Lo studio che segue ha come obietto l’analisi della spazialità e della geografia della protesta sociale durante l’insurrezione parigina del giugno 1848. La problematica delle barricate è molto complessa e analizzabile sotto vari punti di vista; la tematica di questa giornata di studio permette d’interrogarsi principalmente sulla loro dislocazione nella città e capirne i motivi in rapporto alla dinamica del territorio. La geografia delle barricate, infatti, ricalca non solo mappe legate allo sviluppo economico ma prende in considerazione anche altri importanti aspetti.
La prima metà del XIX secolo parigino è al centro di una nuova rielaborazione storiografica; Maurizio Gribaudi sostiene che: «gli anni della Restaurazione e della Monarchia di Luglio costituiscono
forse uno dei periodi più aperti e dinamici della Parigi contemporanea»[1]. Questi anni contribuiscono in maniera fondamentale a far
emergere un nuovo concetto di modernité[2] e a trasformare Parigi nella «Capitale del XIX secolo»[3]. I grandi boulevards, i passages, lo sviluppo dei mezzi di trasporto come la ferrovia e l’omnibus, la nascita di nuove figure
sociali come il dandy, il flâneur o il bohemien, ma anche i luoghi di divertimento e del tempo libero come i caffé, i teatri, i cabaret e le osterie vengono analizzati attraverso nuovi
approcci, nati a partire da un intenso dialogo tra la disciplina storica e le altre scienze sociale come l’urbanistica, l’antropologia e la letteratura[4]. Questi studi si sono concentrati soprattutto sulla nascita di una nuova spazialità urbana[5], sulla nozione di
quartiere[6], sulla maniera in cui i contemporanei del tempo, sia le classi borghesi o aristocratiche che popolari, interpretavano i
luoghi che frequentavano abitualmente e sulle relazioni che qui vi stabilivano[7].
All’interno di questo contribuito si è voluto dimostrare come i luoghi che veicolarono la protesta sociale erano gli stessi in cui l’operaio viveva la sua quotidianità. Il posto di lavoro ma
soprattutto i luoghi della sociabilità popolare, dove il lavoratore si incontrava alla sera, si divertiva in compagnia, dove egli cantava, discuteva e, in molto casi, faceva politica
rappresentarono spazi pubblici in cui nacquero delle importanti reti di relazione, forme di solidarietà e di unione, che rivestirono un ruolo fondamentale durante l’insurrezione del giugno. La
spazialità di questi luoghi, ed in particolare l’atelier di lavoro, il domicilio, le osterie, le goguettes ma anche a livello più informale ed impalpabile come la strada, il quartiere e il
vicinato sono i protagonisti di questo contributo. Durante gli anni della Monarchia di Luglio (1830-1848), infatti, gli spazi sociali che il lavoratore parigino frequentava per riunirsi, protestare
e per divertirsi delineeranno la topografia della barricate erette negli scontri di giugno.
L’insurrezione del giugno 1848 cominciò nella notte del 22 e si protese fino al 26 dello stesso mese. I primi focolari scoppiarono attorno alla porta Saint-Denis e coinvolsero all’istante le vie
vicine, come la porta Saint-Martin, la rue Chabrol e la zona del Beaubourg. Nel cuore di Parigi le barricate erano situate soprattutto nel quartiere dell’Hotel de Ville, de l’Arsenal e attorno la
rue Saint-Antoine; il sagrato di Notre-Dame, nel quartiere della Cité, fu protagonista di un duro combattimento. Anche la zona attorno la riva sinistra della Senna era occupata da un numero
infinito di piccoli sbarramenti, la rue St. Jacques e le strade limitrofe si distinsero per numero di barricate. Esse si estendevano, inoltre, verso la zona del Pantheon, il polo principale ed il
centro dell’azione popolare nella riva sinistra, per poi scendere ancora verso sud ed invadere a macchia di leopardo i quartieri Jardin du Roi e Saint-Marcel. Uno dei quartieri simbolo
dell’insurrezione di giugno è quello del faubourg Saint-Antoine, che si estende dalla piazza della Bastiglia verso sud-est, ed in particolare la rue de Charenton, quella del Faubourg St. Antoine,
la rue de Charonne et de la Roquette furono interamente fortificate, ma solamente le barricate della piazza della Bastiglia resistettero veramente. L’insurrezione (figura 1) era dunque concentrata
nell’VIII, nel IX, nel XII, nel VI e nel VII arrondissement, ed in particolare nel faubourg St. Denis e St. Martin, nella zona dell’Hotel de Ville, alla Cité, nel quartiere Saint-Jacques, per poi
estendersi nella parte orientale di Parigi, dal Faubourg Saint-Antoine fino al quartiere du Temple, la Scilla e Cariddi dell’insurrezione popolare, come le definì Victor Hugo nei Miserabili[8]. Dalla cartina (figura 2) si evince chiaramente una netta divisione in due parti della Parigi del giugno 1848. La geografia delle barricate,
in realtà, era sostanzialmente più frazionata; questa mappa indica l’insieme di tutte le barricate che si elevarono nell’arco dei quattro giorni senza distinguere il loro sviluppo cronologico o la
loro caduta, alcune di esse ebbero una breve esistenza, altre vennero ricostruite all’istante o nei giorni successivi.
L’insurrezione di giugno segnò una forte cesura nella Parigi del XIX secolo, una rottura che si percepisce e si dipana su più piani. A livello letterario lo studio di Dolf Oehler ha messo in
evidenza l’esperienza traumatica di queste giornate, vissute dai principali scrittori romantici del tempo[9], su quello politico la
frattura è evidente, sia Marx che Engels sottolinearono come la rivoluzione di giugno 1848 rappresentava un avvenimento che mai prima d’ora era accaduto nella storia di Parigi o nel mondo intero,
gli stessi lavoratori compresero immediatamente la nascita di una nuova era nello scontro sociale – Charles Gille cantava: «Tremblez! tremblez! la guerre sociale \ A de ce jour pris son point de
départ; \ C’est une guerre acharnée et fatale \ Où riche et pauvre useront leur poignard»[10] –, a livello urbanistico, i successivi
interventi di Haussmann che miravano a scongiurare il pericolo che quegli episodi potessero accadere nuovamente, misero in luce la straordinaria potenza di quegli avvenimenti.
Confrontando la mappa della barricate della rivoluzione del luglio 1830, che sancì la nascita della Monarchia di Luglio che governò Parigi fino al febbraio ’48, con quella del febbraio 1848 che
diede vita alla Seconda Repubblica e quella dell’insurrezione del giugno, si nota una radicalizzazione dello scontro in alcune zone della città, soprattutto nella sua parte orientale[11]. Si assiste, infatti, ad uno spostamento del centro di gravità della «Paris rouge», come la definisce Eriz Hazan[12], nella sua parte nord ed est. Le barricate di giugno, infatti, crearono una nuova geografia della protesta sociale, «à cet égard comme à
bien d’autres, juin 1848 tranche sur les insurrections des années 1830»[13]. Questa nuova ripartizione è il riflesso di un mutamento
economico, urbanistico e sociale in atto nella città parigina.
La grande trasformazione urbanistica che sta vivendo la capitale francese in quegli anni[14], come vedremo dalle tabelle, inizia lentamente a delineare una Parigi divisa in due: una di tipo borghese posta a ovest ed una più operaia ad est[15]. I quartieri del centro, caratterizzati fin dal Medioevo da una certa promiscuità sociale, si svuotarono dell’elemento borghese e aristocratico; è in atto in questo periodo uno spostamento della popolazione “ricca” dal centro verso i nuovi e lussuosi quartieri in costruzione nel nord e nell’ovest posti nel I, nel II e nel X arrondissement, come quelli del faubourg Saint-Germain, Saint-Honoré, Champs-Elysée e nel quartiere Chaussée d’Antin[16]. Stava nascendo la Parigi ricca dei grandi boulevards, dei passages, dei salotti descritti da Kracauer[17] e dei teatri e caffé all’aperto[18].
