). Nel secondo periodo si assiste, oltre alle terribili epidemie di peste bubbonica, al fallimento del tentativo di restaurazione imperiale di Giustiniano e alla creazione dell’impero arabo.

I ‘confini’ del tardoantico, dunque, possono essere individuati, da una parte, nella forza destabilizzante del cristianesimo (formazione e consolidamento dell’impero cristiano) e, dall’altra, in quella altrettanto destabilizzatrice dell’Islam (formazione e espansione dei califfati).

Si desidera proporre qui uno schema di programmazione di un percorso modulare sul tardoantico. Esso si declina secondo direttrici non monotestuali ma intertestuali, non monodisciplinari ma interdisciplinari, non monoculturali ma interculturali: una proposta pedagogico-didattica caratterizzata dalla laboratorialità e dal pluralismo, dalla problematizzazione e dalla metariflessione. Un progetto che si va a inserire in modo organico in una pedagogia e didattica dell’antico che deve ancora formarsi, che prende in considerazione principalmente la complessità della dimensione dell’alterità, allo stesso tempo culturalmente vicina e lontana: e questa alterità (greca e latina) può essere sondata in profondità con gli strumenti dell’ermeneutica (storicizzazione, interpretazione, attualizzazione e valorizzazione).

Il titolo del modulo è Il tardoantico: interpretazioni e periodizzazioni. Con questo itinerario didattico, attraverso un lavoro che utilizza metodologie e strumenti disciplinari e didattici vari e diversi, si desidera comprendere la complessità del fare storia, relativamente all’età presa in considerazione; mediante un esempio altamente formativo, si vuole far lavorare, in modo didatticamente mediato, le studentesse e gli studenti con le fonti e con i materiali storiografici. L’area tematica e disciplinare coinvolge la storia e la storia dell’arte, e la letteratura greca e latina se si agisce in un liceo classico. Tenendo in debita considerazione le indicazioni ministeriali vigenti relative all’insegnamento-apprendimento della storia (D.M. 4 novembre 1996, n. 682 [Modifiche delle disposizioni relative alla suddivisione annuale del programma di Storia]), i destinatari dell’azione didattica sono le alunne e gli alunni di un secondo anno delle scuole secondarie superiori. Le indicazioni della riforma Brichetto Arnaboldi Moratti (D.Lgs. 17 ottobre 2005, n. 226 [Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53], Allegato C/2 [Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati dei percorsi liceali. Piano degli studi e Obiettivi specifici di apprendimento]) collocano il periodo tardoantico all’interno del primo biennio dei licei: si può, così, prevederne comunque lo studio nel secondo anno.

L’organizzazione dei tempi prevede 30 ore; quella degli spazi contempla la classe, la biblioteca scolastica e le biblioteche extrascolastiche, le aule “multimediali”. Tra gli strumenti, i mezzi e i materiali che si desiderano utilizzare ci sono i libri in adozione, i libri non in adozione (reperibili in biblioteca e/o in libreria), gli articoli e i saggi su rivista (reperibili in biblioteca), i materiali informatici (soprattutto Internet). Ci si può avvalere di diverse metodologie formative, come le lezioni frontali, i lavori di gruppo, gli approfondimenti individuali, le discussioni guidate, l’utilizzo degli strumenti informatici; si devono, inoltre, considerare e rispettare gli stili cognitivi e espressivi delle studentesse e degli studenti, anche attraverso l’individualizzazione (e, attentamente, la personalizzazione) dei percorsi formativi. Il lavoro prevede principalmente queste metodologie disciplinari: l’analisi e l’interpretazione delle fonti, lo studio del dibattito storiografico, la scrittura di un breve testo storiografico sulla base dei materiali utilizzati.

Gli obiettivi del modulo sono:
1. conoscere gli eventi storico-culturali dell’età tardoantica;
2. saper utilizzare le fonti messe a disposizione per fare storia;
3. conoscere il dibattito storiografico sul tema affrontato;
4. produrre un semplice e breve brano storiografico utilizzando gli strumenti e i linguaggi specifici.

I prerequisiti individuati sono:
1. conoscere gli eventi storico-culturali precedenti l’età tardoantica;
2. conoscere i concetti di traccia e di fonte;
3. conoscere le modalità di utilizzo delle fonti;
4. comprendere i testi storiografici scolastici e quelli specialistici.

Come stimolo iniziale si può presentare l’argomento e riflettere collettivamente (anche attraverso un brainstorming) sui concetti di crollo, caduta, declino, decadenza, tramonto, crisi, fine, trasformazione, transizione, processo.

