Corso di Laurea in Filosofia
Tesi di Laurea in Storia della Seconda guerra mondiale e dei movimenti partigiani
a.a. 2001-2002
Relatore: prof.ssa Dianella Gagliani
Correlatore: prof. Alberto Burgio
L’internamento degli italiani nel campo di Gross-Rosen (Slesia 1940-1945)
Dachau, Mauthausen, Auschwitz, Birkenau sono nomi ormai generalmente conosciuti e facilmente riconducibili ai concetti di internamento e sistema concentrazionario nazista, ma il nome del campo di concentramento di Gross-Rosen risulta ancora oggi, e in particolar modo in Italia, sconosciuto ai più [1].
Eppure Gross-Rosen non è solo una località geografica polacca situata nella Bassa Slesia, a circa 1,5 Km dalla città di Strzegom e a non più di 60 Km a sud-ovest dal grande centro urbano di Breslavia; non è solo un luogo dove oggi sorge uno dei tanti musei dell’ olocausto e dove si può visitare, ancora parzialmente conservata, una delle strutture detentive ideate dai nazisti durante il secondo conflitto mondiale, ma è anche e soprattutto uno dei nodi storici attraverso i quali colui che volesse studiare la complessità del sistema concentrazionario nazista deve necessariamente passare.
L’importanza di Gross-Rosen è già evidente nei dati prettamente statistici che lo indicano, per un certo periodo della sua storia, come il secondo campo nazista per numero di internati [2], e complessivamente come terzo campo per numero di donne che vi furono rinchiuse tra il 1940 e il 1945 [3], oltre a collegare a esso più di 100 campi subordinati [4]. Ma ancora più importante è che Gross-Rosen è un chiaro risultato ed esempio esauriente dei modi e dei tempi in cui si svilupparono e incrociarono nel Terzo Reich le diverse teorie sullo sfruttamento della mano d’opera coatta e sull’organizzazione dei campi, e anche delle lotte fra i vari gerarchi nazisti per il controllo e lo sfruttamento della forza lavoro a basso costo.
Attraverso la ricostruzione della storia di questo campo, dei suoi campi subordinati e dell’internamento nel sistema KL Gross-Rosen, per ragioni razziali o politiche o come Imi (Internati Militari Italiani), di cittadini italiani – ricostruzione che ho effettuato rintracciando nomi, leggendo testimonianze presenti in numerose pubblicazioni, effettuando alcune interviste dirette e scoprendo/analizzando importanti documenti inediti [5], ho potuto non solo fare luce su alcuni aspetti ancora poco conosciuti del sistema concentrazionario nazista, ma anche porre nuovi problemi storiografici riguardanti l’internamento e lo sfruttamento del lavoro forzato degli Imi all’interno di strutture, come i campi subordinati di Gross-Rosen, sotto il diretto controllo delle SS.
Sommario
Premessa
Parte 1ª: Gross-Rosen nel sistema concentrazionario tedesco
I campi tedeschi
Gross-Rosen
Parte 2ª: Gli italiani a Gross-Rosen e sottocampi
Gli Italiani nei campi tedeschi
Gli Italiani nel sistema concentrazionario Gross-Rosen
Bibliografia
Appendice Iª: L’internamento degli italiani nel campo di Gross-Rosen (Slesia 1940-1945)
Appendice IIª: L’internamento degli italiani nel campo di Gross-Rosen (Slesia 1940-1945)
Note
[1] Numerosi sono invece gli studi stranieri che negli ultimi anni hanno affrontato le problematiche legate all’inserimento del sistema concentrazionario di Gross-Rosen all’interno del più vasto tema dell’internamento nazista.
[2] Konieczny riporta i dati relativi al numero di internati rinchiusi all’interno del solo campo principale al 1 gennaio 1945 che indicavano una cifra di detenuti di 76.728, numero che all’epoca costituiva il 10,9 % del totale dei prigionieri di tutti i campi nazisti. In quel momento solo Buchenwald aveva più prigionieri di Gross-Rosen. Cfr. A. Konieczny, KL Gross-Rosen, Wałbrzych, s.d., 10.
[3] A. Konieczny, KL Gross Rosen, cit., 16. Konieczny sottolinea come le 25.000 donne che vi erano rinchiuse al 1 gennaio 1945 (un terzo esatto del totale dei rinchiusi) pongono Gross-Rosen al terzo posto fra i campi nazisti, dopo Ravensbrück e Stutthof.
[4] Non esiste una ricerca esauriente che possa fornire un dato definitivo sul numero delle filiali alle dirette dipendenze di Gross-Rosen, sulla loro dislocazione geografica, data di apertura e tipo di legame amministrativo con il campo madre. Attraverso uno studio comparato di tutte le pubblicazione che citano Gross-Rosen ho rilevato più di 180 nomi di località citate come campi subordinati di Gross-Rosen. In alcuni di questi campi la presenza italiana è stata rilevante.
[5] Di particolare importanza sono i documenti provenienti dall’infermeria dello Stalag VIII A di Görlitz, allegati in appendice alla tesi.