Ma questo radicamento dello scontro nella zona centro-orientale della città deriva anche dall’essenza stessa dell’insurrezione di giugno. Non è questa la sede per soffermarsi troppo sugli episodi
che contraddistinsero maggiormente la Seconda Repubblica[19], l’importante è sottolineare il forte sentimento di tradimento che
permeava le classi popolari alla vigilia del 22 giugno 1848. Come per il periodo successivo alle Tre Gloriose del 1830[20], anche nei
mesi di marzo, aprile e maggio del 1848 i lavoratori parigini percepivano un inesorabile spostamento della Repubblica, nata in febbraio dalla comune lotta tra la borghesia ed il proletariato, verso
posizioni sempre più conservatrici e contrarie al benessere del popolo. Nel marzo 1848 Eugène Pottier, uno dei maggiori cantautori popolari dell’epoca, compose queste strofe in cui si evince
chiaramente le drammatiche condizione del popolo parigino: « J’ai faim! j’ai faim! dit le corps, \ Je n’ai pas le nécessaire; \ Le ver ronge moins les morts \ Que les vivants, la misère. \ Quand
donc aurai-je du pain? \ J’ai faim, dit le corps, j’ai faim!»[21]. Gustave Leroy, invece, ribadiva con forza, ai deputati che
componevano l’Assemblea Nazionale, la vera origine della Repubblica nata in febbraio: «La République est née aux coins des rues! / Députés, ne l’oubliez pas»[22]. La commissione per lo studio della condizione operaia, insediatesi ai giardini del Luxemburg, si trovava paralizzata ed incapace di agire concretamente nel tessuto
sociale, la Repubblica uscita dalle elezioni di aprile non corrispondeva alle speranze dei lavoratori, i continui conflitti, inoltre, che attraversarono Parigi esplosero il 15 maggio con
l’invasione popolare dell’Assemblea Nazionale, al grido: «Viva la Polonia! Viva la Repubblica!», ed infine la chiusura in giugno degli Ateliers Nationaux inferse il colpo decisivo alle aspirazioni
socio-politiche dei lavoratori e diede il via all’insurrezione. Non vi era più spazio per una Repubblica «che si sarebbe voluta contemporaneamente borghese e popolare»[23]. La Seconda Repubblica gettava così la sua maschera, palesando il suo reale volto, e si armava di baionetta e cannone pronta per soffocare nel sangue la
Repubblica Democratica e Sociale, il sogno e l’utopia dei lavoratori parigini.
Le barricate non riuscirono ad oltrepassare verso ovest la rue Saint-Jacques nella rive gauche e la rue Saint-Denis nella rive droite. Non si tratta, come nel luglio 1830, in cui
studenti, operai e borghesi lottarono l’uno accanto all’altro come nel celebre quadro di Delacroix, «La libertà che guida il popolo», o come in febbraio 1848, in cui, uniti in uno spirito di
fraternità, protestavano sul boulevard des Capucines[24]. Sono pochi gli studenti che si unirono agli insorti di giugno, ma
soprattutto la borghesia, da quella più liberale a quella più conservatrice, si compattò attorno al generale Cavaignac facendo fronte comune contro gli insorti. La geografia delle barricate del
giugno 1848 ricalcava proprio questa frattura nata tra la borghesia ed il lavoratore.
Prima di affrontare un’analisi più dettagliata della spazialità della protesta sociale, la descrizione dei protagonisti di queste giornate necessita qualche approfondimento. È difficile tracciare
una netta linea di demarcazione tra l’insorto ed il simpatizzante, Trouvé-Chauvel, prefetto di polizia, e Cavaignac, il generale incaricato di sopprimere l’insurrezione, stimarono il numero degli
insorti attorno alle 40-50.000 unità; una cifra sicuramente al di sopra della realtà[25]. Nonostante vi siano ancora numerosi dubbi
circa il numero dei partecipanti, poiché da un lato è difficile misurare l’attaccamento alla «Repubblica Democratica e Sociale», e dall’altro è impossibile enumerare i molti gruppetti di lavoratori
che si formarono quasi spontaneamente per combattere nelle strade e inoltre, a causa della vicinanza della barricata con il proprio domicilio, l’adesione all’insurrezione poteva essere informale ed
avere differenti motivazioni, gli storici sono tendenzialmente propensi a valutare la partecipazione in circa 20.000 individui. Si calcolano approssimativamente 18.000 arresti, 6.000 dei quali
furono liberati dopo qualche giorno. Sui restanti 12.000, quasi 10.000 furono scarcerati durante i sei mesi che precedettero l’elezione presidenziale del 10 dicembre 1848, vinta da Napoleone
Bonaparte, ed i deportati in Algeria furono presumibilmente circa 459[26]; a queste cifre si devono aggiungere anche 12.000 operai
morti durante la repressione e gli scontri sulle barricate[27].
Le persone arrestate presentavano le medesime caratteristiche, la maggior parte di esse era un lavoratore di sesso maschile di circa trent’anni che apparteneva al milieu artigianale e
manifatturiero, le donne erano circa il 2%[28]. Durante le giornate del giugno ’48 la mobilitazione della popolazione operaia fu
sostanzialmente generale, nonostante ciò alcuni gruppi giocarono un ruolo di primissimo piano: in particolare i lavoratori del settore edile, del vestiario, della metallurgia e dell’arredamento.
Tra gli arrestati, gli insorti che appartenevano al campo dell’edilizia furono 2.055, di cui circa 1.222 muratori e 474 falegnami, 1.324 furono gli operai metallurgici, le industrie legate al
vestiario contribuirono all’insurrezione con 1.035 operai, di cui 446 calzolai e 295 sarti, i lavoratori nel campo dell’arredamento arrestati furono 674, tra essi spiccano le professioni di
fornitore di mobili con 240 individui e di ebanista, se ne contano 317; un’ultima categoria, tra le maggiori presenti, era quella dei lavoratori a giornata, circa 693[29].
Questi quattro settori industriali rappresentavano, inoltre, i principali centri occupazionali della popolazione operaia parigina. Nel 1848 si calcolano 312.530 operai, di cui 204.925 uomini, 112.891 donne e 24.714 ragazzi (6-12 anni)[30]. Il settore edile era il campo con il maggior numero di lavoratori di sesso maschile, circa 40.000 individui, al secondo posto spiccava l’abbigliamento con 30.274 operai, seguiva l’arredamento, la fabbricazione di mobili, bronzi, lampade, l’ebanisteria, l’industria del tappeto con 28.745 lavoratori ed il settore metallurgico che ne contava poco più di 22.000.
L’analisi di alcuni dati statistici può rendere più chiara la situazione dell’industria manifatturiera parigina. Essa era caratterizzata prevalentemente da un estremo frazionamento delle sue
imprese; il numero totale degli stabilimenti ammontava a 64.816, 7.117 dei quali impiegavano più di dieci operai, 25.116 occupavano da 2 a 10 operai ed i restanti 32.583 lavoravano in proprio o
possedevano al massimo un solo operaio[31]. È evidente la grande importanza del piccolo atelier come struttura portante dell’industria
parigina. Un numero rilevante di lavoratori, nonostante rimanesse sempre subordinato alle dure leggi del mercato, era sostanzialmente indipendente dal padrone; è questa una delle principali ragioni
per cui, tra gli arrestati del giugno del 1848, figuravano molti chef d’atelier. Risulta difficile, infatti, distinguere il salariato dal padrone, poiché entrambi lavoravano nelle stesse condizioni
ed erano sottoposti agli stessi rischi[32]; si registra al contrario un’opposizione più netta tra il fabbricante, il grosso
costruttore, ed i numerosi chef d’atelier[33].
