La didattica della storia nella scuola primaria costituisce una delle maggiori sfide metodologiche poste a chi insegna. Se è vero che generalmente si arriva a scuola con una serie di “conoscenze pregresse”, l’insegnante si ritrova in ogni caso davanti a bambine e bambini con un senso del passato non ancora completamente formato ma nello stesso tempo pieni di curiosità nei confronti degli eventi “raccontati” dai media e propri del paesaggio storico che li circonda.
La richiesta di iniziative di formazione e di confronto attorno alla didattica della storia nasce proprio dall’esigenza di rispondere a domande quali: come rapportarsi nei confronti della storia raccontata dai media? Quale didattica laboratoriale progettare? Come insegnare contenuti di educazione civica che presuppongono conoscenze storiche non contemplate negli obiettivi di apprendimento? Quali opportunità, metodi e confini intercorrono tra gioco e didattica? Come interagiscono storia delle donne, storia di genere e didattica? Quale progettazione didattica è possibile alla luce delle Indicazioni nazionali? Come conciliare storia generale e storia locale? E, infine, o forse a monte di tutto questo, quale formazione storica offrire agli studenti dei corsi di Scienze della formazione?
Se nel periodo del Covid la discussione sulla scuola sembra ruotare tutta intorno alla didattica a distanza e alle possibili forme di quella in presenza, solo un anno fa si era impegnati in un seminario sull’insegnamento della storia nella scuola primaria: La storia a scuola oggi. Questioni e metodi di insegnamento nella scuola primaria – organizzato dall’Università di Bologna (WHATSlab - What History AT School Lab) e dall’Università di Tor Vergata (Laboratorio di didattica della storia) per la giornata del 14 novembre 2019.
Sulla storia insegnata a scuola aveva gettato luce il manifesto La storia è un bene comune, promosso da Andrea Giardina, Liliana Segre e Andrea Camilleri nella primavera del 2019, nel quale si sono condensate preoccupazioni sul generale dimensionamento della storia in relazione non solo alle ore di insegnamento e alla presenza nell’esame di maturità, ma anche alle cattedre universitarie e alla ricerca.
In quel clima ci è parso di estrema importanza focalizzare l’attenzione sull’insegnamento della storia nella scuola primaria, ambito nel quale sono generalmente prioritarie altre istanze, come la progettazione per competenze (spesso avulsa dai contesti didattici), l’inclusione, l’uso delle tecnologie e nel quale le attenzioni disciplinari sono tutte rivolte all’italiano, alla matematica e all’inglese.
Inoltre, se in generale nella scuola vi è una presenza marginale di specialisti della disciplina tra i docenti di storia, la situazione è ancor più critica nella scuola primaria, poiché la formazione iniziale negli ambiti storico e storico-didattico risulta frequentemente inadeguata. Infine, gli strumenti che si hanno a disposizione in questo segmento scolastico, primo fra tutti il sussidiario, in sparuti casi vengono redatti da esperti, così come, tra i corsi di formazione e aggiornamento docenti, quelli di argomento storico sono rivolti principalmente alla scuola secondaria.
Per attivare un dialogo proficuo che partisse da queste aree critiche, ci è sembrato opportuno chiamare a intervenire professionalità provenienti sia dall’ambito scolastico sia da quello universitario e della ricerca – talvolta ibride tra questi due mondi – nella convinzione che attraverso tale collaborazione sia possibile delineare la complessità che le caratterizza.
Tutto questo nel quadro delle Indicazioni nazionali del 2012 che, sebbene concepite come poco prescrittive, costituiscono lo strumento primario della progettazione didattica. In particolare, in considerazione del punto di vista del corpo docente, ci è sembrato interessante fare riferimento al monitoraggio sulle Indicazioni del 2007, ideato come funzionale alla successiva revisione delle stesse, svoltosi nel triennio scolastico 2009/2010-2011/2012 (art. 1, c.4 DPR 89/2009). Hanno partecipato al sondaggio 5.986 istituzioni statali e 4.250 paritarie, 213.600 tra sezioni e classi dei tre ordini di scuola interessati (scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado). Nel documento di sintesi emergono dati interessanti – seppur non recentissimi – sull’ampliamento dell’offerta formativa e la formazione docenti, ma anche sull’indiscussa prevalenza della lezione frontale tra le modalità di insegnamento, affiancata da una progettazione per lo più disciplinare. Infine, come elemento estremamente significativo, compare quello relativo a una realizzazione non piena delle Indicazioni, forse in ragione di una formazione non adeguata finalizzata alla loro applicazione didattica.