Dopo aver verificato i prerequisiti con adeguate prove scritte e orali, si prevedono attività di consolidamento e/o recupero degli stessi, relativamente, per esempio, alle conoscenze dell’età precedente quella tardoantica e alla comprensione del lavoro dello storico (fonti e dibattito storiografico).

Il modulo presenta 3 unità di apprendimento, che prevedono, ciascuna, contenuti e metodologie disciplinari e formative diversi:
1. presentazione di un sintetico panorama storico-culturale dell’età presa in considerazione (10 ore);
2. lavoro sulle fonti iconografiche (anche numismatiche): si desidera rilevare e interpretare i cambiamenti nella rappresentazione delle figure umane (soprattutto nei ritratti) e metterli in relazione ai mutamenti culturali (visione del potere, concezione dell’uomo rispetto alla divinità, funzione della raffigurazione etc.) (10 ore);
3. lavoro sulla storiografia: dibattito storiografico sulla periodizzazione del tardoantico, attraverso la lettura diretta di (alcune parti di) testi specialistici (10 ore).

Sono previste alcune verifiche orali (colloqui) e scritte (questionari a risposta chiusa, esercizi di produzione di brevi testi storiografici etc.) in itinere per poter controllare il processo di apprendimento delle studentesse e degli studenti: costantemente devono essere presenti le verifiche e valutazioni formative, che possono essere prevalentemente di tipo ‘dialogico’. Per il recupero delle conoscenze e delle competenze non acquisite vengono organizzate azioni didattiche che intendono recuperare le conoscenze del panorama storico-culturale generale del tardoantico e quelle relative a specifici temi affrontati e migliorare la produzione di brevi testi storiografici, e che aiutano a utilizzare in maniera corretta le “tracce” messe a disposizione, in modo tale che possano essere utilizzate come fonti. Per l’approfondimento teorico e pratico è possibile creare schemi e mappe concettuali, consolidare le conoscenze relative a alcuni argomenti che le scolare e gli scolari ritengono di particolare interesse, affinare sia le capacità di analisi, commento e interpretazione di testi storiografici letti sia quelle di utilizzo delle fonti.

Per la verifica e la valutazione complessiva finale (o sommativa) sono previste numerose prove orali e una prova scritta.

La verifica scritta, di due ore, consiste in 12 quesiti a risposta multipla, in 5 quesiti a risposta singola (breve), nell’analisi di alcune fonti riprodotte in fotocopia (produzione di una trattazione sintetica di 150 parole) e nella produzione di una trattazione sintetica di 150 parole sul dibattito storiografico intorno alla periodizzazione del tardoantico.

Le verifiche orali consistono in colloqui sugli argomenti affrontati e su alcuni problemi che interessano le alunne e gli alunni in modo particolare.

Per elaborare le conoscenze e le competenze che le studentesse e gli studenti devono raggiungere, l’insegnante può ricorrere ai seguenti contributi critico-scientifici.

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G.W. Bowersock, P. Brown, O. Grabar (eds.), Interpreting late antiquity. Essays on the postclassical world, Cambridge (Mass.), Belknap Pr. of Harvard University Press, 2001;
H. Brandt, Geschichte der römischen kaiserzeit. Von Diokletian und Konstantin bis zum Ende der Konstantinisschen Dynastie (284-363), Berlin, Akademie Verlag, 1998;
P. Brown, La genesi della tarda antichità, tr. it. Torino, Einaudi, 2001 [The Making of Late Antiquity, Cambridge (Mass.)-London, Harvard University Press, 1978];
P. Brown, Potere e cristianesimo nella tarda antichità, tr. it. Roma-Bari, Laterza, 1995 [Power and Persuasion in Late Antiquity. Towards a Christian Empire, Madison-London, The University of Wisconsin Press, 1992];
The Cambridge Ancient History, Cambridge, Cambridge University Press: voll. XII (193-324, 1939), XIII (337-425, 1998), XIV (425-600, 2000);
Av. Cameron, Storia dell’età tardoantica, Milano, Jaca Book, 1992;
Av. Cameron, Il tardo impero romano, tr. it. Bologna, il Mulino, 1995 [The Later Roman Empire, London, Fontana Press, 1993];
Av. Cameron, Un impero, due destini. Roma e Costantinopoli fra il 395 e il 600 d.C., tr. it. Genova, Ecig, 1996 [The Mediterranean World in Late Antiquity AD 395-600, London-New York, Routledge, 1993];
Av. Cameron, The ‘Long’ Late Antiquity: a Late Twentieth-Century Model, in T.P. Wiseman (ed.), Classics in Progress. Essays on Ancient Greece and Rome, London, Oxford University Press, 2002, 165-191;
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