L’inclinazione al frazionamento delle imprese, così generale nella Parigi della prima metà del XIX secolo, è incoraggiata anche da una grande divisione della filiera lavorativa e dalla conseguente
creazione di numerose specializzazioni degli operai. La transizione risultava dunque molto semplice; ogni lavoratore, acquistando anche poche quantità di materia prima, poteva lavorare nel proprio
domicilio o in piccoli atelier indipendenti e diventare così un piccolo produttore o associarsi ad altri lavoratori, dando vita ad un’associazione operaia, fenomeno che si sviluppò soprattutto dopo
il febbraio ’48. Questa situazione rappresentava la tipica condizione del settore dell’arredamento, ed in particolare degli ebanisti; i quali, specializzandosi nella fabbricazione degli stessi
mobili, comperavano dai rivenditori di legno, nella maggior parte dei casi a credito, la materia prima necessaria per fabbricare in proprio, e successivamente vendere al dettaglio, i loro
manufatti. Tendenza che si rispecchia anche sulla media generale dell’occupazione a Parigi: 150.953 operai maschi lavoravano negli atelier, 31.453 nelle proprie abitazioni (i cosiddetti ouvrier en
chambre), mentre i restanti 22.519 in fabbriche di medie dimensioni; le operaie di sesso femminile si ripartivano in questa maniera: 63.929 all’atelier e 48.803 en chambre. Se la maggior parte dei
lavoratori del settore dell’edilizia lavorava in piccole fabbriche che potevano accogliere da 2 a 10 operai, il divario si restringeva nell’industria metallurgica ed in quella dell’arredamento, si
contavano infatti 2.232 atelier di mobili che contenevano al massimo 1 operaio e 2.603 piccole imprese da 2 a 10 lavoratori, per arrivare, infine, al settore dell’abbigliamento in cui i piccoli
atelier ammontavano a quasi 19.000 unità contro 8.547 fabbriche di medie dimensioni.
L’estremo frazionamento e l’esistenza di numerosi piccoli atelier comportavano un’altra caratteristica dell’industria parigina: quella dell’ambiguità tra il settore prettamente industriale e quello
commerciale[34]. Nella Parigi del 1848 questi due ambiti si mescolarono fino a confondersi completamente, poiché i piccoli atelier
erano dediti sia alla produzione di manufatti sia alla loro vendita al dettaglio. Alla base dell’economia della capitale francese, infatti, vi era il sostentamento del commercio locale, essa
soddisfaceva quasi esclusivamente il mercato interno cittadino[35]. Un mercato in forte espansione che doveva tenere il passo sia
della grande crescita demografica che Parigi stava affrontando in quel periodo – la popolazione raddoppiò, passando da 713.966 individui nel 1817 a 1.053.897 nel 1846 – ma anche della nascita di un
nuovo commercio esclusivo, incentrato sulle merci di lusso esposte nei passages. I bisogni quotidiani dei cittadini permisero alle grosse imprese, poste in periferia, di essere in
relazione con il commercio di consumazione attraverso l’intermediario di migliaia di piccoli laboratori artigianali. Tutto un popolo laborioso preparava i differenti prodotti che venivano poi
venduti al dettaglio per i bisogni quotidiani; come nell’industria dei cappelli, dove le boutique che vendevano i cappelli erano poste proprio accanto agli atelier dove venivano fabbricati. Questo
aspetto permette di comprendere la presenza, tra gli arrestati del giugno 1848, di ben 448 commercianti, di cui però non si conoscono i differenti settori di appartenenza.
L’industria parigina era dunque molto radicata sul territorio, ogni arrondissement soddisfaceva le differenti esigenze dei propri cittadini-consumatori, cercando di portare l’industria direttamente
nelle strade sotto casa. È la Parigi delle piccole e tortuose viuzze del centro, del nord e dell’est, in cui si celavano migliaia di piccoli laboratori. In quegli anni prendeva vita una Parigi
artigianale, dinamica, frenetica, lontana dalle statiche e pittoresche immagini da cartolina. Una Parigi “popolare” importante quanto quella borghese, con i suoi passages ed i suoi
boulevards brulicanti di dandys, di teatri e di caffé, che non corrisponde totalmente all’immagine stereotipata di immoralità e sporcizia data dagli igienisti del tempo[36]. Maurizio Gribaudi, attraverso la descrizione delle differenti attività artigianali che popolarono nel 1836 Rue de Greneta – la stessa
via descritta anche da Honoré de Balzac in «Storia della grandezza e della decadenza di Cesare Birotteau» –, fa rivivere questa complessità del
tessuto sociale del centro cittadino: «Sui duecento metri della vecchia strada sono registrati quattro affittacamere, cinque fabbricanti di pettini e cinque ebanisti, una decina di artigiani di
oggetti preziosi e ninnoli e poi chincaglieri, fabbricanti di casse in legno, commercianti di passamanerie, cartonai, ottici, specchiai, un oste e un dentista. Benché questa via possa essere stata
assimilata, come il resto del quartiere a una cloaca a cielo aperto, intravediamo già, soltanto da questi dati, un mondo perfettamente organizzato intorno alla produzione di una gamma di prodotti
che necessitano del concorso di diversi mestieri»[37]. Nonostante questa grande varietà dell’attività manifatturiera, alcune zone
della città si specializzarono in determinati settori industriali. Questo dislocamento spaziale dell’industria parigina presenta delle forti analogie con la geografia delle barricate del giugno
1848.
Il V, il VI, il VII e l’VIII arrondissement rappresentavano il cuore industriale della Parigi della prima metà del XIX secolo, ed in particolare i quartieri du Temple, del Marais e del Faubourg St.
Antoine. Nel quinto arrondissement, ad esempio, sono presenti 6.078 imprese (è il quarto arrondissement per numero di imprese) che occupano 43.638 operai (è il primo arrondissement per numero di
operai), mentre nel VI sono presenti 10.324 imprese (è il primo arrondissement per numero di imprese) che occupano 37.988 operai (è il terzo arrondissement per numero di operai); i 3\4 di queste
imprese sono costituiti da piccoli atelier. Questa geografia industriale corrisponde, nonostante qualche differenza, alle zone maggiormente
interessate dall’insurrezione, soprattutto se si presta attenzione alla ripartizione delle differenti specializzazioni industriali di ogni arrondissement.
Il settore metallurgico, una delle professioni principali tra gli arrestati, aveva la sua sede principale nell’VIII arrondissement dove erano
presenti 574 imprese che occupavano 5.778 operai, seguiva il VI, con 709 imprese e 4.715 lavoratori, poi il V, con 360 fabbriche e 4.078 operai[9]. Ma era l’arredamento, ed in particolare il settore dell’ebanisteria, l’industria primaria per l’VIII arrondissement con 3.376 imprese che davano lavoro a circa 14.000 operai; basti pensare che nel
VI arrondissement, il secondo per importanza nel settore dell’arredamento e del mobilificio, si contavano 739 piccoli atelier e solo 5.636 lavoratori, il terzo arrondissement per importanza invece,
con 421 imprese e 2.936 operai, era il V. Due, delle quattro maggiori industrie che contribuirono di più all’insurrezione, avevano la loro sede nei quattro quartieri più laboriosi di Parigi, zone
nelle quali si registrarono gli scontri più duri durante le giornate del giugno 1848.