Preme qui riportare che, in sede di dibattito, accanto a questo documento è stata richiamata l’attenzione verso la successiva Consultazione delle scuole ai sensi della C.M. 49/2012 sulla bozza delle nuove Indicazioni nazionali per le scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, pensate come revisione delle precedenti. Precisamente, riguardo al curricolo di storia, veniva chiesto un parere circa la conferma del percorso cronologico unico tra scuola primaria e secondaria di primo grado. In relazione a questa domanda, il 47,5% dei docenti riteneva la scelta «condivisibile, perché consente di distendere i contenuti e di concentrarsi sulla qualità delle metodologie e degli apprendimenti», il 32% riteneva «opportuno ritornare a due percorsi distinti (con arco cronologico ripetuto alle elementari e alle medie), perché più realistico e vicino alle nostre consuetudini didattiche», infine, il 20,5% rilevava la necessità di una maggiore «flessibilità nella scansione temporale lasciando una maggiore autonomia alle scuole, per sfruttare meglio occasioni, opportunità, motivazioni degli allievi», dimostrando come non ci sia un’opinione prevalente al riguardo.
Per la giornata seminariale abbiamo chiamato esperti/e di didattica e docenti di scuola primaria a confrontarsi non solo con le questioni teoriche, ma anche con le testimonianze, i dubbi, le esigenze e gli stimoli di una larga platea di maestre e maestri impegnati ogni giorno nella concreta attività didattica.
Questo dossier nasce dalla volontà di chi ha contribuito al seminario con un suo intervento di rendere fruibili ai/alle docenti le proprie analisi e le proprie pratiche, con l’intento di contribuire al dibattito culturale e alle sperimentazioni didattiche all’interno delle nostre scuole.
In I recenti programmi di storia per la scuola italiana, Luigi Cajani (IRAHSSE) ricostruisce e analizza come la politica, il mondo accademico e il dibattito culturale abbiano condotto alle attuali Indicazioni nazionali, fornendo chiavi interpretative per leggere l’intero processo di riforme succedutesi negli ultimi due decenni.
Cecilia Ricci e Stefano Colavecchia (Università del Molise) si concentrano su Storia e didattica della storia nella formazione iniziale dei docenti (https://storicamente.org/didattica-della-storia-formazione-corsi) nei corsi di Scienze della formazione.
In La Costituzione italiana nella scuola primaria: con gli occhiali della storia Gianluca Gabrielli (docente della scuola primaria Federzoni, IC 5 Bologna) ha insistito sull’importanza di introdurre la Costituzione a partire dal quadro storico in cui ha visto la luce, mettendo in evidenza i limiti di una proposta decontestualizzata.
Nadia Olivieri (Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea), allo stesso modo, analizza i rischi insiti in una didattica della Shoah disorganica e improvvisata, fornendo spunti e metodi per realizzare percorsi mirati per la scuola primaria: Raccontare la Shoah nella scuola primaria.
Elisabetta Serafini (docente di scuola primaria – docente a contratto di Didattica della storia, Università di Roma “Tor Vergata”), presenta un percorso di inclusione della storia delle donne e di genere nell’insegnamento della Preistoria, con riferimento alla collana di albi illustrati Storie nella storia, frutto della collaborazione tra la Società Italiana delle Storiche e la casa editrice Settenove: Che genere di Preistoria? Genere e insegnamento della Preistoria nella scuola primaria.
Infine, Marco Tibaldini (Università di Bolzano), esamina e mostra il potenziale del gioco come strumento di costruzione delle competenze storiche: Giochi didattici e storia nella scuola primaria.