L'adattamento degli indirizzi
Per rendere possibile il collegamento diretto fra indirizzi dei dati storici del database e quelli dello shapefile riferito al giorno d’oggi è stato necessario effettuare diverse operazioni di conversione attenta degli indirizzi storici: è stata resa maiuscola la formattazione del carattere della denominazione della via ed è stata eliminata l’abbreviazione “N.” che precedeva il numero civico in modo che avessero la stessa scrittura del campo di destinazione. In seguito sono stati convertiti i nomi degli indirizzi storici nei nominativi riferiti al presente riportati dal tematismo del Comune; ad esempio Rua Grande era diventata via Luigi Carlo Farini alcuni decenni dopo l’Unità d’Italia e via Scimia era stata denominata via Nazario Sauro nel 1917 [1]. Il numero di modifiche da eseguire variavano in base all’epoca dei documenti che avevano fornito questi dati ad indirizzo preciso: le Notificazioni d’Arte, e Commercio del 1807 presentavano solamente i nomi “vecchi” delle strade; questi si evolvevano gradualmente nei pozzi del 1879 o nei commerci del 1888, fino ad essere quasi del tutto coincidenti con quelli attuali nelle attività commerciali del 1911– 1917. Per effettuare queste conversioni di nominativi è stata utile la consultazione mirata del materiale bibliografico e documentario, in particolare di una tabella di corrispondenze fra vecchie e nuove denominazioni elaborata da Giordano Bertuzzi nel primo volume di Il rinnovamento edilizio a Modena nella seconda metà del Settecento [2].
Una parte dei numeri civici riferiti a queste vie non corrispondeva alla numerazione presente nello shapefile del Comune; in questo caso è stato necessario fare riferimento ai vari cambiamenti avvenuti rispetto alla numerazione delle case nelle vie a partire dal 1786 fino ai giorni nostri. In quella data era stata compilata una registrazione sistematica delle case presenti in città: esse erano state numerate per edificio, in progressione ed in abbinamento ad una lettera in base alla zona di Modena ove erano situate [3]. La numerazione della case è cambiata nel 1865 [4]: da quel momento si basò sulle singole unità abitative e commerciali presenti su ogni strada, il conteggio dei civici partiva dal numero uno per ogni via, posizionando su un lato i numeri pari e sull’altro quelli dispari (con una numerazione simile a quella attuale). Questa suddivisione dei civici è stata successivamente ritoccata ed incrementata fino agli anni Venti del Novecento con la creazione di nuove strade e nuovi quartieri nelle zone dell’espansione cittadina [5].
La numerazione delle vie dei pozzi del 1879, dei commerci del 1888 e delle botteghe del Novecento non ha presentato particolari problemi di conversione. Al contrario, quella delle attività commerciali del 1807 ha richiesto alcune operazioni preliminari di documentazione diretta sul posto, percorrendo le vie del centro cittadino segnalate nei miei dati e fotografanto ed annotando i numeri civici risalenti alla seconda metà del Settecento e alla prima dell’Ottocento in corrispondenza con quelli attuali. In alcuni casi è stato possibile trovare esattamente la corrispondenza fra il numero civico napoleonico di riferimento della bottega e quello odierno, mentre per gli altri è stata in generale fornita una collocazione abbastanza prossima a quella del tempo: se il numero civico di un commercio del 1807 era 1605 e sul posto risultava che il 1604 corrispondeva al numero 28 ed il 1606 al 20, facendo la media fra di essi e considerando che il 1605 doveva essere sul loro stesso lato, il numero civico 24 risultava una buona approssimazione della posizione originale della bottega.
In seguito a questi sopralluoghi è divenuto evidente che diversi indirizzi napoleonici impossibili da collocare si riferivano ad alcune zone particolari, come l’area nei pressi di via Albinelli e in quella compresa fra via Coltellini e via Blasia; ciò risulta molto interessante considerando che queste due zone sono state interessate dagli sventramenti urbanistici all’inizio del Novecento. La presenza di molti dati commerciali condizionanti l’igiene nel 1807 conferma da una parte la densità commerciale delle due zone anche all’inizio dell’Ottocento; dall’altra dimostra che molte di queste botteghe appartenevano effettivamente a quelle classificabili come “pericolose” per l’igiene e la sicurezza della città, giustificando così le motivazioni dell’opera di bonifica e riordino delle aree effettuata con gli sventramenti [6].
Note
[1] Cfr. Atti del Consiglio Comunale di Modena - Anno Amministrativo 1916 - 917, Modena, Toschi e C., 1921, seduta dell’11 maggio 1917; seduta del 25 maggio 1917.
[2] Cfr. Giordano Bertuzzi, Il rinnovamento edilizio a Modena nella seconda metà del Settecento, Vol. 1, Biblioteca – Serie Speciale, Modena, Aedes Muratoriana, 1981, pp.191 - 194.
[3] Cfr. Silvio Campani, Compendio della Storia di Modena di Silvio Campani, Modena, Edizioni Aldine, 1976, pp.231 - 232.
[4] Cfr. Atti del Consiglio Comunale di Modena- 1865, Modena, s.n., 1865, seduta del 27 aprile 1865.
[5] Cfr. Atti del Consiglio Comunale di Modena - Anno Amministrativo 1901 - 902, Modena, Toschi e C., 1903, seduta del 22 novembre 1901; Atti del Consiglio Comunale di Modena - Anno Amministrativo 1904 - 905, Modena, Toschi e C., 1905, seduta del 5 maggio 1905.
[6] Cfr. Atti del Consiglio Comunale di Modena - Anno Amministrativo 1892 - 93, Modena, Soliani, 1893, seduta del 9 maggio 1893.