La geografia della protesta sociale non si riduce però al solo elemento economico, ma si fonda su una complessità di aspetti, come ad esempio l’importanza del vicinato, la nozione di quartiere, le
reti di solidarietà e il luogo di abitazione degli operai; più in generale, sulla maniera in cui il lavoratore vive il suo quotidiano, i luoghi che frequenta e le relazioni che qui stabilisce. Una
spiegazione che isola l’aspetto economico, non permette di comprendere la grande importanza del XII e del IX arrondissement nell’insurrezione di giugno. Il XII rappresentava un
arrondissement discretamente industrioso, erano presenti 5.100 imprese (è il sesto arrondissement per numero di imprese) che accoglievano, prevalentemente nel settore della preparazione
delle pelli, del cuoio e nella fabbricazione delle coperte di lana e di cotone, poco meno di 17.500 operai (è l'ottavo arrondissement per numero di operai). Il IX, al contrario, era dedito
piuttosto al settore commerciale che a quello manifatturiero; presenta infatti le cifre d’affari meno elevate ed è il dodicesimo arrondissement sia per numero di imprese che per numero di operai.
L’edilizia, inoltre, nonostante avesse la sua sede principale nel VIII e nel V, rappresentava un’importante industria anche per il I e per il II arrondissement, soprattutto in seguito ai numerosi
piani urbanistici che prevedevano la creazione di nuove strade ed edifici; queste zone non furono per nulla interessate dall’insurrezione. Il vestiario, infine, una delle categorie maggiormente
rappresentate tra gli insorti assieme all’edilizia, malgrado fosse ben presente anche nel VII e nel VI, era radicato prevalentemente nel II, nel IV e nel III arrondissement; aree che, anche in
questo caso, furono toccate solo marginalmente dagli scontri.
I dati statistici utilizzati si basano sul numero di operai presenti nei differenti arrondissement di Parigi, e non sul loro reale domicilio; il luogo di lavoro era spesso differente da quello
della residenza[38]. Un terzo dei lavoratori, infatti, lavorava a più di due chilometri di distanza dalla propria abitazione ed un
altro terzo a quasi un chilometro[39]. La geografia abitativa della Parigi del 1848 permette di comprendere meglio la dislocazione
spaziale delle barricate: il 75% degli operai condannati viveva all’interno della mura ed i due terzi abitavano nei cinque arrondissement dove la battaglia fu più intensa[40].
Gli arrondissement con la maggior popolazione operaia erano il Faubourg St. Antoine nell’VIII, il quartiere dell’Arcis, uno dei quartieri con la più alta densità di abitanti, situato nel VII, il quartiere St. Jacques e St. Martin nel XII ed i quartieri dell’Hotel de Ville e della Cité nel IX. Quest’ultimi due arrondissement erano quasi interamenti occupati da garni, piccole osterie e stamberghe[41]. Vi erano principalmente tre tipologie di logement per i lavoratori della Parigi della prima metà del XIX secolo: la «maison mueblée», l’«hôtel» ed il «garnis»[42]. Solo una piccola percentuale poteva aspirare ad avere una propria abitazione, la maggior parte della popolazione operaia, infatti, si divideva tra gli hôtel ed i garnis. Queste due tipologie d’alloggio erano sostanzialmente simili; l’hôtel era un edificio diviso in camere, con un ufficio che fungeva da reception, delle chiavi per le camere, un personale di servizio ed i proprietari dovevano sottostare alle ordinanze di polizia, tenere dei registri e, in generale, dovevano rispettare tutte le regolamentazioni della professione. I garnis, invece, erano molto più informali, un proprietario di un edificio affittava parte della propria casa, una camera o intere stanze nelle quali l’operaio si poteva insediare per mesi, una settimana o solamente per una nottata[43]; spesso i garnis erano gestiti da osti, da proprietari di cabarets e marchands de vin. Le cronache e le statistiche del tempo insistevano soprattutto sulle pessime condizioni di igiene, venivano descritti come luoghi miserabili, sporchi e pericolosi. Vi erano due tipologie di camere da affittare: la «chambrée» o il «cabinet». Le chambrées erano delle camere collettive, in cui potevano stare contemporaneamente anche 20 posti letto (era la tipologia tipica degli operai impiegati nel settore edile); i cabinets, invece, erano delle minuscole stanzette (di pochi metri quadrati, spesso erano sprovviste di finestre) adibite per una sola persona. Tra i lavoratori, soprattutto tra coloro che risiedevano momentaneamente nella capitale, vi era un forte sentimento di solidarietà, si aiutava l’amico in difficoltà inserendolo nei vari circuiti di conoscenze, legati al paese o villaggio di provenienza, al mestiere che si esercitava o al quartiere dove si viveva. Si creavano in questa maniera dei forti legami; delle reti di relazioni sociali nascevano nei cantieri di lavoro, nelle osterie o anche direttamente lungo le strade parigine.
La maggior parte degli operai impiegati nel settore delle costruzioni apparteneva alla popolazione cosiddetta mobile – che non risiedeva stabilmente a Parigi – e straniera della capitale, mangiava spesso nei cabaret vicino al luogo di lavoro ed alloggiava nei garnis o negli hotel[44]. Abitavano soprattutto nelle zone attorno ai luoghi di assunzione, il principale era la place de Grève, come la rue de l’Hotel de Ville, il quartiere St. Marcel e la zone della rue St. Antoine. Gli edili proveniente dalla Creuse, dipartimento situato nel cuore della Francia, vivevano attorno la porta St. Denis, sul boulevard Bonne-Nouvelle, attorno alla porta St. Martin o sulla rue Neuve-de-la-Fidélité[45]. I lavoratori del settore calzaturificio, invece, vivevano nella maggior parte dei casi nel IV e nel VI, ed in particolare nella zone attorno alla rue Neuve Saint-Laurent[46]; mentre gli ebanisti e gli operai dell’arredamento alloggiavano vicino ai propri atelier nell’VIII arrondissement. Confrontando la >mappa della barricate con quella del domicilio degli operai impiegati nei quattro settori che hanno contribuito maggiormente all’insurrezione, si riscontra una sostanziale sovrapposizione.
Analizzando i principali luoghi di residenza degli arrestati è evidente l’importanza del domicilio; nel VIII arrondissement si registrarono 2.191 insorti, nel XII 1.359 di cui 481 nel quartiere St. Jacques e 321 nel St. Marcel, nel VI arrondissement 897, che abitavano prevalentemente nel Fb. Du Temple, nel V si contarono 855 insorti, spicca per numero di arresti il quartiere St. Martin (se ne registrano 475), nel IX vi abitarono 746 individui, di cui 271 nel quartiere dell’Hotel de Ville e 235 all’Arsenal, segue il VII arrondissement con 715 e chiude il I arrondissement con 266 arresti[47].
Le barricate del giugno 1848 sono spesso l’opera di vicini[48]; su otto individui che eressero una barricata al 157 della rue du Faubourg Saint-Martin, ad esempio, cinque abitavano proprio a quell’indirizzo, due risiedevano al 161 e l’ultimo al 182[49]. La vicinanza tra l’abitazione e la barricata stimolò una rete più ampia di collegamento spaziale che coinvolse tutto il vicinato. Questa prossimità geografica e sociale, che si manifesta a livello di una strada o di un quartiere, forma un’aria comune di interconnessioni multiple e complesse, stabilisce legami di solidarietà e di unione[50]. Il meccanico Legarve affermò che la barricata eretta al numero 8 della rue Popincourt, nell’VIII arrondissement, «fu l’opera dei vicini»[51]. La barricata, infatti, sfruttava queste reti di relazioni aumentandone in seguito, durante la battaglia, l’intensità. I gesti e le parole si sommarono alla materialità stessa dell’azione; sulla barricata ci si guardava in faccia, ci si conosceva, si discuteva, si prendevano decisioni e si cercava di difendere innanzitutto la propria strada, il proprio quartiere[52]. Il vicinato creava uno spazio di concertazione, d’informazione e di solidarietà che permette di scorgere, tra l’engagement più meditato e la non partecipazione, tutta una serie di situazioni intermedie[53].
All’indomani della repressione dell’insurrezione vennero recapitati alla prefettura dei certificati, richiesti dal giudice o dall’arrestato, che in alcuni casi assumevano la forma di vere e proprie
petizioni, in cui si davano informazioni sugli arrestati o si tentava di liberare un detenuto. In questi casi tutto il vicinato si mobilitava in favore dell’accusato o della sua famiglia; le firme
apposte in calce alla petizione, infatti, erano raggruppate geograficamente attorno al domicilio dell’accusato[54].
Il ruolo principale giocato dalle reti di vicinato, ed in particolare dal quartiere, era accentuato dall’importanza della guardia nazionale, uno dei maggiori quadri di mobilitazione popolare
durante le giornate di giugno[55]. Durante le elezioni di inizio aprile, infatti, furono gli stessi cittadini ad eleggere,
sperimentando per la prima volta il suffragio universale maschile, la classe dirigente a livello territoriale di questa milizia urbana. È per questa ragione che un gran numero di ufficiali furono
obbligati, dagli insorti stessi che li avevano nominati, a combattere in favore del popolo; essi rappresentarono, in ogni quartiere, la legalità repubblicana eletta dai cittadini.
Prima del febbraio 1848 gli operai erano esclusi dal servizio attivo nella guardia nazionale, ma in seguito alla proclamazione della Seconda Repubblica, il governo provvisorio abbatté questa
barriera sociale riformandone l’organizzazione ed aprendo il reclutamento anche ai lavoratori. La guardia nazionale venne così divisa in 12 legioni, che corrisposero ai 12 arrondissement di Parigi,
ogni legione venne poi smembrata in quattro battaglioni, riprendendo la divisione in quartieri di ogni arrondissement, ed infine ogni battaglione venne ripartito in otto compagnie che racchiudevano
poche strade vicine tra loro. Emerge chiaramente il suo forte carattere spaziale ed il suo stretto radicamento nel territorio. La spazialità del
quartiere permise all’operaio di creare molteplici reti di connessioni, la guardia nazionale, le relazioni di vicinato, la frequentazione delle osterie o dei luoghi di divertimento, che presero
vita a partire dalla quotidianità del lavoratore, poiché, come sottolinea Laurent Clavier, nel suo studio su un quartiere parigino nel faubourg nord-est nel 1848: «chaque acteur intervient dans de
multiples groupes relationnels ou systèmes de solidarités, parfois très séparés»[56].
Le zone delle barricate, in conclusione, ricalcavano i luoghi della vita quotidiana dell’operaio, dove egli lavora, in alcuni casi fa politica o si diverte stando in compagnia. Furono proprio
questi luoghi, che il lavoratore utilizzava abitualmente, i protagonisti dell’insurrezione di giugno. Questa geografia della protesta sociale è costituita prevalentemente dalle osterie e dai
cabaret o da alcune strutture di sociabilità informale come le goguette.
Simone Delattre, nel suo studio sulla notte parigina, ha messo in evidenza come le classi popolari preferivano delle distractions de proximité[57],frequentavano prevalentemente i luoghi vicini alle proprie abitazioni; il loro dislocamento, infatti, rifletteva quello della Parigi popolare. Il centro cittadino, la zona
più a nord, a est – cuore dell’industria artigianale come si è visto – e sulla rive gauche il quartiere Saint-Jacques, erano zone interamente tappezzate di osterie.
Ad una prima analisi dell’archivio della Prefettura di Parigi gli arresti legati alla propaganda politica durante gli anni 1830-1848 ricalcavano proprio questi luoghi. Sul boulevard Saint-Denis, al
Caffé “Les Deux Portes”, il 26 febbraio 1834 un certo François Nicola Herbuler venne arrestato per complotto[58]; lo stesso caffé fu
teatro dell’arresto di Louis Philippe Rozière nel dicembre del 1833 con l’accusa di «provocation à commettre des délits»[59]. Nel
marchand de vin di proprietà di Monsieur Chauville, in Rue des Grands Degrés, al centro del quartiere Saint-Jacques nel XII arrondissement, il 13 maggio 1839 vennero arrestati un pittore
di 45 anni, un sarto di 39 e un operaio edile di 27 anni, poiché all’una e mezza di notte all’interno dell’osteria cantavano delle canzone repubblicane[60]. Molto conosciuti erano i locali posti nelle vicinanze delle barriere, frequentati soprattutto nei fine settimana e nel periodi di Carnevale. È interessante notare anche la
spazialità urbana occupata dalle associazioni popolari informali legate alla canzone; essa fornisce un ulteriore tassello per comprendere la geografia dei luoghi di divertimento delle classi
popolari. Una delle più celebri goguette del tempo – «Les Animaux» – gestita dallo chansonnier Charles Gille, era costretta a spostarsi ogni settimana nelle varie osterie per
eludere la sorveglianza della polizia. Apre i battenti nel 1841 (la polizia la scioglierà nel 1847) presso un marchand de vin della Rue de la Tixéranderie (una via oggi scomparsa a causa
degli interventi di Haussamann per costruire Rue de Rivoli); la ritroviamo in seguito presso una piccola osteria all’angolo tra la Rue de la Grande Truanderie e la Rue Mondétour. Si possono citare
anche le goguettes «Petit Tambour» sul quai de la Tournelle nel XII arrondissement o «Les enfants du Temple» sulla rue de la Petite-Corderie nel cuore del VI arrondissement. Nella mappa si
sono posizionati alcuni marchands de vin (in blu) e alcune goguette (in rosso) incontrati nello spoglio della carte di polizia[61]. Si registra una sostanziale sovrapposizione con le zone delle barricate.
Se precedentemente essi fungevano da spazi di socializzazione, sia a livello politico che sociale, nei quali ci si divertiva, si cantava e si faceva politica, durante l’insurrezione del giugno ‘48
questi luoghi assunsero un’importanza maggiore. «Entre l’exceptionnel de l’événement et la quotidienneté des consommations»[62], le
osterie ed i cabaret rappresentarono gli intermediari tra la casa e la barricata, qui si potevano consumare i pasti, bere un bicchiere in compagnia nei momenti di riposo o tra un turno di guardia e
l’altro; alcune sale, inoltre, vennero requisite dagli insorti, molto spesso con il consenso del proprietario, e trasformate in ricoveri improvvisati per i feriti[63]. Tra gli insorti di giungo, infatti, figuravano molti osti e locandieri
La figura del locandiere è al centro di una fitta rete di relazioni, sia economiche che sociali; egli, oltre alla professione di “commerciante” svolgeva un ruolo centrale nella vita del lavoratore.
Laurent Clavier sottolinea come «le rôle de ces établissements dépasse largement le simple débit de boisson; les marchands de vins identifient et sont identifiés au-delà de leur strict voisinage et
de leur classe sociale. Cette capacité est indispensable à leur fonction bien connue de créditeurs, de «banquiers du peuple»[64].
Marchands de vins, gargotiers et logeurs, infatti, prestavano regolarmente del denaro e facevano credito. In molti casi l’attività possedeva alcune camere da affittare,
vi erano stanze all’interno delle quali si potevano consumare i pasti giornalieri, nell’osterie ci si informava sui prezzi e sulle condizioni di
lavoro, qui si potevano svolgere delle riunioni politiche o incontri canori[65]. È all’interno di questi luoghi che si creavano quelle
reti di solidarietà e di unione che agiranno durante il 1848; a questo proposito Marius Boisson, nel suo studio sulle goguettes mette in luce
quest’importante aspetto: «De 1815 à 1830, de 1830 à 1848, de 1852 à 1870, la goguette parisienne fut le rendez-vous d’homme exaltés et généreux, et qui préparèrent, en chantant les couplets
subversifs de leurs camarades plus instruits, les différents mouvements révolutionnaires du siècle. […] On touchait à 1848, beaucoup d’entre eux furent tués sur les barricades de février, et,
quatre mois plus tard, celles de juin en ensevelirent un plus grand nombre encore sous leurs pavés ensanglantés. Il en restait cependant de ces vaillants prolétaire, car, à une soirée donné au
bénéfice d’un des leurs, en 1849, trois cents répondirent encore à l’appel»[66].
La strada[67] rappresentava un altro spazio per eccellenza in cui si sviluppava e prendeva vita la politica popolare. Qui si
organizzavano scioperi, manifestazioni e si faceva propaganda cantando in pubblico canzoni proibite o tappezzando i muri cittadini di manifesti e scritte ingiuriose. Il 28 settembre 1838, ad
esempio, Louis Merveille Camus correttore di bozze venne arrestato per aver affisso al muro di una casa in Rue de la Colombe (nel quartiere della Cité) dei versi manoscritti in cui faceva l’elogio
dell’attentatore Fieschi[68]. Gli arresti, nella maggior parte dei casi, comportavano anche delle perquisizioni domiciliari; una
geografia che ci riporta soprattutto nella riva gauche. Il primo agosto 1835 venne arrestato un certo René Décle, tessitore di 37 anni, dimorante all’11 di Rue Moreau, nella camera dove alloggiava
venne sequestrata una canzone intitolata «Le serment trahi» che conteneva numerose offese alla persona del Re[69]. Anche al tornitore
Jean Veinant, arrestato il 4 giugno 1836 con l’accusa d’associazione illecita, vennero sequestrate alcune canzone repubblicane; abitava in un garni al numero 6 della Rue St. Ambrosie Popincourt,
nel VI arrondissement[70]. Come per la topografia delle osterie e dei cabaret sopra citati, i luoghi utilizzati dagli operai per
svolgere attività di propaganda politica, durante i vent’anni che precedettero la Seconda Repubblica, creano una mappatura della protesta
sociale[71] sovrapponibile a quella delle barricate del giugno ’48.
La barricata creava una nuova spazialità, uno spazio sociale popolare all’interno del quale l’operaio si sentiva al sicuro, si muoveva liberamente ed esprimeva pubblicamente il suo pensiero
politico; «J’ai bravé la fusillade / Tout comme un bon Parisien, / Et sur une barricade / On m’a nommé citoyen»[72], così cantava nel
’48 un anonimo. Baillet, uno dei principali cantautori parigini di quell’epoca, scriveva: «Nos droits sont forts nés sur les barricades \ Républicains, veillons!» e ancora «Le sang versé sur le
pavé des rues \ Menace encor d’être du sang perdu; [...] \ Fusil chargé, la réaction veille: \ Républicains, (bis) veillons!»[73], la
strada assurgeva così a diventare un luogo simbolo della politica popolare. A questo proposito Mark Traugott, riferendosi alle barricate del febbraio ’48, sostiene che: «la construction de
barricade permit, en outre, à bien des indécis, qui hésitaient à jeter leurs forces dans une insurrection imminente, de peser sur les chances de succès. Gagnant en importance, la dimension
symbolique de la barricade vint à éclipser la valeur purement tactique et militaire de l’ouvrage. Pour autant, les barricades restèrent l’expression collective d’une communauté, mais d’une
communauté plus vaste et plus abstraite»[74].
Si è voluto mostrare come questi luoghi costituirono uno spazio fisico popolare all’interno del quale l’operaio viveva la sua quotidianità e dove egli creava quei legami che successivamente lo
spinsero a prendere le armi e scendere in strada. Laurent Clavier sostiene come: «en étudiant le voisinage, nous avons insisté sur le côtoiement, le frottement, en évoquant la salle du marchand de
vins ou la file d’attente du boulanger. Centrer le «quartier» sur la proximité spatiale, c’est constituer le contact physique, ou plus exactement la possibilité physique d’un contact, en moteur du
système d’interrelations et d’interconfiance “quartier”»[75].
Non solamente il luogo di lavoro fu il veicolo della protesta sociale, ma tutta una serie di altri elementi dialogarono tra loro e permisero al lavoratore di prendere delle scelte e di costruirsi
una propria visione del mondo. È una tematica questa che necessita sicuramente degli ulteriori approfondimenti; questo intervento, infatti, vuole essere una prima rielaborazione del problema. La
topografia ricostruita è ancora monca di numerosi elementi. La ricerca dovrà soffermarsi maggiormente da un lato sui differenti luoghi di sociabilità popolare, sulle loro clientele, sui reseaux
relazionali e sulla loro disposizione spaziale; dall’altro dovrà arricchirsi di altri aspetti come ad esempio interrogarsi sulla vicinanza o meno delle barricate ai luoghi di culto o a luoghi che
possedevano delle particolari significazioni tattiche o simbolico-politiche, come la place de la Bastille o la place de Grève (attuale place de l’Hôtel de Ville). La comparazione tra la geografia
delle barricate del 1830 con quella del febbraio e del giugno ’48 viene solo accennata in questo contribuito; un’analisi approfondita di questa pista di ricerca permetterebbe di mettere in luce i
mutamenti dei luoghi della protesta sociale per il periodo dalla Monarchia di Luglio alla Seconda Repubblica.
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Note
[1] M. Gribaudi, Forme, continuità e rotture nella Parigi della prima metà dell’ottocento, «Quaderni Storici», n. 2\2007, 393-431, 393
[2] H. H. Hahn, Du flâneur au consommateur: spectacle et consommation sur les Grands Boulevards, 1840-1914, «Romantisme», n. 4\2006, 67-78; K. Bowie (a cura di), La modernité avant Haussmann: formes de l'espace urbain a Paris, 1801-1853, Paris, Editions Recherches, 2001
[3] W. Benjamin, Paris, capitale du XIX siècle. Exposé in Id., Ecrits français, Paris, Gallimard, 1991, 373-402; W. Benjamin, Opere Complere. IX I «Passages» di Parigi, Torino, Einaudi, 2000
[4] Cfr. ad esempio K. Stierle, La capitale des signes. Paris et son discours, Paris, Editions de la Maison des sciences de l’homme, 2001; il numero intitolato Les Grands Boulevards della rivista «Romantisme. Revue du dix-neuvième siècle», n. 4\2006
[5] E. Hazan, L’invention de Paris. Il n’y a pas de pas perdus, Paris, Seuil, 2002; M. Gribaudi, Forme, continuità e rotture nella Parigi della prima metà dell’ottocento, cit.; Alain Faure parla di conquista dello spazio delle classi popolari, A. Faure, Un peuple dans sa ville ou le cours d’une longue recherche, «Genèses», n. 1\2001, 92-105 e Casey Harison introduce il concetto di «revolutionary space», C. Harison, The rise and decline of a revolutionary space: Paris’s place de Grève and the stonemasons of Creuse 1750-1900, «Journal of Social History», n. 2\2000, 403-436
[6] L. Clavier, L. Hincker, J. Rougerie, Juin 1848. L’insurrection in Jean-Luc Mayaud, 1848. Actes du colloque international du cent cinquantenaire, tenu à l’Assemblée nationale à Paris, les 23-25 février 1998, Paris, Creaphis, 2002, 123-140; il numero Relations sociales et espace public della «Revue d’histoire du XIXe siècle», Paris, 33\2006 ed in particolare J. Rougerie e L. Hincker, Introduction e l’articolo di L Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848; A. Faure, Le local: une approche du quartier populaire (Paris 1880-1914), «Mélanges de l’Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée», n. 2\1993, 489-502; H. Burstin, Per la definizione di un faubourg parigino fra la fine dell’Ancien Régime e la Rivoluzione, «Mélanges de l’Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée», n. 2\1993, 317-331; H. Burstin, Une révolution à l’œuvre. Le faubourg Saint-Marce 1789-1794, Seyssel, Champ Vallon, 2005
[7] B. M. Ratcliffe, C. Piette, Vivre la ville. Les classes populaires à Paris (1ere moitié du XIX siècle), Paris, La Boutique de l’histoire éditions, 2007
[8] Per la geografia della protesta in giugno si vedano: Clavier, Hincker, Rougerie, Juin 1848. L’insurrection, cit.; L. Clavier, L. Hincker, La barricade de Juin 1848: une construction politique in A. Corbin et Jean-Marie Mayeur (sous la direction de), La barricade. Actes du colloque organisé les 17, 18 et 19 mai 1995 par le Centre de recherches en Histoire du XIXe siècle et la Société d’histoire de la révolution de 1848 et des révolutions du XIXe siècle, Paris, Publications de la Sorbonne, 1997, 209-220; M. Gribaudi, M. Riot-Sarcey, 1848 la révolution oubliée, Paris, La Découverte, 2008, 7-257; L. Menard, Prologue d’une révolution. Février-juin 1848. Présentation de Filippo Benfante e Maurizio Gribaudi, Paris, La Fabrique, 2007, 5-299
[9] D. Oehler, Le spleen contre l’oubli. Juin 1848, Balzac, Flaubert, Heine, Herzen, Paris, Editions Payot & Rivages, 1996
[10] Charles Gille, Les Tombeaux de Juin. Air: de Margot, des comédiens, ou d’Octave in La Voix du Peuple ou les Républicaines de 1848. Recueil de Chants populaires, démocratiques et sociaux depuis la Révolution de Février, Paris, Durand, 1848, 253
[11] «D’un côté, les Champs-Élysées, le Champ de Mars, le faubourg Saint-Germain, les Italiens, la Madeleine, les Tuileries; de l’autre, les faubourgs Poissonnière, Antoine, la Cité, le faubourg Jacques et le faubourg Marceau: «Paris riche et Paris pauvre». Ces deux Paris sont en lutte». V. Marouck, Les grandes dates du socialisme. Juin 1848, Paris, Librairie du Progrès, 1880, 35
[12] Hazan, L’invention de Paris, cit., 303
[13] Hazan, L’invention de Paris, cit., 359
[14] Cfr. F. Loyer, Paris XIXe siècle. L’immeuble et la rue, Paris, Hazan, 1987 (soprattutto il capitolo «Le nouveau Paris sous la restauration et la Monarchie de Juillet», 66-160)
[15] Jean-Dominique Goffette sostiene che: «ce faisant, la présence, au nord-ouest, de la haute bourgeoisie et à l’est des classes populaires, signale que les rapports de force parisiens ne se situent plus, comme sous la Restauration, entre la Chaussée d’Antin et le faubourg Saint-Germain, mais bien plutôt entre les possédants et le peuple qui n’a rien […]». J.D. Goffette, D’un imaginaire à l’autre: boulevards balzaciens, boulevards flaubertiens, «Romantisme», n. 4\2006, 33-42, 35
[16] Hazan, L’invention de Paris, cit., 146 e sgg.; Gribaudi, Forme, continuità e rotture nella Parigi della prima metà dell’ottocento, cit. (soprattutto la parte L’espansione tumultuosa della rive droite)
[17] S. Kracauer, Jacques Offenbach e la Parigi del suo tempo, Casale Monferrato, Casa Editrice Marietti, 1984
[18] Gribaudi, Forme, continuità e rotture nella Parigi della prima metà dell’ottocento, cit., 394 e sgg.
[19] Cfr. Gribaudi, Riot-Sarcey, 1848 la révolution oubliée, cit.; M. Agulhon, Les Quarante-huitards, Paris, Gallimard, 1975; Id., 1848 ou l’apprentissage de la République (1848-1852), Edition du Seuil, 2002 (ed. or. 1973)
[20] Charles Gille espresse in questa maniera il sentimento d’inganno del nuovo regime di Luigi Filippo «Juillet fut trompeur effort, \ D’autres jours périrent encor, \ Prépare tes habits de fête. \ Le grain semé tôt ou tard germera, \ La liberté dans tes murs reviendra.» Charles Gille, Paris espère. Air: Amis, chez nous la gaîté renaîtra (Béranger) in H. Schneider, La république clandestine (1840-1856). Les chansons de Charles Gille, Hildesheim, Zurich, New York, G. Olms, 2002, 64. Altaroche, un altro celebre chansonnier del tempo cantava: «Tu montrais en juillet \ Bien plus noble apparence, \ Alors ton front brillait \ De joie et d’espérance» Agénor Altatoche, Vous n’êtes plus la France. Air: Oh! non, non, non! Vous n’êtes pas Lisette in id., Chansons politiques, tome II, Paris, Pagnerre éditeur, 1838, 32
[21] Eugène Pottier, J’ai faimin E. Pottier, Chants révolutionnaires, Paris, Bureau du comité Pottier, 1895, 79
[22] Gustave Leroy, Les Députés de 1848. A l’Assemblée Nationale in La voix du peuple, cit., 201
[23] Gribaudi, Forme, continuità e rotture nella Parigi della prima metà dell’ottocento, cit., 395
[24] Nella sera del 23 febbraio 1848 sul boulevard des Capucines ci fu una manifestazione in cui vennero uccisi alcuni decine di manifestanti.
[25] Cf. C. Tilly, L. Lees, Le peuple de juin 1848, «Annales: économies, sociétés et civilisations», 5\29 (1974), 1061-1091, p. 1069
[26] Cf. Clavier, Hincker, Rougerie, Juin 1848. L’insurrection, cit.; J. Houdaille, Les détenus de juin 1848, «Population», 1\36 (Jan.-Feb. 1981), 164-171
[27] Cf. Houdaille, Les détenus de juin 1848, cit.
[28] Tilly, Lees, Le peuple de juin 1848, cit., 1074 e sgg.
[29] Ivi, p. 1079 e sgg.; C. Tilly, L Lees, Analysis of arrests in Paris, June 1848 (ICPSR 0049), Inter-University Consortium for Political and Social Research, Michigan, 1974 http://www.icpsr.com/cocoon/IDRC/STUDY/00049.xml
[30] I dati statistici presenti nell’articolo sono stati ripresi da Statistique de l’industrie à Paris résultant de l’enquête faite par la Chambre de Commerce pour les années 1847-1848, Paris, 1851
[31] Luois Chevalier, sostiene che nel 1849 il 10,98% delle fabbriche occupano più di 10 operai; 38,75% delle fabbriche occupano da 2 a 10 operai; 50,25% delle fabbriche occupano solo 1 operaio. Chevalier, La formation de la population parisienne au XIXe siècle, cit., 77
[32] Cf. ivi
[33] Cf. R. Gossez, Diversité des antagonismes sociaux vers le milieu du XIXe siècle, «Revue économique», 3\1956, 439-458, 451 e sgg.
[34] Ivi 75 e sgg.
[35] Ivi 105 e sgg.
[36] Cfr. Introduction. Repenser les classes populaires du Paris de la première moitié du XIX siècle in Ratcliffe, Piette, Vivre la ville, cit., 11-49
[37] Gribaudi, Forme, continuità e rotture nella Parigi della prima metà dell’ottocento, cit., 412
[38] Questo aspetto è sottolineato anche da Clavier, Hincker, Rougerie, Juin 1848. L’insurrection, cit.
[39] Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit.
[40] Tilly, Lees, Le peuple de juin 1848, cit., 1082 e sgg.; Id., Analysis of arrests in Paris, June 1848, cit.
[41] Statistique de l’industrie à Paris, cit., 202 e sgg.; Cf. Chevalier, La formation de la population parisienne au XIXe siècle, cit.; id., Classes laborieuses et classes dangereuses à Paris pendant la première moitié du XIXe siècle, Paris, Perrin, 2007 (prime edizione 1958)
[42] A. Faure, C. Lévy-Vroelant, Une chambre en ville. Hôtels meublés et garnis à Paris 1860-1990, Paris, Creaphis édition, 2007; A. Faure, C. Lévy-Vroélant, S. Paycha, Garnis et meublés à Paris et dans sa région (1850 – 1996) Grandeur et décadence d'un hébergement ambigu. Vol. I - L'évolution quantitative du secteur de la fin du 19e siècle à nos jours Le système du garni parisien au 19e siècle et dans le premier 20e siècle, PUCA du ministère du logement, Paris, juin 1999, http://www2.urbanisme.equipement.gouv.fr/puca2/dal/dtl/agar0.htm; A. Faure, Comment se logeait le peuple parisien à la Belle Epoque, «Vingtième Siècle. Revue d’histoire», n. 64\1999, 41-52; J.P. Flamand, Loger le peuple. Essai sur l’histoire du logement social, Paris, La découverte, 1989 (per il peridio 1830-1848 cfr. il capitolo 1830-1894: le péril en la ville, 19-84).
[43] Nel 1830 si contano a Parigi circa 4000 garnis. Cfr. S. Delattre, Les douze heures noires. La nuit à Paris au XIXe siècle, Paris, Albin Michel, 2000, 342 e sgg.
[44] Nel 1847 su 9.27 muratori recensiti il 61% vivevano en garni e solo il 39% nello loro case, cf. Chevalier, La formation de la population parisienne au XIXe siècle, cit
[45] Ivi, 238
[46] Ivi, 182
[47] Tilly, Lees, Le peuple de juin 1848, cit., 1080 e sgg.; Id., Analysis of arrests in Paris, June 1848, cit.
[48] «Juin est en quelque sorte une guerre civile en pantoufles» Espressione utilizzata da A. Dalotel, A. Faure, J. Freiermuth, Aux origines de la Commune: le mouvement des réunions publiques à Paris 1868-1870, Paris, Maspero 1980, 54 in F. Cardoni, Contribution à l’étude de la répression judiciaire de Juin 1848, «Histoire, Economie et Société», n.2\2009, 75-86, 80
[49] Cf. Clavier, Hincker, La barricade de Juin 1848: une construction politique, 212
[50] Laurent Clavier definisce il quartiere come una piazza: «Chaque habitant du quartier peut être ainsi inséré dans de multiples ensembles relationnels qui dépassent largement les rues alentour. Au carrefour de ces réseaux, le «quartier» constitue une «place», un espace de mise en commun». Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit.
[51] Secondo il testimone Tissot, commerciante di mobili, sulla rue de Montmorency, «soixante voisins faisaient la barricade». Cf. Clavier, Hincker, La barricade de Juin 1848: une construction politique, cit. 212
[52] La barricata come luogo di difesa cf. ivi
[53] «Un liquoriste dans la Cité raconta: «le 23 […] comme tout le monde j’étais indécis sur ce que je devais faire et je me consultai avec mes voisins». Clavier, Hincker, La barricade de Juin 1848: une construction politique, cit. 213
[54] Cf. Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit. In queste petizioni vennero coinvolti anche numerosi osti e locandieri.
[55] L’importanza della guardia nazionale come quadro di mobilitazione è un aspetto che è stato messo in evidenza da molti storici cf. ad esempio Clavier, Hincker, La barricade de Juin 1848: une construction politique, cit. ; Clavier, Hincker, Rougerie, Juin 1848. L’insurrection, cit.; Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit.; Tilly, Lees, Le peuple de juin 1848, cit.
[56] Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit. vedi anche R. Gould, Insurgent identities. Class, community and protest in Paris from 1848 to the Commune, Chicago and London, The University of Chicago Press, 1995, p. 61 e sgg.
[57] Delattre, Les douze heures noires, cit., 146
[58] Archivio della Prefettura di Parigi [A. P. Po.], fondo Aa, cartone 422 – Evénements divers 1834
[59] A. P. Po., Aa 422 – Evénements divers 1834
[60] A. P. Po., Aa 425 – Evénements divers 1837 à 1839
[61] Agli Archivi della Prefettura di Polizia si sono consultati i cartoni: Aa 420 – Evénements divers 1830; Aa 421 – Evénements divers 1831 à 1833; Aa 422 – Evénements divers 1834; Aa 423 – Evénements divers 1835 à 1836; Aa 424 – Evénements divers 1837 – 1839; Aa 425 – Evénements divers 1840 – 1848; Aa 426 – Evénements divers 1840 – 1848; Aa 427 – Evénements divers 1848; Aa 428 – Evénements divers 1848; Aa 429 – Evénements divers 1848; Aa 430 – Evénements divers 1848; Aa 431 – Evénements divers 1848; Aa 432 – Evénements divers 1849 – 1850; Aa 433 – Coup d’Etat 1851
[62] Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit.
[63] L’importanza dei marchand de vin durante il periodo dell’insurrezione è messa in evidenza da Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit.; Clavier, Hincker, Rougerie, Juin 1848. L’insurrection, cit.; Clavier, Hincker, La barricade de Juin 1848: une construction politique, cit.; Gossez, Diversité des antagonismes sociaux vers le milieu du XIXe siècle, cit., 453 e sgg.
[64] Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit.
[65] A questo proposito Boisson sostiene che «les goguettes, outre qu’elles constituaient des lieux de rendez-vous utiles, étaient, on s’en doute bien, encouragées par les marchands de vin et la preuve en est que certains apportaient le président». M. Boisson, Charles Gille ou le Chansonnier pendu (1820-1856). (Histoire de la goguette), Paris, Peyronnet et Cie. éditeurs, 1925, 11
[66] Boisson, Charles Gille ou le Chansonnier pendu, cit., 11
[67] Sull’importanza della strada come oggetto storico, cfr. A. Farge, Vivre dans la rue à Paris au XVIII siècle, Paris, Editions Gallimard\Julliard, 1979
[68] A. P. Po., Aa 424 – Evénements divers 1837 à 1839
[69] A. P. Po., Aa 423 – Evénements divers 1835 à 1836
[70] A. P. Po., Aa 423 – Evénements divers 1835 à 1836
[71] La cartina indica il luogo di alcuni arresti (in viola), le abitazioni degli arrestati e le perquisizioni (in giallo) legate alla propaganda clandestina di canzoni tra il 1830-1848 incontrati negli Archivi della Prefettura di Parigi.
[72] M… , L’apprenti menuisier. Air: au diable les leçonsin «Le Républicain lyrique. Journal des chanteurs (Rédigé par MM. L. Festeau, G. Leroy, A. Loynel, V. Drappier, A. Dalès, Vinçard, Voitelain, C. Gille, etc.)», Paris, juillet 1848-juillet 1849 (n. 1-12), n. 1\juillet 1848
[73] E. Baillet, Veillons!...»in La voix du peuple, cit., 203
[74] Traugott, Les barricades dans les insurrections parisiennes : rôles sociaux et modes de fonctionnement, cit., 79
[75] Clavier, «Quartier» et expériences politiques dans les faubourg nord-est parisien en 1848, cit.